Le nuove armi che arriveranno in Ucraina non ribalteranno certamente le sorti dell’intero conflitto, ma ristabiliranno dei punti d’equilibrio a favore dell’Ucraina che, a sua volta, non potrà pretendere di cacciare i russi dal Donbass. Questa è veramente una pia illusione“. Sono le parole del generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, che, intervenendo nella trasmissione “L’imprenditore e gli altri” (Cusano Italia Tv), spiega la situazione attuale della guerra tra Russia e Ucraina, puntualizzando: “Chi oggi si affanna a dire che l’obiettivo ultimo è cacciare la Russia dall’Ucraina evidentemente non vuole la pace, persegue dei disegni concettuali e ideali sicuramente molto validi e sottoscrivibili, ma pragmaticamente inattuabili”.

E aggiunge: “Oggi più di 4 mesi fa la situazione è concentrata nel Donbass. Tutto questo sangue versato ha consentito di guadagnare pochi km e non si sa dove Putin voglia fermarsi. Evidentemente non si vuole fermare, perché altrimenti non sarebbe così irritato di fronte al fatto che l’Ucraina sia dotata di armamenti di maggiori performance. C’è da pensare, quindi, che il Donbass sia l’oggetto del desiderio di ambedue i contendenti. Per il Donbass andrà trovato uno status speciale, su questo dovranno partire i futuri negoziati che però finora nessuno dei due ancora vuole”.

Tricarico avanza una critica severa nei confronti della strategia iniziale dell’Occidente: “La Russia capisce solo il linguaggio della forza. E la forza vera di cui una eventuale coalizione anti-russa avrebbe potuto disporre sarebbe stata più che sufficiente per indurre a miti consigli i russi e probabilmente per evitare che tutto questo accadesse. Questa però non è stata l’impostazione occidentale, cioè non è stata tracciata nessuna linea rossa al di là della quale ci saremmo mossi. Tutto questo – spiega – è successo volutamente per un solo motivo: l’armamento nucleare di Putin. Ricordo che in condizioni meno barbare sul piano della violazione dei diritti umani, cioè nel caso jugoslavo del ’99 e in quello libico del 2011, la Nato è intervenuta e ha posto fine a queste dittature. Non l’avessimo mai fatto, certo, ma è andata così. In una situazione di disastro umanitario la Nato è intervenuta perché né Milošević, né Gheddafi avevano armamenti nucleari“.

Il militare conclude: “La mia impressione è che nel caso dell’invasione russa in Ucraina ci siano state una ipocrisia e una vigliaccheria di fondo del mondo occidentale, che non ha voluto confrontarsi con la Russia. Certo, era una scommessa, perché non si può giocare a poker quando la posta è questa. Però sono altrettanto convinto del fatto che quello è un linguaggio che Putin avrebbe compreso e che quindi tutto questo non sarebbe successo. Cosa fare adesso? Bisogna assolutamente continuare ad armare gli ucraini perché possano avere tutto ciò di cui hanno bisogno per difendersi. Questo è sacrosanto. Allo stesso tempo, però – chiosa – bisogna promuovere con forza tutti insieme un negoziato serio. Questo tentativo serio e strutturato, come certi rituali consolidati consentono ormai di fare, non è ancora stato fatto da nessuno. Biden solamente in questi giorni, dopo il suo incontro con Draghi, sta parlando di necessità di un negoziato. E sono passati oltre 3 mesi. Questo è stato il grande limite. Mi sembra che siamo un po’ in ritardo, ma questa resta l’unica strada per la fine del conflitto”.

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