Dopo una notte di trattative, Consiglio, Parlamento e Commissione Ue hanno dato il via libera alla direttiva: non prevede l'obbligo di introdurre una paga di base, ma costringe a intervenire per frenare i contratti pirata e contrastare il lavoro povero. Amendola: "Sta a noi recepirla al meglio". Ogni Paese avrà due anni di tempo
L’Europa trova l’intesa sul salario minimo. Dopo una notte di trattative, Consiglio, Parlamento e Commissione Ue hanno raggiunto l’accordo sulla direttiva che imporrà a tutti gli Stati membri di affrontare il problema del lavoro povero. La direttiva non prevede l’obbligo di introdurre un salario minimo in tutti i Paesi dell’Unione, ma stabilisce procedure per assicurare l’adeguatezza dei salari minimi laddove esistono, a promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari e ad aumentare l’accesso effettivo alla tutela del salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto. Gli Stati membri avranno due anni per recepire la direttiva. “Le nuove regole proteggeranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro sia pagato“, commenta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il Movimento 5 stelle parla di un “accordo storico” e chiede ora di applicare la direttiva “a tempo di record”. L’Italia è tra i sei paesi Ue che ancora non hanno un salario minimo legale. Giuseppe Conte commenta: “Il M5s da anni porta avanti questa battaglia. Non ci sono più scuse per nessuno: approviamo subito la nostra proposta, eliminiamo la vergogna degli stipendi da fame per milioni di lavoratori”. Il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola, interviene su Twitter: “Passo dopo passo si delinea il pilastro sociale dell’Unione Europea. Il salario minimo è un tassello necessario per affrontare le transizioni e garantire dignità del lavoro. Ora spetta a noi recepire al meglio la direttiva in Italia”.
Le reazioni Ue – “Una delle principali proposte di questa direttiva era un salario minimo adeguato in Europa. Nessuno dovrebbe essere in povertà se lavora e questo è lo strumento giusto per fare in modo che nel lavoro la povertà dovrebbe essere qualcosa che appartiene al passato“, dice il commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, nella conferenza stampa sull’accordo raggiunto nella notte. “Con l’impatto della guerra russa in Ucraina, è fondamentale proteggere i lavoratori a basso reddito“, scrive in un tweet il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. “Queste regole sono un passo fondamentale per tutelare i lavoratori in tutta la nostra Ue, nel rispetto delle competenze nazionali e autonomia delle parti sociali”, aggiunge.
Le reazioni in Italia – “Anche l’Europa abbraccia la riforma del salario minimo. La cosa bella è che in Italia quando si tratta di seguire le ricette dell’austerità tutti a seguire l’Europa, adesso voglio vedere se la seguiranno anche sul salario minimo, dice il leader M5s Conte parlando con i giornalisti a Palermo. “A questo Paese serve un salario minimo, che deve essere approvato in questa legislatura”, rilancia il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. “Il M5s lo chiede ormai da 9 anni, un appello rimasto inascoltato da quasi tutte le altre forze politiche, che nel corso di questi anni hanno ostacolato questa fondamentale riforma di civiltà“, aggiunge Patuanelli, sottolineando che “solo oggi, dopo la pubblicazione degli scandalosi dati Ocse, l’arco politico italiano sembra essersi svegliato sul tema” e “la direttiva europea rappresenta una rivoluzione per tutti quei Paesi che ancora oggi, assurdamente, non lo hanno ancora introdotto”. Anche nel Partito democratico, oltre al sottosegretario Amendola, altri esponenti intervengono per chiedere un cambio di rotta: “Un passo decisivo per la costruzione dell’Europa sociale. E la Repubblica fondata sul lavoro non può rimanere indietro”, scrive su Twitter il vicesegretario dem Peppe Provenzano. “Dopo lunghi mesi di negoziato, questa notte a Strasburgo si è chiuso l’accordo sul salario minimo. Un passo avanti importante nella costruzione di un’Europa che mette al centro i diritti dei cittadini e la dignità del lavoro”, sottolinea Irene Tinagli, vicesegretaria del Partito democratico.
Chi frena invece è la Lega: “Il salario minimo non deve penalizzare la contrattazione esistente in Italia”, afferma il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, sottolineando che “la decisione dell’Unione Europea lascia grandi margini ai Paesi membri per declinare questo principio in base alla realtà e alle caratteristiche di ogni Paese”. “Ad esempio – ha aggiunto – noi abbiamo una contrattazione molto molto avanzata anche di secondo livello e quindi in qualche modo questo strumento non deve penalizzare delle forme che abbiamo sperimentato con successo”. Anche le europarlamentari del Carroccio Elena Lizzi e Stefania Zambelli, componenti della commissione Lavoro, in una nota sostengono: “Anziché promuovere una legge in Italia sul salario minimo che rischierebbe di provocare un allineamento verso il basso delle retribuzioni e svuoterebbe di potere e di significato il nostro storico sistema di relazioni industriali, l’obiettivo deve essere eliminare i contratti pirata e quelli fonte di dumping“.
M5s: “Accordo storico” – “Quello raggiunto nella notte a Strasburgo è un accordo storico. Per la prima volta l’Unione europea fissa dei criteri per salari minimi adeguati ed equi e per contrastare la concorrenza sleale e il dumping sociale“, commenta Daniela Rondinelli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, in una nota. “Questa direttiva – prosegue l’europarlamentare – rappresenta una rivoluzione copernicana per il mercato del lavoro italiano macchiato da oltre 300 contratti pirata che hanno alimentato il vergognoso fenomeno dei lavoratori–poveri: oltre 3 milioni di cittadini sottopagati che non hanno diritto a una retribuzione equa e quindi a un tenore di vita dignitoso. Questa direttiva porterà inoltre a una convergenza verso l’alto dei salari di tutti i lavoratori e metterà fine alla piaga degli stage e tirocini gratuiti“. “Per il Movimento 5 Stelle – si legge ancora nella nota – questo è un tema di massima priorità“. Rondinelli quindi si rivolge ai contrari anche all’interno del governo: non applicare la direttiva, scrive, “come vorrebbe qualche esponente di centrodestra, significherebbe esporre il nostro Paese alle sanzioni europee e a un pericoloso conflitto con la Corte di Giustizia europea”. “La strada è tracciata, contro l’emergenza sociale rappresentata dai salari da fame si risponde recependo alla lettera e a tempo di record la direttiva europea sui salari minimi”, conclude la nota.