Daniele Bedini, artigiano, è sottoposto a fermo dopo le indagini dei carabinieri: è indagato per l'uccisione di Nevila Pjetri, trovata morta domenica mattina sul greto di un torrente. Ma oggi, a soli 3 chilometri di distanza, è stato scoperto anche un secondo cadavere: la vittima era una trans di 43 anni che si faceva chiamare Camilla e gli inquirenti sono al lavoro per capire se ci sono punti in comune e l'indagine si concentra sull'arma del delitto
C’è un fermato per uno dei due omicidi avvenuti nel giro di 48 ore a Sarzana, in provincia di La Spezia. Un artigiano di Carrara, Daniele Bedini, di 32 anni, è uscito da un lungo interrogatorio dei carabinieri come indagato del reato di omicidio volontario di Nevila Pjetri, 35enne di origini albanesi anche lei Carrara, che si guadagnava da vivere facendo la prostituta e che è stata trovata morta la mattina di domenica lungo un torrente a Marinella di Sarzana. All’individuazione del 32enne il reparto operativo dei carabinieri di La Spezia, guidato dal colonnello Andrea Fabi, è arrivato nell’ambito di indagini che nel frattempo si sono allargate anche a un secondo delitto, scoperto la mattina di martedì, all’alba. La vittima in questo caso è una donna trans di cui si conosce solo il nome (Camilla), anche se all’anagrafe compariva ancora il “dead name” maschile: aveva 43 anni e lavorava come parrucchiera. Il corpo di Camilla è stato trovato a soli 3 chilometri da dov’era stato trovato il cadavere della Pjetri. Ad ogni modo Bedini si definisce “completamente estraneo ai fatti”.
Bedini è sospettato al momento solo del primo omicidio ma, se le risultanze dell’autopsia confermeranno che anche Camilla è stata uccisa con la stessa arma da fuoco – una pistola calibro 22 – la situazione per lui potrebbe diventare più grave. A lui gli investigatori – che parlano di “gravi indizi” – sono arrivati dopo una ricostruzione avvenuta grazie alle testimonianze di alcune ragazze, amiche di Nevila, che hanno detto di averla vista viva l’ultima volta mentre saliva su una macchina bianca alla cui guida c’era un uomo. Su quel tratto di strada c’è un distributore di carburante con un circuito di telecamere di sorveglianza attivo i cui filmati sono stati acquisiti dai militari.
Infine c’è la pistola. L’arma utilizzata per togliere la vita a Pjetri – una pistola calibro 22 – potrebbe essere l’elemento in comune che collega i due delitti. Secondo i primi dati raccolti dal medico legale Susanna Gamba Nevila Pjetri è stata uccisa con un colpo di pistola di piccolo calibro. Secondo le prime informazioni, l’omicida ha prima colpito ripetutamente la giovane al volto poi ha sparato dietro all’orecchio sinistro e ha fatto fuoco. E sono di una calibro 22 i due bossoli trovati nella macchina di Camilla, abbandonata a pochi metri dal luogo dove è stato trovato il corpo, sotto un cespuglio di rovi. La vettura è una Ford Fiesta grigia, che al momento delle forze dell’ordine era priva di targa e al cui interno sono stati rinvenuti almeno due bossoli di pistola e alcune tracce di sangue su un tappetino. Gli inquirenti, nonostante la mancanza della targa, sono risaliti alla vittima grazie al numero di telaio del veicolo.
Bedini, però, respinge tutte le accuse. Il suo avvocato di fiducia, Rinaldo Reboa del foro di Carrara, spiega che “l’unico elemento che ha portato gli inquirenti a fermare il mio assistito è la denuncia del furto della pistola di proprietà del padre di Daniele Bedini, formalizzata qualche giorno prima degli omicidi”. “Il padre del mio assistito – spiega sempre il legale – aveva denunciato il furto dell’arma regolarmente detenuta, che non è stata ancora ritrovata e che al momento è soltanto compatibile con i proiettili trovati accanto ai cadaveri. E poiché il mio assistito è un pregiudicato, hanno chiuso il cerchio attorno a lui. Mi verrebbe da dire che poiché gli uomini fumano e l’Etna fuma, allora l’Etna è un uomo”. L’avvocato Reboa spiega inoltre che sono in attesa dell’udienza di convalida del fermo: dovrebbe avvenire entro le prossime 48 ore.