L’ombra nera di Cosa nostra si allunga sulle elezioni di Palermo. L’arresto di Pietro Polizzi, aspirante consigliere comunale di Forza Italia, segna una campagna elettorale che era stata animata soprattutto dalle polemiche per il ruolo giocato da Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro in sostegno del candidato sindaco del centrodestra. Polemiche che adesso s’infiammano di nuovo. Polizzi è accusato di scambio elettorale politico-mafioso insieme ad Agostino Sansone, fratello di Gaetano, proprietario del complesso residenziale di via Bernini dove Totò Riina passò gli ultimi mesi della sua latitanza prima dell’arresto del 15 gennaio 1993. “Le indagini sembrano confermare l’interesse dell’organizzazione mafiosa alla creazione e alla cura di un capitale sociale utile, all’occorrenza, anche all’acquisizione di consenso elettorale. ‘Cosa nostrà cerca ancora di mantenere il controllo di ambiti che possono assicurargli il mantenimento del potere mafioso”, commenta il prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.
Il ritiro della candidata in tandem con l’arrestato – Tra le polemiche è finita anche Adelaide Mazzarino (non indagata), che era candidata in ticket con Polizzi al consiglio comunale, in sostegno di Roberto Lagalla, aspirante sindaco di centrodestra. “Sono talmente sconcertata per la notizia appresa da non avere più la voglia di proseguire, anche perché, riprendendo le parole del coordinatore Gianfranco Miccichè, mai accetterei voti del genere. La mia campagna elettorale finisce qui”, scrive Mazzarino su facebook, subito dopo che il capo dei berlusconiani in Sicilia aveva annunciato di volerne chiedere il ritiro. “Non conosco personalmente Pietro Polizzi, evidentemente ha ritenuto di potere fare dei patti scellerati e reputo giusto l’intervento tempestivo della magistratura e delle forze dell’ordine. Questa storia, se vera, non potrebbe che trovare la nostra più assoluta disapprovazione”, dice Lagalla, aspirante primo cittadino palermitano.
Conte: “Lascio Palermo inquieto” – L’arresto di Polizzi ha ovviamente provocato reazioni in ambito politico opposto rispetto al centrodestra. “Oggi lascio Palermo più inquieto che mai. Apprendo dell’arresto di un candidato di Forza Italia, che pare dovrà rispondere dell’accusa di voto di scambio elettorale politico-mafioso. Sarà la magistratura ad accertare i fatti. Certo. Non spetta ai politici o ai cittadini. Spetta però alla politica e alla parte sana di Palermo voltare pagina”, scrive Giuseppe Conte su facebook. Il leader del M5s ha trascorso gli ultimi giorni nel capoluogo siciliano sostenere Franco Miceli, candidato sindaco per il centrosinistra. “Ieri sera a Palermo – ricorda l’ex premier – in una affollatissima cornice di pubblico, abbiamo dedicato una lezione della Scuola di formazione ad approfondire il tema ‘mafia e politicà, con Roberto Scarpinato e Umberto Santino che ci hanno illustrato i perversi intrecci tra la borghesia degli affari e dei comitati di potere, i pezzi deviati delle istituzioni e la criminalità proletaria della malavita organizzata. Nel mio intervento finale – ricorda Conte – ho avvertito forte il dovere di mettere in guardia i palermitani dal rischio del ritorno alla ribalta degli specialisti del voto di scambio e della gestione clientelare del potere”. Per Conte “la coalizione di centrodestra a Palermo è animata da persone che hanno subito gravi condanne e che non hanno rinnegato il proprio passato. Qual è il progetto che Dell’Utri e Cuffaro hanno in mente per rilanciare Palermo? Come pensano debbano essere utilizzati i soldi del Pnrr? – si chiede Conte – In questi giorni in città ho incontrato cittadini che vogliono riscattarsi nelle periferie, volontari che si danno da fare per conservare la memoria delle vittime di mafia e dare speranza ad interi quartieri, ho portato il pieno sostegno del Movimento a chi a Borgo Vecchio ha denunciato la mafia. Ognuno – chiosa il presidente del M5s – sceglie le compagnie che più rappresentano i propri valori, le proprie battaglie. Questi sono i nostri compagni di viaggio per cambiare le cose”.
Letta: “Questione morale esiste” – Sulla vicenda è arrivato anche il commento di Enrico Letta. “La questione morale esiste, per noi è fondamentale a prescindere da quello che è successo stamattina, che comunque la rende ancora più evidente. Palermo ha bisogno di trasparenza, di atteggiamenti che siano i più lineari possibili da parte di tutti quelli che stanno facendo politica, e che ci sia la capacità di dire con grande chiarezza no a qualunque atteggiamento che sia ambiguo, purtroppo di ambiguità questa terra e questa città ha pagato dei prezzi enormi”, dice il segretario del Pd in città per sostenere il candidato sindaco del centrosinistra Miceli. “Quindi no a ogni ambiguità e sì alla completa trasparenza – ha detto Letta -Chiediamo al centrodestra di dire le stesse parole con forza. Con la stessa forza siamo qui impegnati con Franco Miceli esattamente con la voglia di essere all’altezza di questa sfida, sapendo che la questione morale per Palermo, la Sicilia e l’Italia è importante come lo era in passato, forse ancora di più oggi. L’idea che si ricaschi ancora nei vecchi vizi del passato è secondo me tristissimo per Palermo”.
Fava: “Nessuno stupore” – Claudio Fava, invece, sottolinea come nelle carte si citi “il vicedirettore dell’Azienda Sicilia trasporti D’Alì”, cioè il marito di Mazzarino, ormai ex candidata in tandem con Polizzi. “Che l’Ast fosse un bancomat del consenso al servizio della politica siciliana non lo scrive solo la Commissione antimafia: lo confermano le intercettazioni a carico di Polizzi, candidato di Forza Italia a sostegno di Lagalla, arrestato per voto di scambio. È imbarazzante che il governo Musumeci non abbia sentito l’obbligo morale in questi mesi di sollevare dall’incarico l’intero consiglio d’amministrazione dopo l’inchiesta giudiziaria della procura di Palermo: nessuno stupore che i nomi di alcuni di quegli amministratori ce li ritroviamo adesso anche in questa nuova indagine”, dice l’ex presidente della commissione Antimafia regionale. Per Nicola Fratoianni “sconvolge quanto certi individui detengano ancora nelle proprie mani il potere e l’agibilità politica di rappresentare politicamente pezzi di una società malata, che tanto dolore ha provocato a quella terra e non solo. La realtà ci ricorda così tutta l’attualità della questione morale e la necessità che sia la politica a farsi avanguardia di questa istanza. Un ruolo a cui, da tempo, si è sottratta”.