Ad un’idea più ludica e consapevole della ricerca dei più intimi e profondi desideri, magari quelli più indicibili, ci pensa Andrea Farolfi con il suo Be Kinky! (Giunti) acquistabile anche subito in ogni libreria. Farolfi è dottore in Scienze dell’educazione, esperto in educazione sessuale e consulente sessuologico per single e coppie
Mettetevi comodi e parliamo di BDSM. Non fate gli gnorri. Sapete benissimo qual è il tema. Magari l’acronimo non ve lo ricordate, o non lo sapete proprio, ma il settore erotico di riferimento sì. Rinfreschiamo la memoria: B per Bondage quindi schiavitù, D di disciplina, S e M per dominazione e sottomissione. Fermiamoci qui. Soprattutto escludiamo quella patina torbida da torture medioevali che per alcuni può risultare il BDSM. Perché al resto, ovvero ad un’idea più ludica e consapevole della ricerca dei più intimi e profondi desideri, magari quelli più indicibili, ci pensa Andrea Farolfi con il suo Be Kinky! (Giunti) acquistabile anche subito in ogni libreria. Farolfi è dottore in Scienze dell’educazione, esperto in educazione sessuale e consulente sessuologico per single e coppie. Allo stesso tempo è un artista internazionale di bondage giapponese (“quella roba con le corde”, sì bravi). Sulle pagine di Be Kinky!, che lui definisce “un viaggio alla scoperta del piacere attraverso dodici esperienze sensuali”, Farolfi spiega che anche grazie ai media che le rendono sempre notizie “sensazionalistiche”, è difficile stabilire una vera e propria definizione stringente sulle pratiche kink, bondage o sadomaso. “Di sicuro è praticata più diffusamente di quanto saremmo portati a pensare: numerose ricerche indicano un buon numero di praticanti – per lo meno saltuari – che varia da circa il 10% (Eurispes, 2018) a percentuali più alte (Herbenick et al., 2017) della popolazione adulta e che una persona su due ha fantasie di dominazione o sottomissione”. Insomma, cari lettori, siete circondati. Sempre che non siate già parte di quella percentuale e non volete raccontarlo a nessuno. A tal proposito l’autore ha pensato bene, prima di iniziare a descrivere le dodici esperienze riportate in Be Kinky! (“da realizzare anche a case e senza specifiche attrezzature”, ma con quello che si trova intorno) che si può iniziare con un giochetto simpatico proprio per mettere un po’ a nudo i propri tabù. Si tratta di disegnare una propria fantasia sessuale sul corpo del partner e spiegargli di cosa si tratta. Sembra una sciocchezza ma è proprio questo il punto, l’architrave filosofico di Be Kinky!: illustrare i propri desideri superando le apparenti e insormontabili barriere del conformismo tattile e sensoriale quotidiano. Ricordando sempre che trasgredire non significa perversione (“non c’e nulla di sbagliato o di “anormale” nell’essere kinky. Nel momento in cui la sessualità si apre alla fantasia, nasce l’erotismo come piacere e curiosità; sono poi le scelte personali a farci decidere come realizzare queste “trasgressioni” e quanto spesso andare oltre quelle che per noi sono le consuetudini”) e che “chi pratica giochi kinky ha a cuore due cose: la sicurezza e il consenso”, quindi l’interruzione di una pratica BDSM in ogni momento tramite “safesignal” o “safeword”. Insomma, stabilite le regole del gioco, e dotati pure di importantissime “forbici di sicurezza”, nel caso qualcuno di legato o appeso a qualche corda rimanga vittima di crampi o svenimenti, ecco le dodici esperienze di Be Kinky!. Si inizia da una più classica esplorazione dei sensi (suggerimento: avete sicuramente trascurato l’udito che invece riserva molti segreti e sorprese) o da quella che viene intitolata, in onore di un vecchio cartone anonimato, “Hello spank”, ovvero la sculacciata erotica (in un sondaggio del 2016 l’85% delle persone l’ha praticato). Farolfi suggerisce che per chi non apprezza la mano, può servire anche “un giornale arrotolato, un righello, la parte finale di una cintura, un mestolo, un piccolo tagliere in legno”. Altro giro, altra trasgressione. Un po’ di bondage tanto per capire. E non servono necessariamente corde professionali. Bastano una sciarpa o una cravatta. Poi chiaro ci sono tanti strumenti e sex toys, dalle manette alle ball gag, perfino alle bende per gli occhi e ai tappi per le orecchie. L’importante è sperimentare, scartare e approvare, e proseguire. Ad esempio la pratica numero 4, “ghiaccio bollente”, prevede l’uso di una tisana calda o cubetti di ghiaccio per avere labbra e lingua bollenti o gelate, anche se il top sarebbe inondare le labbra di burro di cacao alla menta per un rapporto orale indimenticabile. Volete poi sperimentare qualcosa di particolare davvero utilizzando le cose che ci sono in casa? Ecco il “grande abbraccio”, ovvero la mummificazione. Basta un po’ di pellicola per gli alimenti (consigliato il rotolo da 50 metri, meglio). Oppure ancora l’esperienza numero 9: “sotto il vestito”. Con la variante alla Shinya Tsukamoto: “indossare un plug, delle palline, un anello per il pene, un dildo o un vibratore sotto i vestiti, magari azionabili con un telecomando. Potreste dunque fare una sorpresa al vostro partner informandolo che state indossando un sex toy vibrante quando siete insieme, per esempio a una cena o a una festa”. Fermiamoci qui. Anche perché con lo smartphone in mano sarete già in libreria per l’acquisto. Meglio lasciare i recapiti social di Farolfi. Vedi mai che ne abbiate subito bisogno: sui social @evoluzione.love; oppure sito web con contatti su: www.evoluzione.love