Un patto politico-elettorale tra un candidato di Forza Italia e uomini vicinissimi a Totò Riina. È l’accusa di un’indagine flash, aperta e chiusa nel giro di un mese, della procura di Palermo che ha portato all’arresto di Pietro Polizzi, aspirante consigliere comunale del partito di Silvio Berlusconi, e Agostino Sansone, fratello di Gaetano, proprietario de complesso di via Bernini in cui Riina passò gli ultimi mesi prima dell’arresto nel 1993. L’ombra di Cosa Nostra si allunga quindi sulle urne del capoluogo siciliano, dopo settimane di polemiche per il ruolo di ‘ispiratori’ avuto nel centrodestra da Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, entrambi condannati per reati connessi alla mafia.
Polizzi è un ex consigliere provinciale, eletto all’epoca con l’Udc, nonché dipendente di Riscossione Sicilia. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido, che ha coordinato l’indagine, dalle intercettazioni ambientali emergerebbe con chiarezza il “patto elettorale” tra l’esponente di Fi e Sansone, la cui famiglia è considerata egemone nel quartiere dell’Uditore e storica alleata di Riina. L’inchiesta – che ha portato all’arresto anche di un collaboratore di Sansone, Manlio Porretto – è stata chiusa a tempo di record. L’incontro tra Polizzi e il costruttore durante il quale i due avrebbero stretto l’accordo in vista del voto di domenica risalirebbe al 10 maggio. Sansone era intercettato e gli inquirenti hanno potuto ascoltare in diretta la promessa di appoggio alle prossime comunali in cambio dell’assicurazione del sostegno da parte del politico.
Tra i dialoghi intercettati c’è uno di “rara capacità” dimostrativa del reato di scambio elettorale politico-mafioso, contestato agli indagati, scrive la procura di Palermo. I due si trovano nel comitato elettorale di Polizzi, ex consigliere provinciale nel 2012 nella lista dell’Udc e nel 2017 candidato al consiglio comunale nella lista Uniti per Palermo che sosteneva il sindaco Orlando: “Se sono potente io, siete potenti anche voi”, dice sussurrando, due volte, Polizzi a Sansone. “Si tratta di una asserzione che non merita commento – scrive il gip nella misura – in quanto Polizzi intendeva formulare espressamente una proposta la cui gravità è indubbia”. “Ce la facciamo”, prosegue Polizzi fiducioso nel risultato elettorale “anche in ragione – prosegue il giudice – dell’aiuto ottenuto con l’aiuto del vicedirettore dell’Azienda Sicilia trasporti D’Alì la cui moglie è candidata in tandem con Polizzi. La donna è definita dall’indagato come la candidata del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè”.
In meno di due settimane i pm Scaletta e Antoci, coordinati da Guido, hanno chiesto la misura cautelare e il gip ha emesso il provvedimento in 4 giorni. Durante il blitz gli investigatori hanno perquisito l’abitazione e gli uffici del costruttore. La perquisizione ha riguardato alcuni immobili che si trovano nel complesso residenziale di via Bernini, lo stesso in cui i Sansone, storici alleati dei boss corleonesi, ospitarono Riina prima dell’arresto. Il covo dal quale, il 15 gennaio del 1993, il padrino uscì prima di finire in manette è stato al centro di misteri e di un lungo processo agli ex carabinieri del Ros che catturarono Riina. I militari, imputati di favoreggiamento, furono poi assolti.
La sorveglianza della villa da parte del Ros, inspiegabilmente, dopo pochi giorni dall’arresto di Riina venne interrotta e l’edificio fu ripulito dagli uomini di Cosa nostra che, come raccontano i pentiti, avrebbero perfino imbiancato le pareti facendo sparire ogni traccia della presenza del boss e della sua famiglia. Agostino Sansone è fratello di Gaetano e Giuseppe: noti costruttori con la passione per la politica, erano gli imprenditori di riferimento di Riina nel campo dell’edilizia. Proprietari di un patrimonio enorme, solo in parte confiscato, negli anni sono stati arrestati per mafia. Agostino ha scontato una condanna per associazione mafiosa.