E’ sempre più evidente che stiamo vivendo un peggioramento delle condizioni sociali degli strati popolari. In primo luogo vi è una ripresa dell’inflazione che tocca soprattutto i generi di prima necessità e di largo consumo (alimentari, riscaldamento, trasporti, etc). Questa ripresa dell’inflazione colpisce in particolare le famiglie a reddito medio basso: lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati, disoccupati. Di fronte a questa situazione Draghi utilizza solo misure “spot”, che non danno alcuna risposta al problema. Il suo sodale presidente di Bankitalia lo spalleggia dicendosi contrario alla “rincorsa tra prezzi e salari” – che tradotto in italiano significa che i prezzi possono aumentare e che i salari debbono rimanere fermi – cioè che i lavoratori italiani, che hanno gli stipendi con la peggiore dinamica in Europa, debbono continuare a tirare la cinghia.
Al contrario stanno adeguando la remunerazione del capitale, visto che la Banca Centrale Europea già si sta preparando ad aumentare i tassi di interesse. In altre parole secondo lorsignori, di fronte all’inflazione, la remunerazione del lavoro deve scendere e la remunerazione del capitale deve essere salvaguardata. La scala mobile non va bene per i salari ma va bene per il capitale… Come se non bastasse l’aumento dei tassi di interesse è una misura tipicamente recessiva, che si va a sommare al deciso rallentamento della ripresa economica che sta assumendo i contorni di una vera e propria stagnazione. Stagnazione economica significa riduzione dell’occupazione. Stiamo quindi finendo dentro un bel tritacarne in cui gli strati popolari vengono ulteriormente impoveriti e la disoccupazione e la precarietà sono destinate ad aumentare. Di fronte a questa situazione i giornali dicono che è colpa della guerra, facendo capire che sarebbe colpa di Putin che questa guerra ha cominciato.
Non è così: la drammatica situazione economica e sociale in cui ci stiamo cacciando non è causata dalla guerra di Putin ma dalla risposta che l’Occidente ha predisposto. Innanzitutto le sanzioni hanno effetti negativi principalmente contro i Paesi che le hanno fatte, a partire dall’Italia, che con la Russia aveva un discreto interscambio economico in alcuni importanti settori economici. Più in generale la scelta dell’Europa di interrompere gli scambi economici con la Russia è un vero e proprio suicidio economico, che ci rende assai più dipendenti dagli Stati Uniti: ci limita pesantemente. In secondo luogo la scelta della Nato di individuare come avversario strategico anche la Cina, oltre alla Russia, è ovvio che contribuisce a peggiorare i rapporti anche tra Europa e Cina. Da questo gli Usa hanno tutto da guadagnarci e l’Europa tutto da perderci. In terzo luogo le sanzioni hanno un effetto negativo sull’economia mondiale e contribuiscono all’inflazione e alla stagnazione di cui ho parlato sopra.
In quarto luogo le sanzioni e la spaccatura del mondo in due mette del tutto in secondo piano la lotta al cambio climatico. Si pensi solo al fatto che in Europa la sostituzione del gas russo ha legittimato la ripresa del consumo di carbone… Il nodo vero è che l’Europa, per seguire la volontà degli Stati Uniti, ha dichiarato guerra contro se stessa e i popoli europei sono destinati a patirne conseguenze pesanti. Quelle che stiamo subendo non sono quindi le conseguenze economiche della guerra ma le conseguenze delle sciagurate scelte fatte dall’Occidente in risposta alla guerra. Si tratta allora di cambiare radicalmente quelle scelte sia per evitare di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita dei popoli europei, sia perché cambiare quelle scelte rappresenta un contributo vero alla fine della guerra e alla definizione di un compromesso.
È sempre più chiaro che la fornitura di armi all’Ucraina non serve a “vincere” la guerra, ma solo a farla proseguire all’infinito. È sempre più evidente che le sanzioni non “piegheranno” la Russia, ma anzi allontanano la possibilità di aprire una vera trattativa che ponga fine al conflitto. Le sciagurate scelte fatte dai Paesi occidentali sotto dettatura degli Usa e della Nato non solo sono inutili per “vincere” la guerra, ma sono dannose per le condizioni di vita degli stati popolari, a partire da quelli italiani ed europei. Cosa aspetta il nostro governo a smetterla di governare contro gli italiani? Cosa aspettano i partiti che si dicono contro la guerra a staccare la spina a questo governo? La situazione sarebbe ridicola se non diventasse sempre più drammatica per milioni di famiglie costrette a subire sopra la propria pelle i costi della subalternità atlantica del governo Draghi. Draghi go home!