“Questa lista dei filoputiniani pubblicata dal Corriere è una cosa vergognosa. Una volta i giornali i dossieraggi li svelavano e li denunciavano, non facevano da buca delle lettere e da ventilatore per spargere lo sterco in giro per la rete e per le edicole”. Così, a “Dimartedì” (La7), il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, replica al giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, che rigetta nel modo più assoluto le accuse di gogna contro la testata di via Solferino.
Travaglio spiega: “Questa roba qua ricorda i dossieraggi del Sifar del generale de Lorenzo negli anni ’60, le schedature politiche dei dipendenti della Fiat negli anni ’70, le schedature di Pio Pompa nel Sismi del generale Pollari negli anni 2000 e della Security Telecom di Giuliano Tavaroli negli stessi anni e dagli stessi fornitori. Le ricordo in modo particolare perché c’ero in entrambi gli schedari. All’epoca si schedavano gli antiberlusconiani, negli anni ’60 e ’70 si schedavano i comunisti, adesso si schedano non solo i putiniani, ma anche i critici del governo Draghi – continua – perché nell’articolo del Corriere non c’è una sola prova che queste persone siano filoputiniane. Tra l’altro, che io sappia, non esiste il reato di putinismo. Quindi, non si capisce a che titolo i nostri servizi segreti, sempre nell’ipotesi che lo abbiano fatto, stanno monitorando e spiando dei privati cittadini, giornalisti, collaboratori freelance, docenti di strategia, intellettuali, economisti e addirittura parlamentari per le loro idee dissonanti rispetto a quelle del governo”.
Il direttore del Fatto riporta un passaggio dell’articolo firmato da Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni: “Si legge che questi signori sono colpevoli ‘di voler orientare o, peggio, boicottare le scelte del governo, denunciare come sbagliate le scelte del governo ed essere antigovernativi’. A casa mia la differenza tra Russia e Italia è che in Russia si usano i servizi segreti per intimidire e scovare gli oppositori; nelle democrazie liberali i servizi segreti si usano per tutelare le libertà costituzionali e quindi per tutelare innanzitutto il dissenso, perché se si trattasse di tutelare il consenso, non ci sarebbe bisogno della democrazia. Quindi, è il governo che dovrebbe rispondere di cosa stanno facendo i servizi segreti”.