Un “salotto” inedito, che ha messo a confronto visioni del mondo distantissime. Fiorenza Sarzanini, vicedirettrice del Corriere della Sera, ha accettato di confrontarsi in tv con due dei personaggi che ha inserito nell’articolo (scritto con Monica Guerzoni) sui presunti “putiniani d’Italia“, oggetto di una controversa indagine dei servizi segreti commissionata dal Copasir. E lo ha fatto “fuori casa”, su Byoblu, canale di ispirazione sovranista citato – nello stesso pezzo – come “più volte tacciato di disinformazione”. Ospiti insieme a lei il fotoreporter Giorgio Bianchi – che il Corriere indica, citando l’intelligence, come “noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso” – e l’84enne geografo Manlio Dinucci, promotore del comitato “No guerra no Nato”. Di lui il quotidiano si occupa perché, si legge, un suo articolo che sostiene come “l’attacco anglo-americano a Russia e Ucraina era stato pianificato nel 2019” è diventato una sorta di manifesto “di mezzi di informazione statali russi e utenze che sostengono l’invasione dell’Ucraina” (i virgolettati, si suppone, vengono dal report dei servizi). Inoltre, sostengono Guerzoni e Sarzanini, passaggi del suo libro “La guerra – È in gioco la nostra vita” (pubblicato proprio da Byoblu) “sono stati citati da Putin nel discorso del 9 maggio per le celebrazioni del Giorno della vittoria“. E proprio questo, vedremo, sarà uno dei punti centrali del dibattito.
Sarzanini: “Le vostre fake news trasformate in propaganda” – “Ho accettato solo il vostro invito, e non quelli di altre trasmissioni, perché mi dà la possibilità di confrontarmi con voi e con le persone citate”, esordisce Sarzanini. “E faccio una premessa che mi sembrava chiara anche nell’articolo: c’è un’indagine del Copasir sulla disinformazione. Noi non abbiamo sposato nessuna tesi, abbiamo dato conto di questa indagine, anche se capisco che possa far comodo giocare su questo equivoco. Queste persone sono liberissime di esprimere le proprie opinioni, ma se raccontano fatti che non sono provati, e questi fatti si trasformano in disinformazione e propaganda, non va bene. E non andrebbe bene neanche se lo facessero a favore dell’Ucraina”, afferma. I membri del Copasir, spiega, “fanno una disamina, attraverso dei report che gli arrivano dagli apparati, delle informazioni pubblicate sui social o veicolate in televisione, o durante interviste, che non rispondono alla realtà, ma in una situazione di conflitto fanno il gioco di una delle parti“.
Bianchi: “Dove sono i soldi?” – Il primo a replicare è Bianchi. “Sono rimasto sconvolto da quest’articolo, pensavo fosse uno scherzo”, dice. “Mi occupo di Ucraina e di Donbass da otto anni, da quando molti non sapevano nemmeno dove fossero. Per anni non mi si è mai filato nessuno, mi dicevano che il Donbass non interessava. Ho fatto documentari, lavori riconosciuti, ho vinto dei premi e nonostante ciò non sono mai salito agli onori della cronaca. Ora, invece, mi invitano in tv a fare lo zimbello“. In quell’elenco, attacca, “ci sono persone che col mondo dell’informazione non c’entrano nulla: si parla di una “rete”, quando io sono dovuto persino andare su Google a cercare chi fossero alcuni di loro”. E sull'”attivismo politico-propagandistico filorusso” di cui lo accusa il Corriere replica: “Io avrei fatto un’attività politica e propagandistica, ma per conto di chi? Dove sono i soldi, dove sono i vantaggi? Abbiamo un governo che per bocca del Copasir bolla in una lista di proscrizione persone che hanno espresso proprie opinioni documentate”. Poi si rivolge a Sarzanini: “Vorrei farti una domanda. Hai visionato queste carte? Che idea ti sei fatta, ci sono elementi di verità? Mi fai un esempio di disinformazione?”.
Il caso della donna incinta a Mariupol – La firma del Corriere cita il caso di Mariana Vyscemyrska, la giovane donna incinta raffigurata col volto coperto di sangue mentre fugge dal reparto maternità dell’ospedale di Mariupol bombardato dai russi, e – secondo i media ucraini – presa in ostaggio dalle forze di Mosca. E ricorda come la propaganda di Putin avesse sostenuto che si trattasse di un’attrice. “Ma io non c’entro niente – replica Bianchi – nessuno di noi l’ha mai dipinta come un’attrice. Io ho fatto un’intervista a Mariana, sono stato il primo occidentale a farlo. In quest’intervista dove sarebbe la disinformazione?”, chiede. “Non sto parlando di te”, risponde Sarzanini, “e la disinformazione non è solo un problema di soldi: non è che siccome non ci sono i soldi allora vuol dire che ti sei comportato bene. In quel report è citato il caso Mariana, che secondo i servizi russi a un certo punto è diventata un’attrice, pagata, era un’influencer, facevano vedere le foto in cui avrebbe fatto finta di essere incinta…”. “Però si era detto che era stata rapita dai russi e io ho dimostrato che non era vero, quindi nella disinformazione c’è anche quello. Perché nessun media occidentale non ha scritto che era una fake news?”, attacca Bianchi. “Io finisco sul rapporto del Copasir perché mi accusano di fake news, voi ne dite in continuazione e non vi succede nulla”.
L’articolo “preveggente” – La parola passa a Manlio Dinucci, che contesta – in primo luogo – la ricostruzione secondo cui il suo articolo “Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp” sarebbe diventato “una sorta di manifesto” del putinismo. Un pezzo “rilanciato da tutti i canali filorussi”, che “secondo i servizi è una fake news”, gli ricorda Sarzanini. Lui replica: “È semplicemente una descrizione giornalistica, fatta sul Manifesto senza nemmeno troppi commenti, di un rapporto della Rand Corporation (un think tank statunitense di analisi militare, ndr) in cui si parlava di come costringere la Russia a sbilanciarsi per poi attaccarla. La Rand corporation ha 1.800 ricercatori nel mondo in una cinquantina di Paesi, non è l’ultima arrivata, penso che lei la conosca. Se i media russi ne parlano è perché parlano della Rand corporation, non di Dinucci”.
Putin cita Dinucci? “Umorismo demenziale” – Ma il geografo bolla come falsa soprattutto l’altra “accusa” che gli rivolge il Corriere: “Voi scrivete che Putin avrebbe citato un mio libro durante le celebrazioni per il Giorno della vittoria. È umorismo demenziale. La sfido a fornirmi, in questo momento, quelle citazioni di Putin”, dice. “Se l’invito si deve trasformare in un processo dovrei avere più tempo…”, risponde Sarzanini. “Non è un processo, lei deve rispondere di un fatto. Non mi sa dire quali siano le mie frasi che Putin ha citato. Mi farebbe piacere saperlo, perché vorrebbe dire che sono un influencer che può contare tra i follower nientemeno che Vladimir Putin”. “Quel passaggio è citato per dire che lei è considerato dalla Russia come una persona competente. Mi impegno a fare la comparazione del testo in russo, se quel passaggio non c’è ne daremo atto“, si difende la giornalista. “Aspetto il giornale di domani”. “Domani sarà difficile…”. “Anche dopodomani… direttrice, guardiamoci negli occhi. Ma è giornalismo il suo? Ci pensa a Putin che dice dalla piazza Rossa: “Compatrioti, compagni, il libro di Dinucci…”. C’è da ridere o no?”. “Lei sta ridicolizzando, questo non è serio”, risponde Sarzanini.
“Mi indagano perché critico il governo” – A rincarare la dose è Bianchi: “Se quest’articolo l’avesse scritto un ragazzino pagato trenta euro, io potrei anche comprendere. Ma sono sconcertato che l’abbia scritto tu. Ho rispetto della tua carriera, ma questa roba è spazzatura, non sta in piedi in nessun modo. Ci sono le foto di persone che non c’entrano nulla, come Orsini, o un altro che fa il dentista e nessuno sa chi è. Poi c’è Laura Ruggeri, un’analista che in Italia non conosce nessuno, scrive articoli lunghissimi in inglese che leggo giusto io. E questa sarebbe la rete dei propagandisti di Putin? Non è che sono solo persone che criticano il governo?”. La vicedirettrice del Corriere non ci sta: “Una cosa sono le opinioni, la libertà di opinione, che difenderò sempre. Un’altra è dire che c’è un indagine sulla disinformazione attraverso i social. Io da ieri sono bersagliata da troll filorussi, ma non mi interessa e non mi lamento. Un lavoro, vero o falso, può essere rilanciato per propaganda: può succedere anche al mio articolo. Su questo indaga il Copasir. Se voi arrivate a negare che le vostre informazioni possano essere rilanciate a questo scopo, allora mi arrendo”. Ma Bianchi replica: “C’è la vita, l’onorabilità delle persone di mezzo. Voi mi state facendo terra bruciata intorno, chi darà più lavoro dopo un articolo in cui si dice che svolgo attività politico-propagandistica filorussa? Ho un figlio di tre anni, va all’asilo e la gente mi guarda storto. Fino a ieri nessuno mi considerava, oggi avrei la casa invasa di rubli. Su cosa stanno indagando, perché dico quello che non piace a loro? Il Copasir è un organo politico, che sta difendendo un governo che si tiene insieme con lo sputo”.