Il capo dello sport mondiale in teoria, con le sue linee guida emanate all’inizio della guerra in Ucraina, un paio di mesi fa avrebbe dato il lascia passare all’esclusione. Ora ha cambiato idea
L’esclusione dei tennisti russi da Wimbledon è sbagliata e soprattutto pericolosa. Perché, se passa questo principio, “oggi tocca alla Russia e alla Bielorussia, domani al tuo Paese”. A dirlo non è uno dei tanti opinionisti che si sono schierati contro il ban deciso dal governo britannico, ma Thomas Bach, capo dello sport mondiale, n.1 dello stesso Comitato olimpico internazionale che in teoria, con le sue linee guida emanate all’inizio della guerra in Ucraina, avrebbe dato il lascia passare all’esclusione. Manca poco all’inizio del Championship sull’erba londinese, in calendario dal 27 giugno al 10 luglio. Sarà una delle versioni peggiori di sempre del più importante torneo al mondo: vuoi per l’esclusione del n.1 del ranking Danil Medvedev (senza dimenticare i suoi connazionali Rublev e Khachanov), vuoi per la ritorsione dell’Atp che ha neutralizzato i punti assegnati dall’evento (altri campioni a partire da Nadal potrebbero snobbare l’evento), la prossima edizione si annuncia polemica fuori dal campo e noiosa dentro, dove non si vede chi possa opporsi alla vittoria annunciata di Djokovic.
Colpa della decisione dell’All England Club (l’ente che organizza l’evento) di bandire tutti i tennisti russi e bielorussi, sulla spinta del governo inglese. La scelta era già stata criticata da diversi tennisti, e punita dall’Atp che organizza il circuito mondiale. Adesso però arriva la scomunica da parte del Cio: “Guardate i nostri amici del tennis: a Parigi, i russi possono giocare come atleti neutrali, a Londra no perché il governo non vuole: se permettiamo questo, siamo perduti. Come possiamo garantire la regolarità di una competizione internazionale, se i governi possono decidere in base ai loro interessi politici chi può partecipare e chi no?”, ha commentato Thomas Bach, in occasione dell’assemblea delle Federazioni degli sport olimpici estivi a Losanna. “Chiunque supporta la guerra, deve essere sanzionato. Ma i diritti di chi non lo fa devono essere rispettati, nessuno può essere punito per il suo passaporto”.
Parole che segnano un netto cambio di posizione da parte del Cio. Fino ad oggi, infatti, si riteneva che il Comitato internazionale fosse generalmente a favore dell’esclusione, in base alla direttiva emanata lo scorso 28 febbraio all’inizio della guerra, che raccomandava a tutte le Federazioni e organizzatori di eventi sportivi internazionali di “non invitare o consentire la partecipazione di squadre o atleti russi”. Se il bando alle nazionali, che gareggiano con inno e bandiera, non è in discussione (“Le sanzioni sono dirette ai governi”, conferma Bach), diverso sembra ora il discorso per quanto riguarda gli atleti individuali, che possono gareggiare in modo neutrale. In realtà, non è chiarissimo se il Cio condanni l’esclusione in assoluto, o perché decisa dal governo inglese, in quanto interferenza della politica sull’autonomia dello sport. Ma certo la censura nei confronti di Wimbledon è inequivocabile e destinata a influenzare il dibattito nelle prossime settimane.
Col senno di poi, le parole di Bach illuminano di luce nuova anche quanto successo in Italia lo scorso mese, quando c’erano stati grandi polemiche sulla partecipazione dei russi agli Internazionali di Roma. Alla vigilia del torneo, il n.1 del Coni, Giovanni Malagò, si era schierato apertamente con il bando deciso da Wimbledon, sostenendo che fosse in linea con le indicazioni del Cio e auspicando una scelta simile anche da parte dell’Italia. Ne erano seguite feroci pressioni, anche da Palazzo Chigi, che avevano messo in seria difficoltà la FederTennis. Ora però viene fuori che il Cio non era poi così d’accordo con l’esclusione, anzi. L’ennesima conferma che l’Italia ha fatto la scelta giusta, lasciando ai russi il diritto di giocare al Foro Italico. Nonostante chi sosteneva il contrario.