La definizione è stata abolita dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 e discrimina le donne. I dem: "Il primo cittadino chieda scusa". Il consigliere Pasetto: "Sono indegni di governare"
“Alla cortese attenzione del Capofamiglia“. È questa l’intestazione delle lettere inviate dalla Lega ai cittadini di Verona per chiedere di votare per il sindaco uscente Federico Sboarina (Fdi). All’interno, il volantino con l’invito: “Barra il Simbolo della Lega – Sboarina sindaco”, in vista del prossimo voto del 12 giugno. Insomma, in occasione della campagna elettorale e per sostenere l’esponente del partito di Giorgia Meloni, il Carroccio ha scelto di riesumare una definizione abolita dalla riforma del diritto di famiglia dal 1975 e che discrimina le donne.
“La Lega e Sboarina ancora una volta dimostrano di essere indietro di 50 anni rispetto alla storia”, attaccano dal Pd. “Quella del ‘capofamiglia’ è una “figura che non esiste più dal 1975. Ma evidentemente la Lega e Sboarina non lo sanno e preferiscono indirizzare le lettere al ‘capofamiglia’ appunto, che fino al 1975 era l’uomo, al quale venivano riconosciuti giuridicamente e socialmente autorità sugli altri membri”. Per il consigliere di +Europa\Azione Giorgio Pasetto, “l’ignoranza istituzionale rende la destra indegna di amministrare Verona”. Ma ha aggiunto: “Il sospetto è che, invece, non si tratti di un errore ma della dichiarazione di quale sia la sottocultura che la destra veronese esprime”. E ancora: “Siamo alla cultura del patriarcato, alla restaurazione di una mentalità da medioevo: le donne e i giovani veronesi, per loro non hanno diritto di fare scelte e devono ubbidire”.
Per il capogruppo dem in consiglio comunale Federico Benini, “ancora una volta la Lega e Sboarina umiliano la figura della donna. Se si tratta di un errore (ma dubito) è il caso che il Sindaco uscente chieda scusa e prenda le distanze da questo modo misogino di fare politica, per il quale è stato sbeffeggiato già da mezza Italia con le nomine solo maschili nel cda di Verona Fiere”.