Amori e tradimenti, figli segreti e trame inconfessabili, legami indicibili e spionaggio internazionale danno vita, negli anni più bui dell’Europa, a una narrazione palpitante, accuratissima nella ricostruzione storica e molto apprezzata dalla critica
“Una donna senza Nº 5 è una donna senza avvenire”. Così parlò Coco Chanel. La vera storia della stilista più rivoluzionaria del ventesimo secolo e l’intrigo legato al profumo più celebre, più venduto, più iconico di sempre sono gli ingredienti di La Regina Nº 5, il romanzo di Pamela Binnings Ewen che, dopo aver conquistato le classifiche Usa e il la vetta su Amazon, esce ora in Italia per Libreria Pienogiorno. Imperscrutabile, intessuto di note persistenti, che scatenano emozioni istintive. Custode di un segreto mai svelato fino in fondo, sensuale e anche un po’ impertinente. Così è Chanel N° 5. Una formula segreta con di più di settanta diversi ingredienti, un mix incantatore e misterioso. Come colei che gli ha dato il nome. Nata poverissima, da ballerina di café chantant Coco si è costruita un regno. Ha inventato una nuova donna, molto simile a lei, libera e sicura di sé. E anche spregiudicata, perché in un mondo in cui il potere è nelle mani degli uomini, non si diventa regina senza graffiare. Tanto più quando rischi di perdere ciò a cui tieni di più al mondo. Amori e tradimenti, figli segreti e trame inconfessabili, legami indicibili e spionaggio internazionale danno vita, negli anni più bui dell’Europa, a una narrazione palpitante, accuratissima nella ricostruzione storica e molto apprezzata dalla critica. Tra gli splendori – e le miserie – della moda e dell’high society, “la fragranza che trasforma ogni ragazza in donna” si candida alla palma di bestseller anche in libreria.
Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo in esclusiva un’anticipazione di “La regina Nº 5” di Pamela Binnings Ewen:
«Mademoiselle!» Sobbalza quando il grido la strappa ai suoi pensieri.
Coco alza la testa strizzando gli occhi contro il sole e vede una figura che si affretta verso di lei. Charles Prudone! Che ci fa lì? Il direttore generale della Maison Chanel dovrebbe essere a Parigi a occuparsi dell’azienda, non avanzare a lunghi passi sul viale di Cannes. Si appoggia allo schienale della sedia, in attesa. Però, non aveva mai visto il direttore correre a quel modo.
«Speravo di trovarvi qui», ansima quando la raggiunge, reggendosi al bordo del tavolino. Coco inarca un sopracciglio e sorride. «Buongiorno, direttore ». Ha l’abito e la cravatta stazzonati, come se avesse dormito vestito, è paonazzo, e ha il fiato corto. «Sedetevi, prego». Gli indica la sedia. «Cosa vi porta a Cannes?»
«Ho con me una lettera, mademoiselle». Le porge una busta sopra il tavolino. «C’è scritto “urgente”, così mi sono premurato di prendere l’espresso notturno. Arrivo adesso dalla stazione». Lei accetta la busta e studia l’indirizzo del mittente. È Georges Baudin, direttore generale della fabbrica di profumi a Neuilly, quella che produce le sue fragranze.
«La lettera è stata consegnata ieri». Monsieur Prudone estrae un fazzoletto dalla tasca e si asciuga la fronte. Dopo essersi levato il cappello, si lascia cadere sulla sedia. Coco apre la busta in silenzio e tira fuori la lettera. Scorre il foglio, stringe le labbra e ricomincia daccapo, leggendo lentamente. Impossibile! Il suo cuore manca un battito. Alza gli occhi, guardando oltre il direttore. Non può essere vero.
Sentendo addosso lo sguardo di Prudone, si ricompone, piega il foglio a metà e lo rimette nella busta.
Il direttore la fissa. «Vi sentite bene, mademoiselle? La lettera… Ho portato cattive notizie?»
«Sì, monsieur Prudone, sono cattive notizie davvero. Ma avete fatto bene a venire. È una questione urgente».
Lui fa per parlare, ma lei solleva una mano. «Silenzio, prego. Devo riflettere». La sua reazione dev’essere rapida e fatale. Avrebbe dovuto immaginare che Pierre Wertheimer le avrebbe giocato uno scherzetto del genere, adesso che ha lasciato la Francia per trasferirsi in America. Se n’era andato per sfuggire alle minacce di guerra ventilate dalla Germania… e adesso arriva questa lettera! È dal giorno in cui hanno creato insieme Société Mademoiselle per vendere N° 5, nel 1924, che Coco ha dovuto combattere per proteggere i suoi diritti sul profumo, e il proprio nome.
Che sciocca è stata. Ma quando si erano conosciuti stava solo cominciando ad avere successo con gli abiti alla Maison Paris e aveva appena creato N° 5; e Pierre, con tutti i suoi soldi e le gigantesche società di profumi, voleva investire. L’idea di una collaborazione fra loro era sembrata un sogno.
Studia il direttore sbirciandolo da sotto in su. Le servirà il suo aiuto e per averlo deve poter contare sulla riservatezza dell’uomo. Coco non si fida di nessuno. Però Prudone lavora con lei da anni e conosce il valore della discrezione, soprattutto nel mondo competitivo dell’alta moda e dei profumi.
Coco unisce le mani e lo guarda in faccia. «Devo rivelarvi un segreto, Monsieur». Fa una pausa impercettibile. Quando lui annuisce, continua: «A quanto pare il mio socio in affari è un ladro».
«Pardon?» Sgrana gli occhi. «Vi riferite a monsieur Wertheimer?»
«Sì. Sì!» Prende fiato, lottando per dominare un nuovo accesso di rabbia.
Il direttore aggrotta la fronte. Si sporge in avanti come se qualcuno li stesse ascoltando e abbassa la voce: «Ma avevo inteso che monsieur Wertheimer e suo fratello si fossero trasferiti in America con le famiglie qualche mese fa». Inclina la testa. «New York, se non ricordo male».
«Sì. Sono emigrati». Dopo l’invasione della Polonia da parte di Hitler, Pierre aveva pensato che le famiglie ebree avessero le ore contate. Credeva che quella farsa di una guerra fosse reale. Prese in mano la busta e la usa per sventagliarsi la faccia.
Il direttore incespica nelle parole: «Ma cosa…»
«Pierre Wertheimer ha rubato dalla fabbrica la mia formula per N° 5».
«Rubato!» Prudone distoglie lo sguardo. «Ho sempre pensato che fosse un gentiluomo. Siete sicura che non sia un errore, mademoiselle?»
«Sì, monsieur Prudone. Ne sono piuttosto sicura. A quanto pare due giorni fa Alain Jobert, il braccio destro di Pierre, è arrivato a Neuilly da New York con una procura scritta e istruzioni di consegnare la formula di Chanel N° 5». Si interrompe e giocherella con le perle. «Monsieur Baudin sembra ritenere di non avere avuto altra scelta che obbedire».
L’espressione di Prudone dice che ha finalmente afferrato la piena portata delle parole di Coco. La formula di N° 5 non era mai uscita dal caveau di Neuilly, perché la preparazione di un profumo, come le ricette degli chef migliori, dipende interamente dalla segretezza. Solo tre persone conoscono la combinazione di quella cassaforte: Coco, Pierre e Georges Baudin.
«Ma tutti sanno che N° 5 è vostro. La formula appartiene a voi».
«Sì», dice in tono sprezzante. «Ma come monsieur Baudin mi ricorda in questa lettera, Pierre Wertheimer controlla la società».
Prudone assume un’espressione perplessa e abbassa la voce a una cantilena tranquillizzante. «Il furto sarà inutile, mademoiselle. Tutti sanno che siete stata voi a creare N° 5. Il profumo ha addirittura il vostro nome. Ed è sempre stato prodotto a Neuilly. Cosa se ne farebbe della formula in America monsieur Wertheimer?»
Ecco la vera domanda. Di colpo il quadro diventa chiaro. Pierre ha in mente di non rimettere mai più piede in Francia. C’è una sola ragione per cui avrebbe avuto l’ardire di rubare la formula di N° 5 da Neuilly: pensa di produrre il profumo in America. Trasferire gli affari a New York è la sua occasione per liberarsi di Coco una volta per tutte. Non tornerà in Francia: la taglierà fuori mentre lei è bloccata in Europa dalla minaccia del conflitto. Indipendentemente da come andrà a finire con la Germania, la abbandonerà al suo destino.
Quando capisce la portata del tradimento del socio, Coco dà una manata al tavolino facendo sobbalzare Prudone. Nessuno sa quanto è ormai dipendente dai profitti del profumo. Sì, ha qualcosa da parte in oro e investimenti in un caveau di Ginevra. Ma da quando ha chiuso la linea di alta moda, l’anno prima, N° 5 è diventata la sua fonte principale di introiti.
«Monsieur Prudone?», dice con voce vellutata sporgendosi verso il direttore.
«Sono al vostro servizio, mademoiselle».
Guarda il direttore valutandolo con gli occhi a fessura. Per il momento, gli dirà solo quello che gli serve sapere. «In qualità di mio emissario, questo pomeriggio andrete a Grasse. Acquisterete per mio conto tutto il gelsomino ancora disponibile sul mercato».
Prudone mette su una faccia perplessa. «Grasse?»
«Sì, Grasse: la capitale mondiale del profumo». Coco accenna in direzione nord. «Dobbiamo fare in fretta. La raccolta del gelsomino inizia tra poco e siamo in ritardo. Per fortuna, Grasse è una piccola città. Dovete andare da ogni rappresentante delle ditte di profumi».
«Ma monsieur Wertheimer…»
«N° 5 è mio, monsieur Prudone. Sono stata io a scegliere ogni singolo ingrediente. La formula ne contiene più di settanta, miscelati dal chimico dietro mie specifiche istruzioni». Si picchietta un dito sul naso. «Ho il Naso, monsieur». Infila le dita sotto il colletto della camicetta, lisciandolo e raddrizzandolo. «Il profumo ha fatto conoscere il nome Chanel a tutte le donne e alle generazioni future. N° 5 è un’icona. È la Francia. Non permetterò a nessuno di portarmelo via».