Allo Strega funziona così. Tutto si sa già prima di qualsivoglia finale. Rarissime le sorprese, anche se, va detto che le felici conferme in finale di Amerighi con il romanzo veronesiano Randagi, l’elettrizzante Nova di Bacà, e l’affascinante astrattismo della benvenuta Galletta, avrebbero come sempre meritato almeno di giocarsela nei giorni e nelle settimane a venire
Sette finalisti, invece di cinque, per il Premio Strega 2022. Si tratta di Mario Desiati, autore di Spatriati (Einaudi); Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli); Marco Amerighi, Randagi (Bollati Boringhieri); Veronica Raimo, Niente di vero (Einaudi); Fabio Bacà, Nova (Adelphi); Alessandra Carati, E poi saremo salvi (Mondadori) e Veronica Galletta, Nina sull’argine (minimum fax). Ben due titoli per Einaudi in finale, a cui si aggiunge un titolo Rizzoli e l’altro titolo direttamente da casa Mondadori per quello che sembra già un premio blindato, quello a Spatriati di Desiati. Allo Strega funziona così. Tutto si sa già prima di qualsivoglia finale. Rarissime le sorprese, anche se, va detto che le felici conferme in finale di Amerighi con il romanzo veronesiano Randagi, l’elettrizzante Nova di Bacà, e l’affascinante astrattismo della benvenuta Galletta, avrebbero come sempre meritato almeno di giocarsela nei giorni e nelle settimane a venire. Ad ogni modo spieghiamo subito il busillis. La finale elastica 2022 a sette che si rifà all’articolo 7, recentemente approvato, che potremmo definire delle pari opportunità grandi/piccole case editrici. “Se nella graduatoria dei primi cinque non è compreso almeno un libro pubblicato da un editore medio-piccolo (così definito secondo la classificazione delle associazioni di categoria e le conseguenti valutazioni del comitato direttivo), accede alla seconda votazione il libro (o in caso di ex aequo i libri) con il punteggio maggiore, dando luogo a una finale a sei (o più) candidati”, recita il regolamento.
Insomma, le correzioni franzeniane fanno salire un’autrice e spostano un gradino sotto la finale un altro ultra meritevole, quel Mordi e fuggi (Baldini+Castoldi) dell’ottimo Alessandro Bertante, autentica febbrile vibrante immersione nell’ideologia del brigatismo rosso a Milano sul finire dei sessanta e l’inizio dei settanta. Escono di scena anche Jana Karšaiová, Divorzio di velluto (Feltrinelli), Daniela Ranieri, Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie), Davide Orecchio, Storia aperta (Bompiani), e un’altra autorevole meteora, ovvero Marino Magliani che con Il cannocchiale del tenente Dumont (L’Orma) aveva fatto sperare in un qualche pertugio finalista per le medio-piccole con la storia di tre disertori napoleonici ricostruita con una originalità metodologica e formale che nel mercato italiano ha pochi eguali. Einaudi, insomma, si appresta a tornare sul gradino più alto del podio dopo l’exploit molto popolare de Le Otto montagne di Paolo Cognetti nel 2017, a sua volta preceduto dallo Strega di altri due Einaudi con La ferocia di Nicola Lagioia nel 2015 e a Francesco Piccolo nel 2014 con Il desiderio di essere come tutti. Einaudi ha comunque giocato tutte le ultime quattro finali dal 2018 ad oggi, spesso con due candidati nella cinquina (nel 2019 e nel 2020). Mario Desiati, inoltre, è alla sua seconda finale dello Strega negli ultimi quindici anni (la prima fu con Ternitti – Mondadori – nel 2011). Tre le scrittrici finaliste (capita da tempo il terzetto su cinque) ma le vittorie al femminile risalgono a qualche tempo fa: l’ultima al 2018 con Helena Janeczek per La ragazza con la Leica (Guanda) e la penultima al 2003 con Melania Mazzucco per Vita (Rizzoli). La finale con lo spoglio in diretta dei voti si terrà giovedì 7 luglio 2022.