"Il coinvolgimento di Salvini è arrivato in corsa su un'iniziativa del Partito radicale ma, raccolte le firme, sembra ora non gli interessi più la buona giustizia. Mi pare sia più interessato a mettere in discussione le scelte di Draghi e a correre in soccorso dell'amico Putin - diciamo che il garantismo e la simpatia per quei regimi dove la libertà è annichilita sono un po' in contraddizione - e i referendum non sono la priorità", dice la storica leader radicale alla Stampa
“Il coinvolgimento di Salvini è arrivato in corsa su un’iniziativa del Partito radicale ma, raccolte le firme, sembra ora non gli interessi più la buona giustizia. Mi pare sia più interessato a mettere in discussione le scelte di Draghi e a correre in soccorso dell’amico Putin – diciamo che il garantismo e la simpatia per quei regimi dove la libertà è annichilita sono un po’ in contraddizione – e i referendum non sono la priorità”. È il giudizio sferzante – espresso in un’intervista alla Stampa – di Emma Bonino nei confronti del segretario leghista e del suo sostegno “altalenante” ai referendum del 12 giugno, di cui, peraltro, è il presidente del comitato promotore (insieme al radicale Maurizio Turco).
Da quando la Corte costituzionale ha azzoppato la campagna bocciando il quesito più “popolare” dei sei originari (quello sulla responsabilità diretta dei magistrati) oltre ai due della Coscioni su eutanasia e cannabis, che avebbero garantito l’effetto traino, Salvini si è pian piano defilato dalla causa fino a snobbarla del tutto per mesi interi. Salvo poi di punto in bianco annunciare una “mobilitazione generale” (mai vista) e tuonare quasi ogni giorno contro una presunta “censura” dei quesiti sui media. Accanto a lui l’ex ministro Roberto Calderoli che – riscopertosi convinto garantista – ha inaugurato addirittura uno sciopero della fame di pannelliana memoria per protestare contro la scarsa informazione sui quesiti.
Iniziativa, quest’ultima, su cui la storica leader radicale si dice d’accordo: “Apprezzo lo sforzo del senatore Calderoli. Ritengo che sia un atto non violento, da me e Marco Pannella usato in moltissime occasioni, efficace. Non so se la situazione sia più o meno peggiorata. Di certo non si è fatto alcun avanzamento per informare e, quindi, consapevolizzare le scelte dei cittadini italiani che restano all’oscuro e quindi si distanziano sempre più dalla politica. Il presidente Einaudi usava l’espressione “conoscere per deliberare“. Non è pensabile che si chieda ai cittadini di partecipare tenendoli disinformati”.