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Riforma Trattati Ue, ok del Parlamento alle conclusioni della Conferenza: ecco le novità che dovranno essere approvate dal Consiglio

I punti più importanti sul tavolo dei 27 Stati membri sono proprio quelli che hanno fatto emergere i limiti dell'Unione in situazioni d'emergenza come la guerra in Ucraina e, soprattutto, la pandemia. Ossia l’espansione dei poteri dell’Unione in materia di salute, energia, difesa e politiche sociali ed economiche e, soprattutto, il decisivo tema dell'unanimità in sede di Consiglio. Ma c'è anche l'estensione dell'iniziativa legislativa all'Aula

L’Unione europea punta dritto verso la revisione dei Trattati. L’ultima istituzione a dare il via libera è il Parlamento europeo che ha approvato le conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e chiede che alla prossima riunione del Consiglio Ue, prevista a giugno, inizi l’analisi del dossier. I punti più importanti sul tavolo dei 27 Stati membri sono proprio quelli che hanno fatto emergere i limiti dell’Unione in situazioni d’emergenza come la guerra in Ucraina e, soprattutto, la pandemia. Ossia l’espansione dei poteri dell’Unione in materia di salute, energia, difesa e politiche sociali ed economiche e, soprattutto, il decisivo tema dell’unanimità in sede di Consiglio.

IL VOTO – La risoluzione è stata approvata dalla Plenaria di Strasburgo con 355 voti a favore, 154 contrari e 48 astenuti. Nel testo si chiede di “riformare le procedure di voto in seno al Consiglio per migliorare la capacità di azione dell’Unione europea, incluso il passaggio dall’unanimità del voto a quello a maggioranza qualificata in ambiti quali le sanzioni, le cosiddette clausole passerella e le emergenze”. Nel testo gli eurodeputati chiedono anche di “adattare le competenze dell’Ue, soprattutto nei settori della salute e delle minacce sanitarie transfrontaliere, nel completamento dell’unione energetica basata sull’efficienza e sulle energie rinnovabili, nella difesa e nelle politiche sociali ed economiche” e di “riconoscere al Parlamento il diritto di avviare, modificare o revocare la legislazione, nonché i pieni diritti di co-legislatore sul bilancio Ue”.

I TEMI – Già dalle conclusioni della Conferenza sono emersi i punti più importanti dai quali è necessario partire per avviare un cambiamento che ormai appare imprescindibile alla maggioranza delle formazioni e dei governi europei per garantire la sopravvivenza dell’Unione. E il tema principale è sicuramente quello dell’unanimità nelle scelte in sede di Consiglio Ue. Al momento, anche in situazioni emergenziali come i fondi per la ripresa dopo la pandemia di coronavirus, è necessario che tutti i governi dei 27 Stati membri siano d’accordo sul testo definitivo. Basta l’opposizione di uno di loro a bloccarne l’entrata in vigore. Una formula che aveva senso nel contesto di un’Unione europea a partecipazione limitata ma che oggi, con 27 Stati membri e altri ancora che, dal 2025, entreranno a farne parte, quelli dei Balcani Occidentali, rischia di diventare un freno alle decisioni e alle riforme europee. Secondo i sostenitori del cambiamento, infatti, dare ad ogni Paese il diritto di veto rappresenta non un alto livello di democrazia, bensì il contrario, esponendo l’Ue al ricatto dei singoli Stati.

Sempre con l’intento di aumentare il livello democratico delle istituzioni di Bruxelles, si chiede che le riforme diano anche al Parlamento, l’unico organo eletto direttamente dai cittadini, il potere di iniziativa legislativa. Una modifica voluta fortemente dalla Plenaria e che avvicinerebbe quella di Bruxelles agli standard di una democrazia parlamentare.

Infine, c’è la questione dello sviluppo organico delle competenze europee in settori chiave, uno su tutti quello sanitario. La pandemia ha messo in evidenza la mancanza di coordinamento europeo di fronte alle emergenze di natura sanitaria, sia nell’acquisto e nella distribuzione dei vaccini che nelle iniziative intraprese dai singoli governi per il contrasto alla diffusione del virus. Senza dimenticare le decisioni unilaterali sulle chiusure dei confini. All’ambito sanitario, si legge nel documento, si devono affiancare anche quelli sulla transizione ecologica e le energie rinnovabili, della difesa, messo anche questo a dura prova dall’escalation militare in Ucraina, delle politiche sociali e di quelle economiche.

L’OK DELLA FRANCIA – Da Paese che detiene la presidenza di turno dell’Unione europea, la Francia ha già comunicato il suo pieno sostegno alle riforme partorite dal Congresso sul futuro dell’Unione: “Sulla questione dell’unanimità noi siamo aperti a un’evoluzione verso un maggior uso della maggioranza qualificata – ha detto il ministro francesi per gli Affari Ue, Clement Beaune, parlando alla Plenaria del Parlamento europeo a nome del Consiglio Ue – Come presidenza francese ci metteremo in contatto con la presidenza ceca (che inizia a luglio, ndr) sull’argomento e proporremo che ci sia uno spazio anche al prossimo Consiglio europeo”.

LA COMMISSIONE – Anche la Commissione europea ha assicurato che si muoverà speditamente per procedere con i vari step in direzione di una riforma dei Trattati. La vicepresidente della Commissione Ue e copresidente della conferenza, Dubravka Suica, è intervenuta nel corso del dibattito spiegando che “la prossima settimana la Commissione Ue presenterà la prima comunicazione contenente le sue idee per dare seguito alle proposte contenute nel documento finale della Conferenza sul Futuro dell’Europa nei settori che le competono. Una prima proposta concreta per dare seguito alle conclusioni finali verrà annunciata da Ursula von der Leyen a dicembre nel discorso Stato dell’Unione”.

LE REAZIONI – Una riforma, quella proposta dalla Conferenza, che però non trova tutti i partiti d’accordo, soprattutto sull’eliminazione del potere di veto in sede di Consiglio Ue. Anche la Lega, per bocca dell’eurodeputato Antonio Maria Rinaldi, si è detta insoddisfatta dei risultati emersi dal confronto, soprattutto perché, a loro dire, l’eliminazione del potere di veto “toglie sovranità ai singoli Stati”: “La Conferenza sul Futuro dell’Europa doveva servire ad aprire un dibattito sulle reali cause delle crisi che hanno colpito l’Ue per renderla sostenibile, invece di proporre meccanismi per aggirare il Parlamento legittimando iniziative nell’interesse di alcuni a discapito di altri. La modifica del Trattato più discussa è nel superamento del voto all’unanimità a favore del voto a maggioranza qualificata in Consiglio, anche in tema di politica estera, sicurezza comune, bilancio e fiscalità. Ma se l’obiettivo è superare un meccanismo di ostacolo allo sviluppo di una difesa comune, l’art. 48 TUE non offre alcun iter per renderlo possibile in tempi brevi perché la procedura semplificata riguarda solo modifiche relative alle politiche e azioni interne dell’Ue. Eliminare l’unanimità metterebbe a repentaglio la sovranità degli Stati membri perché consentirebbe la creazione di alleanze di blocco fra Paesi e questo non rientra nello spirito dei trattati”.

Per Sandro Gozi, dei liberali di Renew Europe, “le conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e le richieste dei cittadini europei sono chiare: l’Europa o sarà democratica e potente o non sarà. Oggi il Parlamento è atteso al varco: abbiamo voluto questo dibattito aperto con i cittadini, adesso dobbiamo rispettare i nostri impegni e riformare i trattati. Il mondo è cambiato, la guerra è tornata nel nostro continente e ha mostrato ancora di più le nostre debolezze. Viviamo in un’epoca di imperi in cui dobbiamo decidere se esistere o sparire: l’unanimità è la garanzia della nostra scomparsa“.