Se non vinci diventi brutto: magari non ti tirano le pietre, ma di sicuro non ti chiamano più. E’ la sintesi del pensiero di Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan per 31 anni e oggi del Monza, fresco di promozione in Serie A. Un pensiero che ha spiegato bene in un’intervista rilasciata al direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni: “Quando il 13 aprile del 2017 finisce la mia avventura al Milan ho capito tante cose: il mio telefonino si è trasformato nello specchio di un mondo. Adriano Galliani fino a quel momento era bello, alto, con gli occhi azzurri, tipo Brad Pitt, quando è uscito dal Milan è diventato Calimero: la frequenza delle chiamate si è ridotta in modo esponenziale, ed è ripresa soltanto il 28 settembre 2018 quando Silvio Berlusconi ha acquistato il Monza”.
Galliani arriva persino a quantizzare la popolarità: “Cento telefonate in C, 200 in B, qualcuna in più nella stagione in cui col Monza abbiamo sfiorato la Serie A”. E in A chiaramente è tornata l’avvenenza: “Ho contato 165 messaggi di procuratori. Li ho segnati tutti con l’asterisco. Sono di nuovo un misto tra Paul Newman, Richard Gere, Marlon Brando e Brad”. Un percorso formativo dunque: “Un cammino laico di Santiago de Compostela, che mi pare sia lungo 800 chilometri”. E all’orizzonte la nuova stagione col Monza in A. Berlusconi al solito vola alto, dichiarando di voler vincere lo Scudetto e giocare la Champions, a Galliani invece il compito di fare il sarto: “Cambieremo tanto per adeguare la rosa alla categoria. Dobbiamo avere quattro calciatori provenienti dal settore giovanile: l’unico ex praticabile sarebbe Pessina, al quale voglio bene, ma non mi pare un acquisto realizzabile. Punteremo comunque sui giovani”. Frase, quest’ultima, che renderà Galliani ancora più bello agli occhi di chi ha giovani calciatori per le mani.