L'organizzazione, insieme al comitato Io Voto Fuori Sede, ha depositato un atto di citazione al Ministero dell'Interno e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per violazione del diritto di voto di lavoratori e studenti fuori sede. E annuncia una battaglia legale per sbloccare la legge - ferma in Parlamento - almeno prima delle elezioni politiche del 2023
Più di 18mila fuori sede genovesi non potranno esprimere la propria preferenza sul futuro sindaco e sulla futura giunta. Almeno 16mila quelli che non potranno incidere sul risultato dei Referendum a tema giustizia. Al centro del problema, l’impossibilità di votare al di fuori del proprio luogo di residenza. Sono i numeri raccolti dall’organizzazione non profit The Good Lobby solo per quanto riguarda Genova, dove domenica 12 giugno si vota anche per le elezioni Comunali. Il problema però è nazionale: per questo la richiesta alle istituzioni è di arrivare a sbloccare la legge sul voto dei fuori sede – ad oggi ferma in Parlamento – almeno prima delle elezioni politiche del 2023.
The Good Lobby, impegnata su obiettivi di equità e di democraticità, e il comitato Io Voto Fuori Sede, incentrato sul tema del voto per i cittadini in mobilità, hanno depositato un atto di citazione per violazione del diritto di voto nei confronti di lavoratori e di studenti fuori sede, al Ministero dell’Interno e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La citazione è stata notificata al Tribunale di Genova per conto di sei cittadini residenti a Genova, che per motivi di studio o di lavoro sono costretti a vivere altrove e che alle scorse elezioni non hanno potuto votare. “Milioni di cittadini ancora oggi spesso non riescono a votare poiché i viaggi verso la residenza, unico luogo dove è possibile esercitare il proprio diritto di voto, sono insostenibili per via dei costi esagerati o degli eccessivi tempi di viaggio”, denuncia The Good Lobby in un comunicato.
I rappresentanti delle due organizzazioni si sono riunite in piazza Portoria, davanti al Tribunale di Genova, per manifestare il proprio dissenso di fronte all’immobilità della politica, non in grado di garantire il pieno diritto di voto ad oltre 4,9 milioni di studenti e lavoratori fuori sede. “Saranno tantissimi i cittadini e le cittadine italiane che non voteranno solo perché non è ancora possibile il voto a distanza, presso il domicilio“, sottolinea ancora The Good Lobby. Una pratica che invece è garantita negli altri paesi dell’Unione europea. Per questo, conclude il comunicato, “la decisione di dare il via ad una battaglia legale che ha l’obiettivo di spingere la politica a sbloccare la legge sul voto ai fuori sede ancora ferma in Parlamento prima delle prossime elezioni politiche del 2023″.