Il centrosinistra contro il “sistema Asti”. Nella città piemontese, alle elezioni amministrative di domenica, il sindaco uscente Maurizio Rasero, esponente di Forza Italia ed ex vicepresidente della Cassa di risparmio di Asti, cerca di ottenere il secondo mandato nel segno della continuità amministrativa. A sostenerlo c’è il fronte unito del centrodestra, composto dai berlusconiani, Lega, Udc, Fratelli d’Italia e tre liste civiche. Per farcela, dovrà avere la meglio su altri sei candidati tra i quali spicca Paolo Crivelli. Sessantotto anni, medico infettivologo, Crivelli è stato richiamato ad Asti prima per fornire il suo aiuto durante l’emergenza Covid (era andato in Sicilia con la Croce rossa per assistere i profughi) e poi come candidato sindaco della coalizione Astinsieme, nata da Partito democratico, Movimento 5 Stelle e alcune civiche dopo cinque anni di opposizione a Rasero. Corre da solo, invece, il candidato di Azione, Marco Demaria, che avrebbe dovuto rappresentare un terzo polo centrista a cui, però, Italia Viva ha fatto mancare il suo sostegno. Gli altri candidati sono Salvo Puglisi della civica Adesso Asti, Maurizio Tomasini di “Ancora Italia – Per la sovranità democratica” e poi Margherita Ruffino del Popolo della famiglia e Chiara Chirio di Italexit.
Uno dei temi entrato nella campagna elettorale è il “sistema Asti”, fatto di legami tra politica, amministrazioni e finanza, che poi vuol dire la Cassa di risparmio di Asti e la sua fondazione. È un sistema fatto di porte scorrevoli e cariche che si accumulano, ma anche di fondi erogati che sostengono le attività delle organizzazioni locali, stringendole a sé. A rilanciare il tema è stato, quasi paradossalmente, un esponente del centrodestra: il presidente uscente della Provincia, Paolo Lanfranco, sindaco di Valfenera eletto con la Lega, da cui si è dimesso la scorsa settimana.
Il pretesto delle sue dimissioni ruota intorno al Gruppo di azione locale (Gal), cooperativa composta dai comuni (soci pubblici col 10 per cento delle quote) e dal settore privato il cui compito è gestire alcuni fondi europei. Dal 1997 alla presidenza di questa cooperativa domina Mario Sacco, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Asti, una delle sue tante cariche, tra le quali c’è anche la presidenza del consorzio universitario di Asti, l’Astiss.
Nel 2020, in rappresentanza dei sindaci, Lanfranco chiede a Sacco di favorire l’elezione di un sindaco come suo successore al Gal, ma dopo due anni Sacco mantiene la sua carica. Di fronte a questa decisione, Lanfranco accusa Sacco di scorrettezze e nota: “Il governo del Gal è evidente come sia connesso – addirittura plateale ed esplicito nella sua presidenza – con la Fondazione CR Asti e tutto quello che è ad essa legato e in qualche modo finanziariamente dipendente: certa politica, Astiss, Asti Musei, Atl…”, ha scritto nella lettera chiedendosi se gli intrecci siano “sinergia” oppure “commistione”: “È legittimo tutto questo? È compatibile e rispettoso delle regole di una democrazia sostanziale?”. A distanza di pochi giorni, è arrivata la lettera di dimissioni dalla Lega: “È noto come la Provincia, ente di cui ho cercato di tutelare la dignità e l’autonomia, sia stata a più riprese destinataria di attacchi irrituali da parte di rappresentanti di altre istituzioni locali”, scrive per poi notare una “una distanza insanabile di questa Lega da quell’attenzione sostanziale alle autonomie locali”. Infine conclude annotando: “So che sarò incolpato di eventuali risultati insoddisfacenti nella prossima tornata elettorale; allo stesso modo so che se avessi comunicato questa decisione dopo le imminenti consultazioni sarebbe stato detto che abbandonavo nel momento del declino”.
E così, dopo le sue lettere, il tema del “sistema Asti” ha rianimato le polemiche a pochi giorni dal voto. “Mi sembra pazzesco far entrare il Gal nella campagna elettorale: è una discussione che non ci riguarda”, ha dichiarato il sindaco Rasero a La Stampa di Asti in un’intervista mercoledì. La questione – però – non riguarda soltanto la cooperativa dell’area nord della provincia, ma soprattutto il sistema di potere legato alla banca di cui lui è stato vicepresidente fino al settembre 2017, pochi mesi dopo la sua elezione. “Negli anni, si è formata una concentrazione di potere che avviene ad Asti e non altrove e che crea un ‘cortocircuito’ tra politica e attori economici del territorio – ha scritto Crivelli in una nota su Facebook –. Un ‘sistema’ che allontana le voci indipendenti e che non gradisce critiche, anche se costruttive”. Il candidato del centrosinistra ricorda che il Gal “è solo uno degli enti ‘controllati’ da poche persone, sempre le stesse” e che questo sistema farebbe “perdere ad Asti occasioni di crescita”. Così promette agli astigiani nomine “basate sulla trasparenza e il merito”, perché “conterà essere ‘bravi’ e non ‘fedeli’”, e scelte che evitino l’accumulo di cariche. Pare un velato riferimento a Sacco, che non aveva accettato le critiche di Crivelli alla gestione dell’Astiss: “L’università ad Asti è tra le ultime in Italia, dopo Crotone. C’è bisogno di rifondarla”, aveva detto a maggio l’esponente del centrosinistra innescando i malumori di Sacco e del sindaco Rasero, consigliere del consorzio universitario come rappresentante della città.