Dopo le frustrazioni per il trattamento ricevuto da parte della famiglia reale durante il Giubileo di Platino, adesso ci si mette anche la giustizia. Il tribunale di Londra ha infatti stabilito che la fondazione creata dal duca del Sussex, Invictus Games Foundation, dovrà rinunciare all’uso del marchio “Invictus” per la sua linea di gadget e abbigliamento
Nell’ultimo periodo, se per Harry e Meghan poteva andare male, ora si può dire che va anche peggio. Dopo le frustrazioni per il trattamento ricevuto da parte della famiglia reale durante il Giubileo di Platino, adesso ci si mette anche la giustizia. Il tribunale di Londra ha infatti stabilito che la fondazione creata dal duca del Sussex, Invictus Games Foundation, dovrà rinunciare all’uso del marchio “Invictus” per la sua linea di gadget e abbigliamento, perché il nome è troppo simile a quello del marchio italiano di moda, Invicta. Le buone intenzioni della organizzazione benefica in favore dei veterani di guerra non hanno commosso i giudici che hanno condannato la charity alla rinuncia di utilizzo. Harry aveva fondato l’organizzazione nel 2013 dopo aver assistito ai Warriors Games dedicati ai veterani che si tengono negli Stati Uniti. L’Invicta, invece, è stata fondata a Londra nel 1906 e originariamente produceva borse per i militari, poi, nel 1921 è stata acquisita da una società che l’ha trasferita a Torino per finire nella mani di Seven Spa, nel 2006.
Una lunga storia per un marchio che non si è fermato nemmeno davanti al sesto in linea per la successione al trono britannico. Forti di un passato che ha inanellato successi come i famosi zainetti che imperversavano sulle spalle di tanti ragazzi degli anni ’80, Invicta ha impugnato con fermezza la scelta di Harry di tentare di depositare il marchio per i suoi gadget con un nome troppo assimilabile al suo. Le argomentazioni avanzate dalla compagnia italiana hanno convinto i giudici nonostante la testimonianza resa dal duca del Sussex in persona. Secondo l’intervista riportata dal Times ad Andrew Lowans, il portavoce della Charity, Harry in aula avrebbe argomentato la sua difesa facendo riferimento al significato della parola Invictus, sinonimo di regalità, cosa che avrebbe fatto pensare alla fama e al successo del Duca del Sussex e di conseguenza ai feriti durante le guerre al servizio del Paese. Dal canto suo, il brand italiano ha contrattaccato sostenendo che un logo siffatto avrebbe indotto confusione nei possibili acquirenti perché, in fondo, “Invicta ed Invictus rappresentano la formula alternativa della medesima parola di derivazione latina”.
L’obiezione è stata ampiamente accolta dal tribunale convinto della possibile confusione ingenerata da questa assonanza e ha così condannato la Charity di Harry a ripagare al marchio italiano le spese giudiziarie, pari a 1.600 sterline e a rinunciare all’utilizzo del nome. In aula, come prova, sono state portate anche immagini di un banner recante la scritta “I am Invictus” e trasmesse sulla BBC nel 2014 mentre Harry consegnava il titolo di Personaggio Sportivo dell’anno. E grane sarebbero all’orizzonte anche per Meghan che, secondo il Daily Mail, non la passerà liscia nel suo tentativo di depositare il marchio “archetypes” dopo l’annuncio di voler intitolare con quel nome, “storico”, la sua nuova serie di podcast per il gigante Spotify. La duchessa del Sussex avrebbe presentato richiesta all’ufficio preposto negli Stati Uniti all’inizio di quest’anno, ma l’esito della domanda pare incerto.
Insomma altre nubi all’orizzonte per una coppia che, in passato, nel suo tentativo di brandizzarsi ha già preso dei bei ceffoni dall’amata regina Elisabetta II.
Non si dimentichi il divieto emesso da Buckingham Palace nel 2020 che ha loro impedito di utilizzare l’etichetta “Reale” forzandoli ad accontentarsi del titolo di duchi del Sussex. In ultimo, proprio dei giorni scorsi, il “no” assoluto a diffondere l’immagine della sovrana eventualmente ritratta accanto alla piccola Lilibet in occasione del suo primo compleanno. Divietò allargato a tutti i membri della famiglia reale che ben si sono guardati dal farsi riprenderemo fotografare accanto ai due “americani”, tenuti debitamente a distanza in ogni uscita pubblica e occasione privata.