“Il perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente), mi ha convinto a chiedere al Dis (il Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza, la struttura che coordina i servizi, ndr) di declassificare il tanto evocato ed equivocato Bollettino sulla disinformazione che avrebbe ispirato il noto articolo apparso sul Corriere della Sera“. Lo ha dichiarato il sottosegretario a palazzo Chigi con delega alla sicurezza della Repubblica, Franco Gabrielli, in seguito alle polemiche nate dalla pubblicazione sul quotidiano di una lista di presunti “putiniani” che sarebbero stati oggetto di un report dei servizi commissionato dal Copasir. Mercoledì il presidente dell’organo parlamentare, Adolfo Urso, aveva precisato che a realizzare il documento era stato “un tavolo interministeriale” con la partecipazione dell’Agcom, soltanto coordinato dall’intelligence.
“Il Bollettino, come già anticipato, compendia l’attività di uno specifico tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano, oltre ad Aise e Aisi (le agenzia di intelligence per l’interno e per l’estero, ndr), l’Ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, i ministeri dell’Interno e della Difesa“, spiega ora Gabrielli in una nota. “Di recente è stato esteso al Dipartimento dell’informazione e dell’editoria della presidenza del Consiglio dei Ministri, al Mise, all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e all’Agcom. Di ciò è dato conto in tutte le relazioni periodiche al Parlamento. Tale Bollettino – precisa – riguarda un’analisi del fenomeno basata unicamente su fonti aperte e non contiene, considerata la fisiologica diffusione, alcun elemento proveniente da attività di intelligence”.
“Auspico che la sua lettura integrale, al di là di strumentali veicolazioni parziali, faccia comprendere la reale finalità della sua collazione – in linea con le sollecitazioni dell’Unione Europea, da ultimo con la decisione del Parlamento Europeo del marzo scorso – e porti alla definitiva cessazione di ogni infamante sospetto sull’attività dell’intelligence nazionale o su fantomatici indirizzi governativi volti a limitare il diritto di informazione, da me, in più circostanze, evocato come vero ed efficace antidoto alla disinformazione”, conclude la nota del sottosegretario.