I nuovi contratti dovranno coprire il 2022 e il 2023, l'esito delle trattative in corso è previsto per novembre. La richiesta del sindacato tiene conto dell'obiettivo di inflazione della Banca Centrale Europea (2%) più un aumento della produttività dell’1,1%: "Se prendessimo in considerazione il tasso attuale di quasi l’8% le nostre richieste sarebbero a due cifre". Dunque, spiega il numero uno, non c'è il rischio di una spirale prezzi-stipendi
Jörg Hoffmann, capo del potente sindacato tedesco dei lavoratori metalmeccanici e dell’elettronica IG-Metall, vuole raggiungere nella trattativa collettiva in autunno aumenti di oltre il 7% per equiparare i salari all’inflazione e far sì che includano anche una redistribuzione dei forti guadagni delle imprese. I nuovi contratti dovranno coprire il 2022 e il 2023, l’esito delle trattative in corso è previsto per novembre. La richiesta del sindacato tiene conto dell’obiettivo di inflazione della Banca Centrale Europea del 2% per due anni più un aumento della produttività dell’1,1%, come ha indicato Hofmann alla Süddeutsche Zeitung. “Se non prendessimo in considerazione il tetto di inflazione della Bce ma il tasso attuale di quasi l’8% le nostre richieste sarebbero a due cifre”: per questo Hofmann non vede rischi di una spirale di aumenti dei prezzi in seguito all’incremento dei salari.
I contratti per i circa 3,7 milioni di addetti scadono a settembre e il sindacato sta trattando le loro richieste, una cifra precisa però verrà definita dalla direzione federale solo l’11 luglio. In trattative separate per i 68mila operai delle industrie metallurgiche nord-occidentali il sindacato richiede l’8,2% di aumento, argomentando che nonostante la guerra in Ucraina e le difficoltà nei rifornimenti l’industria va bene ed è piena di commesse fino all’autunno. Alcuni giorni fa Stefan Wolf, presidente dell’associazione dei datori di lavoro del settore Gesamtmetall aveva prevenuto la IG-Metall dal presentare richieste eccessive. Le industrie sono già in difficoltà e ogni aumento pone a rischio il mantenimento dei posti di lavoro.
Il cancelliere Olaf Scholz (Spd) nel dibattito generale al Bundestag la settimana scorsa ha annunciato di voler trattare con i datori di lavoro e i sindacati un’azione concertata contro l’inflazione elevata. È un modello, come evidenzia Hans-Joachim Vieweger della Ard, che era stato già sperimentato alla fine degli anni Sessanta sotto la grande coalizione dal ministro dell’economia Karl Schiller (un socialdemocratico reduce da diversi organismi nazionalsocialisti) che concordò con rappresentanti dei datori di lavoro, sindacati e banca centrale una legge di stabilità che avrebbe dovuto portare a un equilibrio tra i diversi traguardi politici nella concordia delle parti, ma che funzionò solo a breve termine, perché sia i datori di lavoro che i sindacati temevano interventi a scapito dell’autonomia contrattuale e la banca centrale rivendicò l’indipendenza nelle politiche monetarie. Helmut Schmidt diceva che era preferibile un’inflazione al 5% piuttosto che una pari disoccupazione, ma la crisi petrolifera negli anni Settanta portò alla stagflazione: inflazione, scarsa crescita ed alta disoccupazione tutte insieme.
Scholz ha spiegato che non vuole imporre nulla alle parti, ma al contempo ha lodato come valido approccio quello dell’industria chimica, che anche prima della conclusione delle trattative che proseguiranno in ottobre ha concordato col sindacato Igbce il versamento di un singolo premio straordinario (1.400 euro da maggio, 1.000 le aziende in difficoltà, 500 gli apprendisti) capace di coprire la perdita di potere di acquisto dei dipendenti senza gravare costantemente sui costi delle imprese. Segnali positivi all’iniziativa di Scholz ci sono stati sia dal presidente degli industriali della BDA Rainer Dulger che da quello dell’Associazione dei sindacati tedeschi DGB Yasmin Fahimi, che però ha sottolineato che le trattative salariali non si conducono nel cancellierato.
Anche il Bundesrat ha intanto approvato oggi l’aumento del salario minimo per tutti a 12 euro dal primo ottobre, l’accantonamento straordinario di 100 miliardi per l’esercito ed il bilancio di 496 miliardi per il 2022, che prevede indebitamenti per circa 139 miliardi di euro in via eccezionale per la pandemia e la guerra in Ucraina. Con la firma del presidente e la pubblicazione della legge i lavoratori con mini-Job potranno guadagnare fino a 520 euro al mese anziché al massimo 450 per restare esenti da obblighi dichiarativi; gli occupati nella sanità fruire del premio fino a 550 euro per i carichi di lavoro durante la fase acuta della pandemia; le pensioni avranno scatti dal 1° luglio di quest’anno (+5,35% ad ovest e + 6,12% ad est), per quelle di invalidità, tuttavia, solo dal 1° luglio 2024. I percettori di salario sociale Hartz IV (il nostro reddito di cittadinanza, ndr) godranno poi di un anno di impunità in caso di violazioni dei loro doveri legali. Solo casi straordinari come la mancata presentazione all’ufficio collocamento resteranno punibili, ma con trattenute al 10% e non più al 30%, e non sarà più sanzionabile il rifiuto di un lavoro. La moratoria è prevista in vista dell’introduzione di una nuova disciplina complessiva di reddito di cittadinanza.