La partita è ancora aperta e per Emmanuel Macron la strada per ottenere la maggioranza assoluta dell’Assemblée Nationale si fa in salita. In un clima di astensione record (oltre il 50%) e totale disillusione verso le forze politiche, la sinistra unita di Jean-Luc Mélenchon è riuscita in una prima impresa: rendere possibile la spallata all’alleanza che sostiene il presidente. Secondo gli exit poll del primo turno delle elezioni legislative infatti, è testa a testa tra la coalizione della gauche Nupes (26,8%) e gli avversari di Ensemble! (25%). Il leggero vantaggio però non reggerebbe al secondo turno di domenica prossima: secondo le proiezioni diffuse dai media francesi, la maggioranza macronista è avanti con una forbice tra 270 e 310 seggi, mentre Mélenchon e i suoi dovranno accontentarsi di 170-220 seggi. Ma, ripetono i partiti, niente è deciso e sarà solo il voto di domenica prossima a decretare i vincitori finali. Le elezioni legislative in Francia sono decise da un sistema maggioritario a doppio turno e con collegi uninominali: viene eletto subito chi supera la maggioranza assoluta dei voti espressi (50% +1) e va al ballottaggio chi ha ricevuto il 12,5 per cento dei consensi degli aventi diritto. Quindi, da qui a domenica 19 giugno, ancora tutto può succedere.
Per Macron, riconfermato un mese fa alla presidenza della Repubblica, fondamentale è avere una maggioranza che giochi in suo favore. E anche se ormai è impossibile puntare ai 341 seggi dello scorso mandato, spera nel ballottaggio. Ma non è un caso che, a pochi minuti dalla chiusura delle urne, il capo dello Stato abbia fatto sapere che ai suoi chiede “umiltà”: dare per scontato la vittoria, in un clima di così forte indecisione, è il primo passo per perdere tutto. Intanto, poco prima, Mélenchon correva invece a decretare la sconfitta del presidente: “La Nouvelle union populaire è in testa”, ha dichiarato. “Il partito presidenziale alla fine del primo turno è battuto e sconfitto. Per la prima volta nella Quinta Repubblica, un neoeletto presidente non riesce a ottenere la maggioranza nelle elezioni legislative”. E ha fatto un appello: “Invito le persone a uscire allo scoperto domenica prossima“.
Di sicuro, uno dei segnali che non può essere ignorato è quello dell’astensione: in particolare per Mélenchon, era fondamentale riuscire a convincere il più possibile l’elettorato giovane ad andare a votare, ma stando alle cifre finali, la mobilitazione attesa non c’è stata. Secondo le stime, il numero di elettori francesi che oggi non si sono recati alle urne oscilla tra il 52,1% e il 52,8%. L’affluenza alle 17 si era fermata al 39,42%, di 1,33 punti più bassa rispetto a quella del 2017.
Un segnale importante è arrivato anche dalla candidature riconfermate o meno. Ce l’ha fatta a superare il primo turno, ma andrà al ballottaggio la prima ministra Elisabeth Borne: è risultata ampiamente in testa nella sesta circoscrizione del Calvados e affronterà il candidato della gauche (Nupes) nel secondo turno. Qualificata nell’undicesima circoscrizione del Pas-de-Calais anche Marine Le Pen. “Invito tutti gli elettori a confermare il loro voto. Il secondo turno ci da la possibilità di inviare numerosi deputati all’Assemblea”, ha dichiarato. E parlando di quelle sfide dove al ballottaggio ci saranno i candidati Nupes contro i macronisti, ha detto espressamente di non dare il voto né agli uni né agli altri. Le Pen spera ora di riuscire a formare un gruppo parlamentare all’Assemblea Nazionale. Secondo le stime, il Rassemblement National otterrebbe tra i 15 e i 30 seggi. Dura batosta invece per Eric Zemmour, l’ex giornalista di estrema destra e fondatore del movimento Reconquete: è stato eliminato al primo turno nel Var, il dipartimento di Saint-Tropez, sud della Francia. Zemmour già alle scorse presidenziali aveva ottenuto un risultato molto al di sotto delle attese. Come previsto infine, perde il ruolo di primo gruppo di opposizione il partito della destra erede del neogollismo, i Républicains, che con uno score fra l’11,6% e il 14% sembra confermare la pesante disfatta della sua candidata alle presidenziali, Valérie Pécresse.
Tra gli eliminati illustri c’è anche l’ex ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer, che si era “paracadutato” nella quarta circoscrizione della Loiret e dove non è riuscito ad arrivare neanche al ballottaggio. Un messaggio molto chiaro per Macron: il secondo mandato si prospetta molto più complesso del primo e soprattutto perché l’opposizione di sinistra è riuscita a ricompattarsi intorno a un leader. La sinistra di Mélenchon, per la prima volta dopo anni riunita (Socialisti-Verdi-Comunisti-La France Insoumise), ora punta in alto e come obiettivo minimo ci sarà quello di rendere la vita difficile ai macronisti. A partire dal risultato di domenica prossima, sperando di riuscire a portare più persone alle urne.