Prada, Dior, Hermés, Louis Vuitton, Loewe, Valentino, Armani, Cartier, Versace, Fendi, Missoni, Cavalli, Ferragamo, Antonio Marras, Dolce & Gabbana: c'erano tutti ma proprio tutti. E la cosa non è passata inosservata. Attenzione però a bollare semplicisticamente la cosa come una mera (ed eccelsa) trovata di marketing
Installazioni, esposizioni, collaborazioni, collezioni speciali, cocktail, cene esclusive e chi più ne ha più ne metta. Se l’intero mondo della moda si è mobilitato per la Milano Design Week un motivo c’è e vale la pena prestarci un attimo di attenzione. Se da un lato è vero che moda e arte sono due facce della stessa medaglia, due anime che storicamente tengono in vita il capoluogo lombardo, dall’altro è vero anche che mai prima d’ora si era visto un simile dispiegamento di forze (e di fondi) per il Fuorisalone. Tanto più con la consapevolezza che molti addetti ai lavori sarebbero già stati impegnati su altri fronti e con il Pitti e la Settimana della Moda Uomo alle porte. Prada, Dior, Hermés, Louis Vuitton, Loewe, Valentino, Armani, Cartier, Versace, Fendi, Missoni, Cavalli, Ferragamo, Antonio Marras, Dolce & Gabbana: c’erano tutti ma proprio tutti. E la cosa non è passata inosservata. Attenzione però a bollare semplicisticamente la cosa come una mera (ed eccelsa) trovata di marketing: certo, ovviamente è anche questo, tanto più dopo due anni di pandemia che hanno ribaltato l’interesse dai vestiti alla casa, ma la verità è che alle radici di questa colonizzazione e commistione di ambiti si annida un cambiamento potenzialmente epocale. Non stiamo parlando delle collezioni d’arredo dei grandi brand del lusso, già dagli anni Ottanta, con il boom delle licenze, erano sbocciate linee “casa” più o meno attenzionate: qui si parla piuttosto di una sinergia fattuale e intellettuale tra case di moda e designer. Ecco quindi che oggi i brand si fanno mecenati, sostenitori e promotori attivi di arte e design, strizzando l’occhio alla fascia più esclusiva – ed ambita – dei cosiddetti “big spender”.
“Quanto l’essere umano vive, abita, si veste, consuma? La commistione tra moda e design è quanto di più logico e conseguente per rispondere alle esigenze dell’uomo. Non sono temi che l’essere umano affronta, sono ciò di cui abbiamo bisogno”, ci ha detto l’architetto Ludovica Serafini nel corso della presentazione del nuovo modello di sandali che ha realizzato assieme al suo studio per Fratelli Rossetti. Eppure fino a poco, pochissimo tempo fa, questi due ambiti erano in antitesi tra loro, con il design visto come l’opposto della moda. Laddove il primo studiava forme e soluzioni destinate a rimanere il più a lungo possibile con noi, la seconda cambiava ogni tre-sei mesi per rinnovare il desiderio dell’acquisto. Oggi, invece, questo gap di temporalità va assottigliandosi sempre di più e il focus si sta spostando sul crossover di linguaggi e di metodo. E se da una parte al fast fashion corrisponde il fast furniture, con Ikea e Maison du Monde a fare da corrispettivo a Zara e H&M (che pure hanno le proprie collezioni casa); dall’altra ci sono i prodotti (siano essi vestiti o mobili) pensati per sopravvivere alle mode del tempo. Così gli stilisti vanno ad assomigliare ai progettisti e le case di moda convergono verso l’arte (ne abbiamo già parlato in occasione della Biennale di Venezia) e, appunto, il design, nello spasmodico tentativo di andare oltre la dicotomia significato-significante. In una società che guarda all’irreale in cerca di nuovi mondi e di orizzonti di senso inesplorati, tra Metaverso ed Nft, ecco che la concretezza materica del prodotto offerta dal design si configura come un porto sicuro a cui ancorarsi in tempi di cambiamento. Almeno fintanto che non sarà concluso il processo di risignificazione.
Di seguito alcuni dei progetti più belli visti questa settimana:
LOUIS VUITTON – Dopo 20 anni di abbandono, l’ex Garage Traversi di via Bagutta 2 è diventato uno spazio espositivo unico nel suo genere, con la sua architettura razionalista opera dell’architetto Giuseppe de Min. La casa di moda francese ha deciso di celebrare così i dieci anni di “Objets Nomades“, la sua collezione di mobili e oggetti per la casa ispirati al viaggio: la linea, lanciata nel 2012 e creata nel rispetto della sostenibilità ambientale recuperando anche materiali di scarto, è in mostra nei piani dell’ex parcheggio. L’allestimento coloratissimo ospita le nuove creazioni di Atelier Oï e dei Fratelli Campana, i pezzi cult si accompagnano alle ultime novità e ad alcuni oggetti simbolo dell’universo Vuitton, come ad esempio gli iconici bauli d’arredamento.
ANTONIO MARRAS – I cortili dell’Università Statale sono storicamente il fulcro del Fuorisalone e Antonio Marras non poteva scegliere location più adatta per per i suoi Giganti. Lo stilista e designer ha infatti trasformato le otto colonne del Cortile d’onore dell’ateneo milanese nei personaggi fantasmagorici di un racconto ispirato alla sua Sardegna. Le figure, in ottone e rame, realizzate nelle officine De Castelli sui disegni dello stilista, si appoggiano sui semicilindri in acciaio che avvolgono le colonne. Un processo di ossidazione ed erosione pennella i dettagli: è lo stesso Marras ad aver deciso gli ultimi tocchi.
MISSONI – La casa di moda di Sumirago è l’altra grande protagonista dell’allestimento del Fuorisalone. Accanto alla storica presenza a Rho-Fiera, Missoni ha debuttato nel cortile dell’Università degli Studi di Milano, in via Festa del Perdono, con due istallazioni divenute subito iconiche, soprattutto sui social: “Mega Verso” è il nome del progetto che ironizza sul Metaverso proponendo due giocosi orsetti giganti di pezza nella tradizionale fantasia a zig-zag colorata.
FERRAGAMO – La casa di moda fiorentina Salvatore Ferragamo ha collaborato con Acerbis, brand di design d’avanguardia, per Italian Excellence, un progetto curato da Francesco Meda e da David Lopez Quincoces, art directors di Acerbis. Una narrazione visiva dello spirito di italianità e della raffinata estetica che accomunano il lavoro e la ricerca creativa di Acerbis e di Ferragamo, presentando prodotti che raccontano la storia di grandi maestri italiani del design con alcuni prodotti rappresentativi della straordinaria innovazione. Come il tavolino Florian di Vico Magistretti, il tavolo Menhire, la seduta Med di Giotto Stoppino e Lodovico Acerbis e la cassettiera Storet di Nanda Vigo, accostati in vetrina con i prodotti-icona della Maison.
FENDI – La maison romana ha inaugurato in via Montenapoleone 3 un temporary Fendi Bar con un’anteprima della nuova collezione Art de la Table (che verrà lanciata a ottobre 2022) e dà la possibilità di fare colazione, light lunch o aperitivo con cocktail e logatissimi (e instagrammabilissimi).
HERMÈS – Nel cuore di Brera, il quartiere milanese per eccellenza “degli artisti”, Hermès ha scelto gli spazi ristrutturati della Pelota per un’esposizione artistica che altro non è se non la sua prima linea tessile per la casa, accostata a mobili e pregiate porcellane.
LUISA BECCARIA – Sembra venire da una tela impressionista il giardino segreto immaginato da Luisa Beccaria e presentato Fuorisalone nel suo spazio di Via Formentini, nel cuore di Brera. La tavola estiva prende a piene mani da una natura incantevole e selvaggia. La palette di colori è romantica, opaca, pastello e contribuisce a infondere ordine e serenità. I piatti in porcellana, con print caratteristici del marchio, sono accostati a calici, flûte e piccoli bicchieri da liquore realizzati a mano da maestri artigiani toscani.