Un articolo de La Stampa del 9 giugno scorso riporta la notizia che il Comune di Torino e Esselunga hanno trovato un accordo per far transitare altrove la strada di cantiere che avrebbe eliminato lo spazio all’aperto gestito dai ragazzi di Comala, di cui parlai qualche tempo fa. Ma la notizia deve anche essere letta nel suo aspetto negativo e cioè che il progetto del supermercato va avanti nonostante le opposizioni e che verrà cancellato il Giardino degli Artiglieri di Montagna, una delle rare aree verdi ancora esistenti in centro città.

Quello che però fa letteralmente rabbrividire è il termine usato per definire l’intera operazione e cioè “riqualificazione”. Un termine ormai abusato e che potrebbe anche adattarsi ad un’area industriale abbandonata o ad una cava, ma ad un’area verde

Come si può pensare che eliminare un’area verde sia una riqualificazione? Non è aberrante? Ma purtroppo, questo è il lessico antropocentrico degli “sviluppisti”, secondo cui una località montana o marina integra ha una “vocazione” turistica. E quindi se è in montagna bisogna coprirla di piste da sci o se è al mare di resort fronte mare.

Più in generale ecco il sostantivo “valorizzazione” per coprire di manufatti un’area naturale. Quasi che la natura non abbia un valore in sé, ma lo acquisti solo con i nostri umani interventi. Nel periodo in cui tutto diventa magicamente green e resiliente con una pura operazione di maquillage, queste sono le parole che realmente illustrano cosa hanno nelle menti i nostri politici e quindi cosa ci aspetta in futuro.

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