È il primo festival al mondo dedicato all’evento che accompagna gran parte dell’esistenza delle donne. Il ciclo. Accade all’universo femminile una volta al mese, da sempre, eppure è un argomento sul quale grava ancora un alone di “mistero”. Una sorta di imbarazzo che va di là della riservatezza. Il 26,5 per cento delle donne si vergogna solo a parlarne. Su questi presupposti debutta il Festival del ciclo mestruale, a Milano. Le date: 17, 18 e 19 giugno. I luoghi: gli spazi di Mare Culturale Urbano, Nuovo Armenia e Rob De Matt. C’è bisogno di parlare oggi, pubblicamente, di questo tema? Chi l’ha organizzato dice di sì. Perché fino a oggi la discussione era quasi preclusa sulla base di una considerazione: il ciclo è una costante biologica della donna, cosa c’è da dire di più? Invece c’è da dire molto di più. Diamo un’occhiata alla recente svolta spagnola. Il progetto di legge, al quale il consiglio dei ministri ha dato il via libera, sui diritti sessuali e riproduttivi ha introdotto permessi per tutte coloro che soffrono di mestruazioni “dolorose e invalidanti”.
La Spagna è stato il primo Paese europeo a farlo. Ma anche in Italia se ne discute. Era già stato presentata una proposta per riconoscere tre giorni al mese di congedo per le donne che soffrono di ciclo doloroso. Per evitare abusi, tutto doveva essere certificato da uno specialista. La discussione però si è fermata. Perché? Per il timore che potesse trasformarsi in un elemento discriminante da parte dei datori di lavoro. La polemica sulle dichiarazioni della stilista Elisabetta Franchi (“nei ruoli chiave assumo solo over 40 perché non corro il rischio che si assentino per maternità”) è stata un campanello d’allarme: in Italia si fa fatica ad assumere una donna che potrebbe diventare madre. Il ciclo mestruale complicato sarebbe vissuto da alcuni datori di lavoro come un ulteriore disincentivo a investire sulle risorse femminili. Adesso si fa strada un nuovo tentativo: una petizione per riconoscere almeno il diritto, in quei giorni, di lavorare in smart working.
A Milano si discuterà ovviamente di diverse altre tematiche. Ci saranno talk, workshop, spettacoli, concerti, dj set. Gli argomenti sul tappeto sono moltissimi. C’è l’endometriosi, che è un disturbo ricorrente di cui si parla pochissimo. E’ ancora difficile da diagnosticare proprio per uno dei tabù più duri a morire legati al ciclo: è normale provare dolore, non ha senso lamentarsi. Ad accendere i riflettori su questo è stata Giorgia Soleri, influencer e giovane poetessa (e non soltanto la fidanzata di Damiano dei Maneskin). Ha parlato sui social di disturbo premestruale, di menarca, di salute e igiene mestruale. Lo ha fatto con chiarezza e senza mezzi termini. Sfidando ogni pregiudizio. E ora il Festival del ciclo mestruale porta dati ed esperienze: oggi è difficile anche solo parlare di mestruazioni. Il 26,5 per cento delle donne vive questo momento con vergogna. Non solo. Nella fascia d’età tra i 15 e i 35 anni c’è la percentuale più alta di chi non ha mai affrontato una visita ginecologica. Utilissima invece per diagnosticare e curare tempestivamente eventuali patologie come l’endometriosi.
Nei tre giorni della manifestazione si parlerà di Tampon Tax (il governo l’ha abbassata dal 22 al 10 per cento, ma ancora non basta), di impatto ambientale e discriminazione di genere. Come nasce l’idea di un Festival del ciclo? Dalla collaborazione tra le autrici di Eva in rosso, il primo podcast italiano interamente dedicato al ciclo mestruale, le associazioni Errante e Promise e lo studio di grafica e digital design Studio but maybe. “Lo abbiamo organizzato per inaugurare una nuova narrazione del ciclo mestruale – scrivono le organizzatrici – perché ancora oggi il ciclo è visto come un tabù invece di essere riconosciuto come tema fondamentale per la salute e la parità di genere”. Spiega Vania Cuppari, presidente e co-fondatrice dell’associazione Errante: “È connesso al sangue, e già di per sé questo provoca un’allerta. Poi è legato alla sessualità della donna, da sempre celata e poco raccontata”. Basterebbe pensare a come ancora oggi il periodo delle mestruazioni sia vissuto dal mondo maschile come un momento insondabile, umorale. Connesso a una sfera irrazionale. L’evento è stato finanziato con una campagna di raccolta fondi da Produzioni dal basso. Proseguirà fino al 15 giugno e darà la possibilità, a chi vorrà contribuire con un’offerta, di devolvere parte del ricavato per l’acquisto di assorbenti da inviare in Ucraina.