Come ampiamente previsto e forse anche peggio: i cinque quesiti referendari sulla Giustizia non hanno raggiunto il quorum costituzionale previsto, ossia il 50% degli aventi diritto al voto, l’affluenza alle urne si è fermata ad un misero 20% circa.
Perdono tutti, vince il sistema vecchio e obsoleto.
Partiamo dai fatti oggetti.
I quesiti referendari sono stati ottenuti grazie al voto favorevole di cinque Regioni governate dal centrodestra. Il leghista Matteo Salvini, troppo impegnato a difendere l’amico Putin, si aveva fatto anche comprare un biglietto dall’Ambasciata Russa per andare a Mosca. Forse pensava di fare campagna elettorale dalla Piazza Rossa del Cremlino. Un bel referendum democratico se usare le armi o meno per l’operazione speciale. Una vergogna ma soprattutto dei fatti che dovranno essere attentamente analizzati.
Ma ci sarà tempo e sicuramente non finirà qui lo scandalo appena iniziato: un leader italiano, legato al partito di Putin, a cui l’Ambasciata di una Nazione straniera in Guerra, paga un biglietto aereo per andare a dare supporto alla propaganda del Cremlino. Incredibile.
Insomma, il leader della Lega, unico partito apertamente schierato a favore dei cinque referendum, era troppo impegnato. E’ evidente che gli elettori della Lega non si siano sentiti minimamente coinvolti.
Ma andiamo avanti.
Oltre alla Lega, il centrodestra, coalizione che di fatto ha dato via libera ai quesiti referendari, si è completamente dimenticato di dare impulso alla comunicazione referendaria. Ma anche questo non basta a giustificare il completo fallimento dei referendum. Osserviamolo da un altro punto di vista. La frase più utilizzata dai populisti è: “non ci fanno mai votare”. Bene, il referendum è l’emblema della forma più alta della democrazia partecipata, ma il cittadino ha “scelto” di non andare a votare. E anche dove si votava per le Amministrative la stragrande maggioranza di elettori non ha ritirato le cinque schede referendarie.
L’altra frase ripetuta spesso dall’italiano medio è: “Non vado a perdere tempo tanto fanno sempre come vogliono loro”. Frase banale nel suo genere ma che forse nasconde qualche verità. Spesso gli esiti dei referendum non sono stati recepiti realmente e spesso non sono stati attuati concretamente o ci sono voluti decenni. In ogni caso, però, il cittadino non andando a votare non si accorge che di fatto legittima e giustifica sempre di più il sistema della politica conservatrice e immobile. Un cane che si morde la coda. Ma non quella del politico quella dell’elettore ottuso.
Altro aspetto, poi, da considerare è il cosiddetto analfabetismo funzionale, ossia l’incapacità di capire e comprendere un testo scritto e valutare e usare le informazioni contenute. Questa forma gravissima di ignoranza è purtroppo molto diffusa e ha delle percentuali incredibilmente alte. Per tale motivo anche la semplice lettura dei quesiti referendari è di difficile comprensione. Soprattutto per come vengono formulati.
Ultimo aspetto oggettivo, è l’informazione che volutamente non c’è stata. Questo è uno dei temi che insieme a quelli sopra elencati ci deve far preoccupare di più. E’ evidente che i principali organi di informazione televisiva, prima fra tutte la Rai, che dovrebbe garantire un servizio di utilità pubblica, e di stampa siano completamente asserviti a certi “poteri”. Insomma, la “popolarità” o meno di un certo argomento viene decisa da chi può muovere certi organi di informazione. E quando hai un popolo poco capace di comprendere ciò che sta accadendo e ciò che dovrebbe sapere leggendo un semplice quesito ecco che una corretta informazione è ancora più importante.
Se ci fosse stato un referendum sul vaccino o su Putin ci sarebbe stata una partecipazione popolare enorme. E gli esiti ci avrebbero sicuramente sorpreso.
Davanti a questi scenari, le soluzioni reali sono poche ma abbastanza chiare: le modalità di attuazione e di validità dei quorum dovrebbero essere riviste. Chi si disinteressa volutamente del voto non può pesare sulle scelte di chi invece si informa e partecipa. Non vuoi votare, peggio per te. L’ignoranza e la superficialità non deve pesare sempre sulla restante collettività.
Poi, ci sono le gravi responsabilità della politica: certe riforme devono essere fatte da chi viene delegato e votato. Usare il referendum può essere semplicemente una scusa e una voluta non risoluzione del problema. La giustizia non va? Deve essere modificata dal Parlamento. E via dicendo.
In tutto questo cortocircuito istituzionale il problema è semplicemente uno: il nostro quadro costituzionale è ormai troppo anacronistico e non funzionale. Ci trasciniamo problemi da anni e decenni senza che mai vengano risolti. E forse ancora non capiamo quanto siamo influenzabili e condizionabili senza una corretta e libera istruzione. Avevamo nel 2016 un referendum costituzionale che poteva dare una vera svolta al nostro paese: il sistema che sopra ho descritto, ha reagito e voluto affossare una riforma costituzionale trovando il capro espiatorio e il mostro nemico da abbattere.
Questo è il risultato. Molti ancor oggi pensano di essere liberi ma purtroppo sono semplicemente schiavi della loro alimentata ignoranza. E mentre esultano e gioiscono non sanno che stanno perdendo la loro libertà.