Anhelina Kalinina si accascia a terra: la tensione, il sole, un primo set tiratissimo. Sembra avere un mancamento. Dall’altra parte della rete c’è Daria Kasatkina che è la veloce di tutti: corre verso la panchina, recupera del ghiaccio e corre in aiuto della collega. Poi si sincera sulle sue condizioni. Una tennista russa che soccorre una collega ucraina: succede a Berlino, nel match di primo turno del Wta sull’erba.

Alla fine la partita è stato vinta dalla russa Kasatkina, che dopo aver perso il primo set ha rimontato con un netto 6-3, 6-1. Era la favorita, sulla scorta della semifinale raggiunta poche settimane fa al Roland Garros. Ma con il conflitto ancora in corso tra Russia e Ucraina, il risultato passa in secondo piano. È il suo aiuto a Kalinina a prendersi la scena. Un gesto consueto tra atleti, che però diventa una lezione per Wimbledon. Gli organizzatori londinesi hanno deciso di escludere tutti i tennisti russi e bielorussi, scatenando la reazione dell’Atp e per ultima anche la bocciatura del presidente del Cio, Thomas Bach. La decisione presa dal torneo di tennis più importante al mondo ha sottovalutato un aspetto: in campo giocano gli atleti, non gli Stati e i loro governi.

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