Da solo, contro tutti i partiti, ma con l’appoggio di Matteo Salvini. È una vittoria addirittura al primo turno (col 46 per cento, dati parziali) quella del candidato ombra di Cateno De Luca. Il prossimo sindaco di Messina sarà, infatti, Federico Basile, ex direttore generale del comune, ex consigliere di quartiere per l’Udc, fino a pochi mesi fa sconosciutissimo ai più. Scelto dal sindaco uscente De Luca, Basile è volato verso una vittoria che porta la firma netta dell’ex primo cittadino. Si era dimesso per potersi candidare alle Regionali del prossimo autunno – per questo Messina è andata al voto con un anno di anticipo – ma ha mantenuto salda la presa sulla città che lo ha premiato. Sui fac-simile elettorali il nome di Basile era sempre doppiato da quello di De Luca, e molti elettori sono andati alle urne convinti di dare un voto al sindaco uscente. Di certo è un consenso che lo riguarda molto da vicino e che avrà ripercussioni nel centrodestra: “Uno che arriva al 50 per cento da solo (il dato poi si abbasserà al 46 alle 22, ma non è definitivo, ndr) e contro tutti i partiti è un fenomeno che non si può fare finta che non ci sia”, sottolinea Gianfranco Micciché commentando i risultati. “Un fenomeno locale”, minimizza, invece, Nello Musumeci, il presidente uscente della Regione che aspira alla ricandidatura, adesso indebolita proprio dall’exploit dell’ex sindaco di Messina. Aveva vinto quattro anni fa al ballottaggio contro il candidato di centrodestra, facendo quella volta l’esatto contrario: ovvero lasciando lo scranno all’Assemblea regionale siciliana, dov’era consigliere regionale, per potersi candidare alla guida della città dello Stretto.
Iniziò una campagna elettorale con un anno di anticipo sugli altri e poi andò ad infilarsi tra le spaccature della coalizione, sorprendendo tutti e andando ad accaparrarsi il malcontento che già aveva raccolto Accorinti prima di lui ma che non era poi stato capace di mantenere. Nei quattro anni della sua sindacatura, invece, Scateno – come viene soprannominato per i modi fortemente sopra le righe – ha moltiplicato il suo consenso, arrivando oggi ad una vittoria al primo turno, potendo contare su 9 liste a sostegno del suo candidato (durante la sua sindacatura non contava neanche un consigliere). Una di queste era la lista della Lega che correva col simbolo nuovissimo di Prima l’Italia. L’unica bandierina che può piazzare la Lega in Sicilia (ma bisogna ancora vedere che risultato ha fatto la lista). Di certo ha avuto ragione, Matteo Salvini, ad ascoltare i suoi a Messina e andare con De Luca, dando retta soprattutto al suo nuovo acquisto, Nino Germanà, salito sul Carroccio dopo le delusioni incassate dai forzisti. Gli stessi che poi hanno scelto di puntare su Maurizio Croce, l’ex assessore di Rosario Crocetta, nipote dell’ex procuratore capo di Messina, Luigi Croce. Un candidato che poteva contare su 8 liste e sull’appoggio di Forza Italia, Fratelli d’Italia e perfino quello della Nuova Dc di Totò Cuffaro.
Poteva contare soprattutto sulla lista Ora Messina che fa capo a Francantonio Genovese, l’ex parlamentare del Pd prima, di Fi dopo, ex sindaco di Messina, arrestato per lo scandalo sulla Formazione professionale e ora in attesa di rientrare in carcere, dove dovrà scontare una pena di 6 anni e 8 mesi (la pena è definitiva, ma si attende a Reggio Calabria la sentenza su un altro reato contestato che potrebbe perfino aggravare la condanna). Nel centrosinistra a contendersi il secondo posto con Croce, soltanto con 4 liste, c’era invece Franco De Domenico, ex consigliere regionale, segretario cittadino del Pd, ex direttore generale dell’università di Messina, quando rettore era il deputato del Pd Pietro Navarra, di cui è considerato il braccio destro. A sostegno di De Domenico anche la lista del M5s che schierava in prima linea Valentina Zafarana, anche come vicesindaca. Non è bastato.
A gongolare, è invece, Dino Giarrusso che nelle fasi finali della campagna elettorale – e quando il risultato di De Luca era ormai noto – è salito sul palco con Cateno per dare il suo sostegno a Basile e annunciare un suo soggetto politico assieme all’ex sindaco, due giorni dopo avere mollato il M5s: “C’è poco da dire, sono i numeri a parlare: le mie scelte sono state tutte giuste, trionfa Basile sostenuto da me e De Luca contro tutti i partiti”, dice l’europarlamentare ex grillino. Di certo, Messina, per la seconda volta volta dice sì al pasionario di Fiumedinisi, dopo avere già scelto il sindaco scalzo, Renato Accorinti, prima di lui.
Un “risultato incomprensibile: com’è possibile che i messinesi scelgano sempre questi soggetti?”, commentano nelle stanze regionali del centrodestra che non riesce a riconquistare quella che fino a tre sindacature fa era considerata una loro roccaforte. Di certo la città per l’ennesima volta dice no a Genovese: già dalla vittoria di Accorinti il voto dei messinesi sembrava essere andato soprattutto contro l’ex sindaco, nonché socio della Caronte&Tourist, azienda privata che detiene il monopolio dell’attraversamento dello Stretto e della rada San Francesco, potendo contare su uno sbarco in pieno centro città che ne ha di fatto deturpato il volto urbano. Ma a perdere è pure un centrosinistra che stavolta ha schierato un candidato troppo vicino ad un altro centro di potere: l’università, la più grande “azienda” pubblica in città, governata però adesso da un altro rettore. In mezzo il masaniello dello Stretto che ha portato la raccolta differenziata a pieno regime e che ha fatto delle dirette Fcebook il suo marchio distintivo, raccogliendo un vasto consenso soprattutto durante i durissimi mesi del primo lockdown. Un animale social, con capacità amministrative, che conosce bene la lingua dei villaggi (i quartieri periferici e più degradati), in una città dove la fascia alto borghese è stata quasi completamente svuotata dall’emigrazione. Ma non solo, per capire il successo di Scateno, bisogna guardare la sua dichiarazione dei redditi: tra una diretta e l’altra, infatti, tra un concerto con la zampogna e una serenata al candidato della Lega per convincerlo ad appoggiarlo, Cateno De Luca può contare su un reddito che si aggira intorno al milione di euro l’anno, grazie alle consulenze prestate al patronato Fenapi, attraverso una società di sua proprietà, e che lo ha incoronato come sindaco più ricco d’Italia nel 2021. Perché oltre all’avanspettacolo, Cateno maneggia bene anche i conti, dimostrandosi molto più che un semplice capopopolo con la passione per gli acuti. Acuti di cui l’eco adesso arriverà anche a Palermo.