Partiranno, a breve, i primi voli del piano concordato fra il governo di Boris Johnson e quello del Ruanda per il trasferimento nel Paese africano di parte dei migranti sbarcati illegalmente in Regno Unito. Lo ha deciso la corte d’appello, che ha ribadito il proprio ok già espresso in primo grado. È stato perciò rigettato l’ultimo ricorso presentato in extremis da organizzazioni di tutela dei diritti umani col sostegno dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr). L’accordo fra i due Stati, molto contestato, prevede che i migranti restino in Ruanda e chiedano asilo lì.
La partenza del primo aereo – con a bordo una decina di persone – si legge sulla Bbc, è prevista per martedì 14 giugno. Secondo l’Alta Corte era di “pubblico interesse” che il governo attuasse le sue politiche. Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha espresso disappunto nel corso di una conferenza stampa a Ginevra: “Questo accordo non funziona affatto per tanti motivi diversi”. Il governo inglese spera così di scoraggiare i richiedenti asilo dall’attraversare la Manica, colpendo quindi i trafficanti di esseri umani. L’ong Care4Calais, però, ha definito il programma “crudele e barbaro”.
La politica di Johnson prevede che, una volta in Ruanda, i migranti ricevano alloggio e sostegno in attesa che la loro domanda d’asilo venga considerata dal governo locale. Chi verrà accettato potrà restare all’interno dello Stato fino a un massimo di cinque anni, chi sarà rifiutato potrà tentare di percorrere altre vie, ma rischierà in ogni caso l’espulsione.