VERONA – Il centrosinistra in testa e i due esponenti di un centrodestra diviso che si contendono il secondo posto fino all’ultimo voto. È questo lo scenario, in parte inedito, in parte annunciato, che sembra uscire dagli exit poll delle amministrative a Verona. Inedito, perché cinque anni fa la candidata espressa dal centrosinistra non arrivò nemmeno al ballottaggio, in qualche modo atteso perché gli ultimi sondaggi avevano dato l’ex calciatore Damiano Tommasi al primo posto, almeno al primo turno. I sondaggi all’uscita dai seggi sono stati realizzati da Opinio per la Rai e, in attesa dell’apertura delle urne che avverrà alle ore 14 del 13 giugno, collocano Tommasi fra il 37 e il 41 per cento. A sgomitare al secondo posto, il sindaco uscente Federico Sboarina, sostenuto da Fratelli d’Italia e Lega, e l’ex sindaco Flavio Tosi, ex leghista (fu espulso nel 2015), che ha governato Verona dal 2007 al 2017, e che ha ottenuto l’appoggio anche di Forza Italia di Silvio Berlusconi e Italia Viva di Matteo Renzi. Entrambi oscillano tra il 27 e il 31 per cento. Si tratta di una forbice troppo ampia per dare indicazioni più precise, soprattutto su chi andrà al ballottaggio, eppure se la tendenza sarà confermata, le indicazioni sono abbastanza nette.

Innanzitutto, e comunque vada a finire, non sembra che ci sia stato un significativo effetto-traino sugli elettori dai cinque anni di gestione della città da parte dell’avvocato Sboarina, il cui staff si aspettava che balzasse subito al primo posto. In effetti il percorso del sindaco uscente nel quinquennio è stato ondivago. Aveva cominciato venendo eletto al ballottaggio (contro Patrizia Bisinella, compagna di Flavio Tosi) con la lista civica Battiti e l’appoggio di tutto il centrodestra. Poi era stato corteggiato da Matteo Salvini che gli aveva assicurato una seconda legislatura. Un anno fa Sboarina ha annunciato platealmente di aver preso la tessera di Fratelli d’Italia, tornando così in quella casa delle destre italiane che lo aveva già visto eletto consigliere comunale nel 2002 con Alleanza Nazionale.

Il secondo dato è quello di un centrodestra diviso che è costretto ad inseguire in una città che è tradizionalmente una sua riserva di caccia. La dimostrazione viene da quasi un ventennio in cui non ha consentito al centrosinistra di andare neppure al ballottaggio. Il parto delle candidature è stato molto travagliato. Sembrava che Salvini non avesse gradito la scelta di Sboarina, quindi ha tergiversato per mesi, aspettando l’elezione del capo dello Stato prima di scoprire le sue carte. Alla fine lo ha appoggiato, ma il partito leghista non sembra averla presa molto bene. I manifesti elettorali, tutti centrati sul simbolo di partito, dimostrano che il Carroccio mette al primo posto il confronto interno con Fratelli d’Italia. Se questo si tradurrà anche in un voto disgiunto, magari a beneficio di Tosi, lo si capirà solo quando le schede saranno contate.

Il terzo dato è costituito da Tommasi, considerato un outsider abbastanza anonimo e senza esperienza politica, che approfitta dei litigi in casa altrui in modo apparentemente marcato. “Qualcosa sta succedendo, dobbiamo farlo succedere…” ha detto ieri sera, dopo la chiusura dei seggi, nel suo quartier generale, dove i sostenitori hanno accolto con applausi da stadio i dati diffusi dalla televisione. Poi ha aggiunto, compassato, ma soddisfatto: “Avendo sempre fatto pochi gol non so come si esulta. Alla fine delle partite, più stanco degli altri, mi limitavo a gioire dentro. Lo spirito respirato nell’ultimo appuntamento in piazza non era di campagna elettorale, ma di tante persone che volevano stare assieme e vogliono costruire qualcosa di nuovo per questa città. Ce la metteremo tutta per prendercela”.

L’ex leghista Flavio Tosi sta dimostrando di essere un sempreverde della politica. Per dieci anni ha fatto il sindaco, cinque anni fa ha portato la Bisinella al ballottaggio contro ogni previsione, adesso è ancora lì che se la gioca. È la dimostrazione che il suo consenso a Verona è ancora molto forte, costruito sui contatti interpersonali e sulla conoscenza della città. “Mai come questa volta abbiamo sperimentato la difficoltà a far passare i nostri messaggi attraverso i media” commentano dal suo entourage. Di sicuro anche Forza Italia ha dimostrato di avere un certo peso elettorale e potrebbe consumare una specie di vendetta per non essere stata trattata alla pari dall’amministrazione Sboarina. I commenti definitivi si faranno dopo lo scrutinio, ma sarebbe clamoroso se il sindaco uscente dovesse restare fuori dal ballottaggio. Uno schiaffo soprattutto alla Meloni, che su Verona si è impegnata tantissimo per ottenere il primo sindaco di una grande città del Nord. I contraccolpi nel rapporto già non idilliaco con Salvini si farebbero sentire. In ogni caso la tripolarizzazione dell’elettorato, come sembrano indicare gli exit poll, lascia aperta qualsiasi soluzione per il secondo turno, considerando che sul fronte di centrodestra non sarà facile superare divisioni anche personali (tra Sboarina e Tosi) per far convergere i voti su chi dei due dovesse andare alla conta finale.

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