L'ex calciatore, candidato del centrosinistra, a sorpresa si presenta al secondo turno in vantaggio sul sindaco uscente: nessuna tessera di partito, don Milani come riferimento, il rifiuto di fare campagna elettorale con i leader Letta e Conte. E il primo cittadino, tesserato Fratelli d'Italia, cerca di "spaventare" gli elettori: "Non ha esperienza"
Il ballottaggio per la poltrona di sindaco di Verona vedrà protagonisti l’ex calciatore Damiano Tommasi, per il centrosinistra, e l’avvocato Federico Sboarina, tessera di Fratelli d’Italia, ed esponente di un centrodestra che lungo la strada ha perso Forza Italia. Solo un sondaggio pre-elettorale aveva indicato come possibile questa sfida inedita e in qualche modo imprevista. La scelta su Tommasi sembrava essere caduta quasi per mancanza di alternative da parte del centrosinistra. Nessuna tessera di partito in tasca, una sensibilità per la politica condivisa, con riferimenti a don Lorenzo Milani, l’ostentazione di non volere appartenenze, era sembrato un candidato debole. Invece ha fatto della sua “invisibilità” una forza. Quasi nessun manifesto, allergia ai simboli e alle bandierine, ha preferito puntare sul contatto diretto con la gente, nei quartieri e nei mercati, nelle associazioni e nelle strade. È così che si è assestato sul 40 per cento dei voti al primo turno, invertendo la tendenza in una città che nel Dna sembra avere da sempre il centrodestra.
Durante la campagna elettorale Tommasi ha preferito non farsi vedere ai comizi di Enrico Letta e Giuseppe Conte. Li ha incontrati solo privatamente, ma ha evitato con cura commistioni, anche di sole immagini. Come non dargli torto visto che la candidata del Pd, cinque anni fa, non era neppure andata al ballottaggio? Tommasi ce l’ha fatta, sull’onda di una voglia di cambiamento che evidentemente poggia sui piedi d’argilla del sindaco uscente, che ha trovato un rivale perfino in Flavio Tosi, l’ex primo cittadino tornato dopo un quinquennio di sosta, visto che nel 2017 non poteva essere ricandidato per la terza volta. Tosi, andando oltre il 20 per cento ha sicuramente sottratto voti a Sboarina, il quale ha probabilmente pagato una gestione comunale non ottimale, con partiti come Forza Italia ridotti a comprimari, al punto da preferire una diversa scelta di campo.
Con Tommasi al 40 per cento e Sboarina al 33 per cento tutti si chiedono che cosa accadrà al secondo turno. Tommasi andrà a cercare la gente, non i partiti, dice: “Se vinco prometto di andare in bici fino alla cima Coppi sullo Stelvio” ha detto nel momento in cui è cominciata una festa nel suo quartier generale. “Sono un po’ sorpreso per la forbice con gli altri sfidanti, questo risultato sarebbe una grande vittoria per la città. Evidentemente qualcosa sta cambiando”. Il fatto che non cercherà apparentamenti lo si deduce dal giudizio che dà sia di Sboarina che di Tosi: “Entrambi rappresentano il passato, speriamo si scelga una novità”.
Il sindaco uscente a questo punto è costretto a cercare consensi tra gli sconfitti. Difficile che ne trovi alla corte di Tosi, anche se alcune delle liste che appoggiavano l’ex leghista potrebbero decidere di correre in proprio. Un accordo formale tra Sboarina e Tosi appare improbabile, vista la durezza della campagna elettorale in cui Tosi non ha mai risparmiato attacchi all’avvocato. Anzi, per qualche iniziativa è perfino stato querelato per diffamazione. Di sicuro Sboarina troverà un appoggio in Alberto Zelger, che è appoggiato dal Popolo della Famiglia, una organizzazione tradizionalista che negli ambienti della destra veronese è ben vista. Le prime dichiarazioni dopo la delusione lasciano capire quale sarà la linea di Sboarina: “Inizia la partita di uno contro uno, di centrodestra contro sinistra, tra chi ha maturato un’esperienza amministrativa ventennale e chi invece l’esperienza amministrativa non ce l’ha. Lui è il cavallo di Troia della sinistra, di una sinistra nazionale che non vuole vedere per non dare modo di poter dire che lui è il candidato della sinistra”. Si aprono due settimane infuocate, perché il centrodestra si gioca un posto di comando che conta. Sboarina sarebbe il primo sindaco di una grande città del Nord che Giorgia Meloni potrebbe vantare. In ogni caso la segretaria di FdI può già festeggiare il fatto che a Verona il suo partito ha quasi doppiato i voti della Lega. Quest’ultima non è una buona notizia per Matteo Salvini, che ha già perso la battaglia di Padova in modo molto evidente.