Zero voti: è il brillante risultato ottenuto da Mario Adinolfi candidandosi a sindaco di Ventotene (Latina) con la lista del partito che ha fondato, il Popolo della Famiglia. L’ultraconservatore ex deputato Pd è arrivato ultimo, persino dietro – in una sorta di nemesi – al candidato del Partito gay Lgbt+, Luca Vittori, che ha avuto un voto. Il nuovo sindaco sarà invece Carmine Caputo, l’ex segretario comunale, che ha raccolto 274 suffragi – il 55,02% dei votanti sull’isola pontina – sconfiggendo l’uscente Gerardo Santomauro, sfiduciato lo scorso febbraio, che si è fermato a 223 (44,78%).

Adinolfi aveva annunciato la propria candidatura in extremis, denunciando che “a Ventotene non si fanno più figli” e dicendo di voler “ripopolare l’isola cancellando l’aborto con il reddito di maternità“. “Un isola (sic, ndr) che quali Maldive e Caraibi, un luogo che le Baleari ce spicciano casa: è Ventotene. Qui non nascono più bambini, i morti sono il triplo dei neonati. Mi sono candidato sindaco per (ri)portare la bellezza della famiglia e dei bimbi in un luogo che deve guardare al futuro”, scriveva su Twitter. Un progetto evidentemente troppo visionario per i ventotenesi.

“Non è riuscito il blitz a Ventotene, hanno vinto le due bande locali spartendosi i cinquecento voti, lasciando un voto al Partito Gay e nessuno a noi. Un malcostume che avevamo subito denunciato quello del controllo paramafioso del voto nei piccoli centri contro cui continueremo a batterci”, commenta Adinolfi, assicurando che in ogni caso il voto delle amministrative “consegna un partito in salute e in crescita. Ovunque guardiamo i risultati sono brillanti e ci obbligano a ringraziare gli elettori, prevalentemente credenti, che hanno deciso di far tornare protagonista un soggetto politico organizzato di esplicita ispirazione cristiana”, scrive.

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