Botta e risposta a “Otto e mezzo” (La7) sui referendum sulla giustizia tra il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e l’inviato del Giornale, Stefano Zurlo. Quest’ultimo lamenta un sabotaggio dei referendum anche a opera della Rai, ma Travaglio ricorda: “Questi non sono referendum popolari nati da una spinta della società civile su un tema particolarmente sentito, come i problemi della giustizia in generale. Erano 5 quesiti su argomenti molto concreti e se la gente fosse stata obbligata a votare con la pistola alla tempia, probabilmente in due o tre casi avrebbe detto pure di no, perché se si chiede se si vogliono arrestare i delinquenti seriali o se si vogliono far tornare in Parlamento i condannati, è chiaro che la gente risponde di no”.
Travaglio aggiunge una frecciata al centrodestra e in particolare alla Lega: “In realtà, i referendum sono stati fatti perché 9 consigli regionali, pieni di inquisiti che rubavano sulle note spese, hanno cercato di perpetuare i propri ladri per mandarli nei consigli regionali al prossimo turno”.
“Si è semplicemente abbreviato il cammino rispetto alle firme – insorge Zurlo – Non si può ridurre tutto a una macchietta di consigli regionali e di inquisiti, quando ci sono sul tappeto problemi drammatici da 30 anni con 30mila persone innocenti finite in galera. Questa non è una visione corretta della realtà”.
“Va bene, è la mia visione scorretta– replica Travaglio – però io stavo dicendo un’altra cosa: le 500mila firme non le hanno mai raccolte e infatti non le hanno mai depositate. Noi siamo andati a votare perché 9 consigli regionali hanno supplito al fatto che non sono riusciti nemmeno a raccogliere le firme. Segno evidente che alla gente non gliene frega niente. Se non raccogli mezzo milione di firme, come puoi immaginare che vadano a votare 30 milioni di persone?”.
“Le firme c’erano”, obietta Zurlo.
“Non le hanno nemmeno presentate – ribatte Travaglio – E secondo te, perché? Perché non le avevano”.