C’è il tubino bianco con ricami floreali in pizzo, il minidress da cocktail nero e il vestitino bon-ton ceruleo. E ancora, le pencil skirt per un nude look e gli abiti da sera in seta nell’iconico rosso. A guardarli sembrano appena scesi dalla passerella e invece questi capi hanno più di cinquant’anni, qualcuno addirittura settanta. Sono intrisi di vita, di storie, eppure modernissimi. Chissà a quali feste mirabolanti ha partecipato quella meraviglia con gli orli svolazzanti impiumati, chissà quali mani appassionate hanno abbassato la cerniera di quell’altro vestito nero con il corpetto in paillettes, quali amori ha vissuto quell’abitino in pizzo. A toccarli con mano ci si immagina volti, luoghi lontani, intrighi familiari, party esclusivi: è il potere “magico” del vintage che qui si unisce alla straordinaria bellezza della sartorialità di Maison Valentino. Abiti, ma anche cappelli e gioielli, pregni di vita vera, di un vissuto personale, famigliare, portatori di un racconto legato a quell’etichetta e, inevitabilmente, quel logo che li rende ancora oggi preziosi baluardi di un passato che si proietta nel futuro.
Avrei passato ore nel guardaroba fatato che Maison Valentino ha creato nell’esclusivo takeover di Madame Pauline Vintage in occasione della Milano Design Week che si è appena conclusa. La casa di moda romana ha infatti selezionato quattro Vintage Store in tutto il mondo – The Vintage Dress a Tokyo, Resurrection Vintage a Los Angeles, New York Vintage nella Grande Mela e, appunto, Madame Pauline Vintage a Milano – per portare a compimento la “fase 2” del suo progetto di moda circolare Valentino Vintage. Un’iniziativa unica nel suo genere, che ha preso il via nell’ottobre del 2021 con la richiesta al pubblico di riconsiderare il proprio “archivio” personale di capi della maison per dargli nuova vita.
Ecco quindi che ora questo flusso circolare si è ora messo pienamente in moto: nei mesi scorsi, i Vintage Store selezionati hanno raccolto e catalogato i capi portati da coloro che avevano deciso di separarsene (in cambio di un buono del valore corrispettivo) per dargli nuova vita. E adesso sono stati messi in vendita per esser accolti da nuovi proprietari nelle quattro città simbolo Milano (fino al 12 giugno), Los Angeles (fino al 18 giugno), Tokyo e New York (fino al 19 giugno). Chiunque può accostarvisi, visionarli, provarli o anche solo ammirarli mentre sono esposti in quelli che sono dei veri e propri punti di riferimento per gli appassionati del vintage. A Milano, la boutique di Madame Pauline Vintage, già di per sé una “chicca”, si è trasformata così in un vero e proprio guardaroba aperto al pubblico: gli abiti erano disposti con la stessa familiarità con cui si appronta l’armadio di casa, affiancati da volumi storici di moda e gioielli-scultura. Un viaggio a ritroso nel tempo, anche per via dell’allure retrò di quel punto di verdino scelto come sfondo, un tuffo nell’universo di Valentino Garavani che mette ancor più in luce la grande coerenza con cui il direttore creativo Pierpaolo Piccioli ne ha raccolto l’eredità in questi anni.
Il via vai di giovani sempre più attenti ai temi della sostenibilità e di “sciure” milanesi a caccia del “colpaccio” era convivale, con la tipica atmosfera festosa che caratterizza i negozi di second hand che aveva la meglio sul rigore a volte un tantino ingessato che aleggia invece nelle boutique d’alta moda. Ad esser fortunati, ci si poteva imbattere in personaggi come la creator digitale Judith Bradl che sfoggiava uno degli abiti-capolavoro in vendita. Neanche a dirlo, il takeover di Valentino Vintage è stato uno degli eventi chiave della Design Week e ha richiamato tantissimi appassionati del genere: già al secondo giorno molti dei pezzi in vendita erano stati acquistati, destinati a una nuova vita e nuove avventure, mentre su Instagram si susseguivano i post della grande community di amanti del vintage e del brand. È la conferma che il second-hand è sempre di più la frontiera a cui guardare per una moda più sostenibile. E se da una parte veniva spontaneo chiedersi con quanta fatica i proprietari si siano separati da certi abiti, dall’altra non si può che essere felici per il futuro che li attende: non sono fatti per restare il letargo sul fondo di qualche armadio, la loro modernità merita uno sfoggio. E chissà che non ne riconosceremo qualcuno sul red carpet della prossima Prima della Scala di Milano.
Se vi siete persi l’appuntamento o semplicemente (come chi scrive) non vedete l’ora di rivivere l’esperienza, non disperate perché ci attende una “Fase 3” del progetto: Valentino Vintage andrà lì dove nascono le storie più nuove e più originali. Le scuole di moda.