Il giovane, accusato dell'omicidio e dell’occultamento del cadavere dei genitori, aggredì un anno fa un detenuto straniero nel carcere di Bolzano. Durante l'udienza a suo carico, la consulente di parte civile ha escluso l'ipotesi avanzata dai tre periti nominati dal giudice per le indagini preliminari: "Ha un disturbo narcisistico di personalità ma era lucido quando uccise il padre e la madre"
Nel luglio 2021 cercò di strangolare un compagno di cella, un detenuto straniero del carcere di Bolzano, nel corso di un litigio scoppiato per futili motivi. Un’aggressione, quella di Benno Neumair – accusato dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere dei suoi genitori – che ha richiesto l’intervento delle guardie carcerarie e l’applicazione di provvedimenti disciplinari da parte dell’amministrazione penitenziaria.
Martedì, durante l’udienza a carico del ragazzo, la psichiatra Anna Palleschi, perito di parte civile, ha dichiarato che il 30enne “è perfettamente capace di intendere e di volere“. Una diagnosi opposta rispetto ai risultati della perizia svolta dai tre periti nominati dal giudice per le indagini preliminari. Neumair, a loro avviso, non riuscì a contenere la furia che lo spinse a uccidere i genitori: dal loro punto di vista, infatti, è affetto da una malattia mentale che gli impedirebbe di mantenere il controllo. Una conclusione non condivisa da Palleschi: “Ha un disturbo narcisistico di personalità ma era lucido quando uccise i suoi genitori e gettò i loro cadaveri nel fiume. E’ rassicurante pensare che chi commette un delitto efferato soffra di disturbi mentali, ma non è così: può uccidere anche chi non ha alcun disturbo”. Sulla base dell’interpretazione della consulente, il giovane non agì affatto in seguito a un discontrollo degli impulsi: per lui l’uccisione rappresentava un’azione di ritorsione, un tentativo disperato di prendere il controllo e proteggere la propria autostima.