Alla protesta aderiscono Ancd Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIEPeT-Confesercenti, Fida e Fipe-Confcommercio. Due le ragioni della contestazione: i costi difficili da sostenere per le aziende e il tentativo di rendere sostenibile per i lavoratori questo strumento
Un mercoledì senza buoni pasto. I ticket forniti dal datore di lavoro non verranno accettati in bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati aderenti alle principali associazioni di categoria della distribuzione e del commercio. Il motivo? Lo sciopero a cui aderiscono Ancd Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIEPeT-Confesercenti, Fida e Fipe-Confcommercio. Due le ragioni rivendicate per la protesta: da un lato i costi insostenibili pagati dalle aziende, dall’altro il tentativo di rendere sostenibile per i lavoratori questo strumento.
Secondo il presidente di Federdistribuzione, Alberto Frausin, le commissioni a carico degli esercenti sono troppo alte. “In Italia non sono eque, le più alte d’Europa“, spiega Frausin. “Parliamo del 20% del valore nominale di ogni buono – prosegue – è un meccanismo influenzato enormemente dagli sconti ottenuti dalla Consip nelle gare indette con la logica del massimo ribasso”. “Peccato che i risparmi che la centrale di acquisto pubblica riesce ad ottenere nell’assegnazione dei lotti di buoni pasto siano sostanzialmente annullati dal credito d’imposta che le società emettitrici ottengono a fronte della differenza Iva tra le aliquote applicate in vendita e in riscossione. A pagare il conto sono le nostre aziende”, conclude.
C’è però chi è dell’idea che questo sciopero sia solo una strategia, adottata dalle organizzazioni della grande distribuzione organizzata e dai ristoranti, per usare “come ostaggi” i consumatori. A pensarlo sono le associazioni dei consumatori Adoc, Adiconsum, Assoutenti e Federconsumatori che, per questa ragione, hanno indetto un contro-sciopero dei buoni pasto, invitando gli italiani a disertare supermercati, ipermercati, negozi, bar e ristoranti, posticipando di un giorno la spesa o portando da casa cibo e bevande da consumare a lavoro. “Tre milioni di famiglie che utilizzano i buoni pasto per fare la spesa – spiegano i presidenti delle quattro associazioni Roberto Tascini (Adoc), Carlo De Masi (Adiconsum), Furio Truzzi (Assoutenti) e Michele Carrus (Federconsumatori) – saranno coinvolte nello sciopero indetto da bar, ristoranti, commercianti e grande distribuzione, con danni economici evidenti per i cittadini”. Nonostante la manifestazione sia corretta nelle motivazioni, “il soggetto contro cui viene attuata, ossia i consumatori, è del tutto errato, perché saranno solo gli utenti a pagare il prezzo di tale iniziativa”. Invece di complicare la vita ai cittadini, spiegano le quattro associazioni, la protesta avrebbe dovuto rivolgersi contro la Consip e il Ministero dell’economia e delle finanze, “unici responsabili delle condizioni imposte sui ticket per la spesa”.