L’interesse della stampa per gli eventi bellici in Ucraina è molto diminuito, come del resto è già avvenuto per le trasmissioni televisive. Sembra che ormai si dia per scontato che la guerra continuerà a lungo e che non sia opportuno concentrare l’attenzione pubblica su questa disastrosa situazione.
Sembra comunque che, dopo aver conquistato tutto il Donbass e tagliata ogni via d’accesso degli ucraini al Mar Nero, i russi si dirigeranno su Kiev con l’intenzione di far cadere nelle loro mani l’intera Ucraina.
È significativo che in questo stato di cose, fra due giorni, si recheranno a Kiev Draghi, Scholtz e Macron per consegnare a Zelensky l’accettazione della candidatura di quel Paese a entrare nell’Unione europea. Un atto simbolico che certamente non avrà nessun effetto sulla politica militare seguita da Mosca.
Impressionante appare l’atteggiamento di esponenti dell’Unione europea, tra i quali Gentiloni, che chiudono gli occhi sulla realtà tragica di un’Unione europea praticamente suddivisa in cinque parti e piena di interessi contrastanti, forieri di differenziazioni economiche tra i vari Paesi membri, e insistono sulla necessità di non essere populisti e di agire (in modo puramente ideale) per il rafforzamento dell’Unione europea.
Sfugge a Gentiloni e agli altri suoi colleghi dell’Unione europea che l’affermazione del sistema economico predatorio neoliberista da tempo voluta e promossa dall’Unione stessa, anziché portare a una coesione economia e sociale tra i vari Paesi, condizione essenziale per il funzionamento del mercato unico europeo, ha fatto in modo che i Paesi maggiormente sostenuti dal mercato generale, come la Germania, possano farla da padrone, insieme con altri Paesi economicamente più forti, i quali sono venuti a fare il loro shopping in Italia comprando quasi tutte le fonti di produzione nazionale e riducendo l’Italia in condizioni di reale recessione.
Ne è riprova il fatto che in vista della riduzione di Gazprom del 40% del gas russo diretto in Germania quest’ultima ha reagito investendo 100 miliardi di euro in armamenti.
Insomma le parole di Gentiloni non hanno il minimo riscontro nella realtà economica dei Paesi europei e soprattutto non pongono come obiettivo primario quello di porre l’Italia in condizioni di parità economica con gli altri Stati, ai fini della partecipazione all’Unione europea, come prevede l’articolo 11 della Costituzione.
Ribadisco, come sempre ho detto, che la nostra partecipazione all’Europa si può salvare soltanto se la politica monetaria dell’Unione, e cioè della Bce, tratti i vari Paesi membri secondo un principio di eguaglianza e cioè adottando misure diverse in situazioni diverse e misure eguali in situazioni eguali.
Il preannunciato aumento dei tassi d’interesse per frenare l’inflazione, in altri termini, dovrebbe riguardare i Paesi ricchi come la Germania, ma non l’Italia che, con questo provvedimento, subirebbe un colpo mortale, perché non è affatto vero che da noi ci sia un eccesso di domanda da frenare con l’aumento dei tassi d’interesse, ma c’è invece una diminuzione della domanda causata dall’aumento dei prezzi energetici provocati dall’economia di guerra.
È su questo argomento che, a mio avviso, occorre puntare l’attenzione, trattandosi di un presupposto indispensabile per una partecipazione italiana all’Unione europea senza ulteriori perdite economiche, come già avvenuto dall’inizio dell’ingresso nella moneta unica fino ad oggi.
In fondo si tratta di attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.