Attualità

Vladimir Luxuria: “Parlare di bullismo a scuola non è propaganda. Lo dico a Meloni e Salvini, non vogliamo più gay, vogliamo meno omofobi”

di F. Q.

Vladimir Luxuria martedì sera è stata ospite di una diretta con Claudia Rossi, Andrea Conti e Martina Castigliani (RIVEDI QUI LA DIRETTA INTEGRALE) Si è parlato del suo lavoro televisivo all’Isola dei Famosi ma non solo, Luxuria è infatti una storica attivista nel campo dei diritti Lgbt, con lei sono stati toccati vari argomenti, a partire dall’importanza della prevenzione dell’omobilesbotransfobia nelle scuole. “C’è stato un giorno quando io andavo a scuola, scuole medie inferiori, in cui avevo quasi deciso di abbandonare la scuola perché si era creato un clima tale che io non ce la facevo più – ha raccontato -. Aprire il libro trovarsi scritto “ricchione“; le risatine quando c’è il tuo nome all’appello; le scritte sui muri; la pipì nelle scarpe nelle lezioni di ginnastica. Quasi non ce la facevo più. Però ho resistito. Allora, affrontare il tema del bullismo è importante, di ogni tipo di bullismo, anche di quello omofobo. Che non vuol dire, lo voglio dire a Meloni, lo voglio dire a Salvini e lo voglio dire ad Adinolfi, ma non so se riescono a capire… che non vuol dire ideologia gender. Qualcuno mi deve spiegare perché se io parlo in termini giusti di omosessualità a scuola vuol dire deviare un ragazzo, che se sente parlare di questa cosa da eterosessuale si trasforma in omosessuale. Questa idea della propaganda putiniana, no? Ma è assurdo, noi non volgiamo più gay, vogliamo meno omofobi… cioè nessuno vuole convertire i ragazzi. Sembra una cosa quasi da ridere… attenzione vogliono portare l’ideologia gender nelle scuole… questo è il problema… Cosa fanno le destre? Inventano un pericolo, il fantasma dell’ideologia gender, che deve mettere paura alle persone, loro si proclamano difensori da questo pericolo e cercano di prendere voti. Io mi auguro che nessuno di loro si trovi mai faccia a faccia con un ragazzo con gli occhi lividi perché è stato picchiato… vorrei sentire cosa avrebbero da dire davanti a un loro conoscente, un nipote, un collega che ha subito questo tipo di angherie”

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