Mi è capitato una volta di essere intervistato dalla redazione di Topolino, per parlare della “medusa immortale” alla cui scoperta ho assistito e ai cui studi ho dato un modesto contributo. La redattrice che mi contattò, chiamandomi “professore”, era un po’ titubante nel dirmi il titolo della testata per cui lavorava. Da poco ero stato intervistato da Time e chi mi intervistava per Topolino forse pensava che mi fossi montato la testa. In effetti me la sono montata dopo essere stato citato da Topolino e, da allora, ho sempre messo nel curriculum che le mie ricerche sono apparse su Topolino. Quando lo dico mi chiedono in quale storia sia stato fatto riferimento al mio lavoro, e questo mi smonta un po’ perché si trattava di uno di quegli articoli che appaiono tra le storie.
Da pochi giorni, però, posso vantare anche una storia: ebbene sì… ho collaborato alla realizzazione di un episodio delle avventure di Topolino. E ora finalmente è pubblicata, ed eccomi qui a fare la ruota come un pavone. “Generazione oceano” è il primo volume della collana Amici del Pianeta, edito da Giunti, e contiene due storie di Topolino. Una è un classico di qualche anno fa (Topolino e la balena nera) ma l’altra è bella nuova (Topolino e il mistero in fondo al mare).
Il volume, con una copertina morbida al tatto e un odore che riporta alla tenera età, contiene anche molte “spiegazioni” che complementano il contenuto della storia concepita per celebrare i 150 anni dalla fondazione della stazione zoologica Anton Dohrn che, nel fumetto, è un avveniristico laboratorio sottomarino (la Stazione Zoologica del Mare) diretto dal dottor De’ Dornis. Gambadilegno e Plotty sono predatori delle ricchezze del mare, studiate e protette da De’ Dornis, e Topolino e Pippo sono chiamati a sventare i loro piani scellerati, assieme a Estrella, una biologa marina.
Mi sono divertito moltissimo a torturare gli sceneggiatori, proponendo l’inserimento di argomenti come la neve marina (scoperta da Pippo che, quando la vede, dice yuk), il fitoplancton e i coralli. Gli illustratori (di una bravura indescrivibile) avevano disegnato un calamaro gigante con un numero ridotto di braccia. Sono decapodi, dicevo, e i decapodi hanno dieci appendici: otto braccia come quelle dei polpi (che sono ottopodi) più due lunghi tentacoli. Ma non possiamo metterne così tante… mi dicevano. Alla fine hanno ceduto, e il calamaro gigante è zoologicamente corretto. Topolino e Pippo vedono un serpente marino, enorme: nelle spiegazioni di complemento si rivela che si tratta di pirosomi.
Non sto a dire qui cosa siano, lo troverete nel libro. Gambadilegno e Plotty hanno un sottomarino con cui cercano di sfruttare i campi polimetallici sottomarini, e hanno anche contribuito a devastare i fondali con montagne di spazzatura.
Cercando di contrastarli, i nostri eroi trovano un mondo perduto, popolato da fossili viventi. Ogni tavola è ricca di informazioni che, ne sono certo, appassioneranno i bambini, e anche gli adulti che hanno mantenuto un po’ della curiosità per la natura che avevano quando erano bambini. Nella storia sulla balena nera, un capodoglio, si entra anche in un museo, dove c’è un capodoglio imbalsamato che, sotto, ha un cartellino con il nome scientifico: Physeter macrocephalus. Solo che nella vignetta il nome della specie è maiuscolo: Physeter Macrocephalus. Gli zoologi si rotolano per terra se vedono i nomi scientifici delle specie scritti in modo scorretto!!! Bisogna togliere quella maiuscola. Ma non possiamo, questa è una storia classica! Sarà classica, ma è sbagliata! Sulla copertina c’è il logo dei 150 anni della stazione zoologica, non ci possono essere questi errori! L’hanno corretto
Durante la presentazione del volume, al museo Darwin Dohrn di Napoli, Veronica di Lisio, il direttore editoriale di Giunti che ha coordinato l’impresa assieme a Valentina De Poli, ha raccontato che hanno dovuto rifare tutta la tavola per accontentare quel matto del “professore”. Un ultimo vanto: ho anche cambiato il finale della storia! Per mesi ci siamo scambiati messaggi, con gli stati di avanzamento del lavoro e, se mi capitava di trovare cose che non andavano, scrivevo messaggi lunghissimi, pieni di immagini, per spiegare le mie “correzioni”. Aver a che fare con persone che capiscono e che modificano le proprie convinzioni non capita tutti i giorni. Mi è capitato per diversi mesi.
Alla presentazione di Generazione Oceano il presidente della stazione zoologica, Roberto Danovaro, ha spiegato la logica che lo ha spinto a promuovere questa iniziativa, proposta dal vulcanico Max Mizzau Perczel: i bambini sono gli adulti di domani e devono iniziare subito a veder confermato il loro amore per la natura, per conservarlo anche da grandi. Per loro la stazione zoologica ha un acquario storico, il centro recupero tartarughe di Portici e il museo Darwin Dohrn. I bambini possono convincere gli adulti molto più di quanto possiamo fare noi “scienziati”!
Assecondare questo sentimento, che Edward Wilson chiamò “biofilia”, è una delle nostre missioni, altrettanto importante quanto diminuire, con la ricerca scientifica, l’enorme ignoranza che ancora pervade il nostro approccio con i mari e l’oceano. E ora devo cambiare il curriculum e inserire questa collaborazione con Topolino.