L‘ex capo attacca il capo, non nominandolo mai. Il capo risponde per le rime, ma usa nome e cognome del suo bersaglio. Risultato: nel Movimento 5 Stelle è partito il redde rationem dopo il flop alle elezioni comunali. Perché quello tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte è uno scontro duro, a tratti scomposto, iniziato con la mossa del ministro degli esteri. Di Maio ha incontrato i cronisti nei pressi della Camera e ha affondato il colpo come non capitava da mesi. Più o meno come aveva fatto a gennaio, dopo la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Anche questa volta il ministro degli Esteri non pronuncia mai un nome: quello di Giuseppe Conte. Lo evoca soltanto, attaccandolo frontalmente: “È normale che l’elettorato sia disorientato ma alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male”, dice il ministro, che durante le amministrative si è speso soprattutto in comuni della Campania, la sua regione. A Somma Vesuviana, per esempio, è salito sul palco insieme a Sandra Lonardo, la moglie di Mastella, con il quale i 5 stelle condividevano la corsa nel comune partenopeo. Ma se Di Maio non nomina Conte, il presidente del M5s adotta una strategia opposta, almeno nei contenuti. Incontra i giornalisti e risponde punto su punto. Duramente. A partire dal flop alle comunali.

Comunali, Di Maio: “Superare autoreferenzialità” – Si diceva dell’anomala tra M5s e Sandra Lonardo, un accordo che però è stato premiato con la vittoria anche se i 5 stelle non sono andati oltre al 5%: un risultato buono se paragonato a quanto preso altrove. E Di Maio affonda il colpo su Conte: “Non si può dare sempre la colpa agli altri, non si può risalire all’elezione del presidente della Repubblica per dire che le elezioni amministrative sono andate così male. Credo che bisogna anche un po’ assumersi delle responsabilità rispetto ad un’autorefenzialità che andrebbe un po’ superata”, ripete, riferendosi chiaramente alle manovre di gennaio, quelle finite con la rielezione di Mattarella. E dopo le quali aveva già attaccato Conte per aver bruciato il nome di Elisabetta Belloni.

Comunali, Conte: “Io ci ho messo la faccia, da Nord a Sud” – Non si è fatta attendere la replica di Giuseppe Conte, che ha attaccato Di Maio sulla sua scelta di spendersi solo in Campania per sostenere i candidati sindaci del Movimento o sostenuti dal Movimento: “Io la campagna elettorale l’ho fatta da nord a sud – ha detto l’ex presidente del Consiglio – e non soltanto in due posti. Io ci ho messo la faccia dappertutto, so come assumermi la responsabilità quando si ha leadership politica”. E ancora: “La stragrande maggioranza dei portavoce hanno girato con me il territorio alle amministrative, mentre Di Maio lo ricordo solo a fare foto con me in due singoli paesi della Campania”. E siccome Di Maio aveva detto che Conte imitava Matteo Salvini, l’ex premier è intervenuto in serata dalla festa di Repubblica a Bologna per dire che il contenuto delle frasi del ministro degli Esteri “è molto offensivo, è un’offesa a un’intera comunità che a gran voce ha sempre contrastato una deriva verso il riarmo e all’escalation militare. Oggi scopro che il ministro degli esteri non condivide la linea politica del movimento, decisa e deliberata all’unanimità”.

Democrazia interna, Di Maio: “Nostro elettorale disorientato” – “Credo che il M5s debba fare un grande sforzo nella direzione della democrazia interna: nel nuovo corso servirebbe più inclusività, anche a soggetti esterni”, dice l’ex capo politico, aggiungendo rivolto ai cronisti: “lo dico a voi perché non esiste un altro posto dove poterlo dire”. Poi, dopo aver messo sotto processo l’ex premier, mette le mani avanti e nega: “Voglio essere chiaro: non c’è nessun processo interno o altro, ma il nostro elettorato è disorientato e non è ben consapevole di quale sia la visione”. Secondo Di Maio bisogna “anche includere persone esterne al Movimento e portarle in questa grande esperienza”, perché “abbiamo di fronte un paese, l’Italia, che ha bisogno di massima compattezza per vincere le sfide di un momento storico così difficile. E noi siamo una forza politica che ambisce a guardare al 2050 ma in realtà sta guardando a prima del 2018, che era un altro mondo”.

Democrazia interna, Conte: “Lui non può dare lezioni” – Quello della democrazia interna e della mancanza di dialogo è chiaramente un nervo scoperto tra i leader del Movimento 5 stelle, nonché un argomento utilizzato ogni volta che ci sono delle tensioni. La risposta di Conte alle accuse di Di Maio, del resto, va proprio in questa direzione: “Quando era leader Luigi Di Maio come organismo del M5s c’era solo il capo politico: che ci faccia lezioni lui oggi fa sorridere”. Il presidente del Movimento, poi, ricorda che “oggi stanno partendo le auto candidature affinché anche singoli iscritti possano entrare a far parte del consiglio nazionale. L’organismo arriverà a 22 componenti con rappresentanti eletti direttamente dal territorio nazionale – spiega – Quando era leader Di Maio lo statuto prevedeva un solo organo, il capo politico”. E ancora: “Il mio telefono non è mai squillato” dice Conte risponde a chi gli fa notare le parole di Di Maio sulla mancanza di democrazia interna. “La posizione del Movimento è stata ribadita nel consiglio nazionale e Di Maio si è anche dimesso dal comitato di garanzia” fa notare l’ex premier.

Guerra, Di Maio: “Italia non è Paese neutrale” – Oltre alla linea seguita da Conte nell’organizzare il Movimento per le amministrative, a sentire Di Maio, il problema è pure la linea dell’ex premier nel sostegno dei 5 Stelle a Mario Draghi. “Non possiamo stare nel Governo e poi, un giorno sì e un giorno no, attaccare il governo solo per imitare Salvini”. Infine, sulle alleanze internazionali, sottolinea: “Credo che il nostro elettorato sia molto disorientato, anche per un’ambiguità rispetto alle alleanze internazionali storiche. Ambiguità che non condivido”. A non piacere a Di Maio, evidentemente, è la linea Conte sulle armi da inviare a Kiev: “Stiamo gestendo una guerra in Ucraina provocata dalla Russia che richiede il massimo sforzo diplomatico. Io non credo che sia opportuno assumere decisioni che di fatto disallineano l’Italia dall’alleanza Nato e dell’alleanza europea”. Quindi si sfila dalla condotta del capo politico sulla guerra: “Non credo sia opportuno mettere nella risoluzione che impegna il presidente del Consiglio ad andare in Consiglio Ue della frasi o dei contenuti che ci disallineano di fatto dalle nostre alleanze storiche perché l’Italia non è un paese neutrale, è un Paese che è dentro alleanze storiche da tanto tempo grazie ai nostri padri fondatori”.

Guerra, Conte: “M5s anti-atlantista? È una stupidaggine” – Critiche che Giuseppe Conte rispedisce al mittente, con evidente fastidio. “È una stupidaggine dire che in politica estera il M5s sia anti-atlantista. La nostra posizione è chiara e non è mai stato messo in discussione il nostro atlantismo” dice, sottolineando che “è importante che oggi Draghi sia andato a Kiev con Macron e Scholz: oggi a Kiev c’era un l’Unione Europea”. Poi conte ricorda la sua esperienza da premier: “Quando avevo responsabilità di governo la prima cosa che ho imparato è che quando si fa politica estera non si fanno polemiche interne per non compromettere la politica del governo, quindi – aggiunge – non intendo esprimermi fintanto che è in corso la missione dei leader a Kiev, una missione che il M5s ha fortemente auspicato”. Su questo passaggio Conte è tornato in serata da Bologna: “Mi sorprende molto che mentre Draghi è a Kiev, Di Maio tiri fuori beghe interne al M5s. Oggi il nostro ministro degli Esteri ha rischiato di sporcare questo passaggio di Draghi, questa visita così importante, che il M5s ha chiesto a gran voce perché l’Europa deve essere protagonista verso un negoziato di pace. Mi sorprende che il ministro degli esteri tiri fuori beghe che rischiano di indebolire il governo“. E sui rapporti con l’esecutivo, il presidente del M5s ha aggiunto in serata: “Dobbiamo creare un luogo di dialettica politica più continuo. Non è possibile che arrivino i provvedimenti normativi direttamente in Consiglio di ministri. Creiamo cabine di regia”. Però, poi ha garantino: “Noi non abbiamo nessuna intenzione di creare difficoltà al governo, c’è una sofferenza, ma è una sofferenza anche comprensibile, perché con un perimetro di maggioranza così allargato è chiaro che c’è difficoltà. Io sto chiedendo maggiore dialettica, è da tempo che non si fa una cabina di regia. Dobbiamo creare un luogo di dialettica per trovare soluzioni”. Il leader del M5s ha ricordato che “questo è governo di unità nazionale, siamo nel secondo anno, c’è un conflitto che all’orizzonte non era prevedibile quando è nato. Possiamo discuterne? Se ne discute il parlamento vuol dire che si vuol far cadere il governo? Il passaggio in Parlamento servirà a far capire tutte le posizioni”.

L’affondo di Conte: “Su due mandati ci sono fibrillazioni per sorti personali” – Il momento di estrema tensione tra i due pezzi da novanta del Movimento trova poi la sua testimonianza plastica nelle considerazioni finali di Conte, che parla al plurale ma con messaggio che sembrano avere bersagli singoli e ben definiti. Secondo l’ex premier “con l’avvio del voto sul doppio mandato siamo alla vigilia di momenti molto importanti per il M5s”. Il motivo? “Fibrillazioni erano prevedibili perché ci sono in campo questioni che riguardano le sorti personali di tanti nel M5s“. E ancora: “Su questo punto, io l’ho detto subito: decidono gli iscritti. Invito tutti ad affrontare questo snodo con serenità”. Poi la stoccata finale: “Di Maio intende fondare un nuovo partito? Non mi faccia entrare nella testa altrui: questo ce lo dirà lui in queste ore”.

Di Nicola (M5s): “Nessuno vuole andare via ma serve svolta” – Le parole di Di Maio hanno provocato il commento di alcuni esponenti dei 5 stelle. Come Primo Di Nicola, senatore che condivide la posizione del ministro degli Esteri e attacca i vertici: “Il M5S aveva bisogno di democratizzare la sua vita interna, qui invece c’è chi come il vicepresidente Turco arriva a dire che il M5s senza Conte non esisterebbe. Si tratta di una concezione leaderistica e padronale che rinnega e cancella le aspirazioni di decine di migliaia di iscritti che avrebbero voluto finalmente eleggere i propri dirigenti invece di assistere all’ennesima ondata di nominati dai vertici”. C’è un rischio scissione a questo punto? “Qui – risponde Di Nicola – c’è una richiesta di posizioni chiare su politica estera e democratizzazione interna del Movimento 5 Stelle. Nessuno ha voglia di andare via, il M5S è casa mia. Ma è necessaria una svolta. Se per esempio si vuole mettere in discussione la posizione dell’Italia in Europa e rispetto alla Nato, saranno magari altri a doversene andare…”. Sul nuovo corso targato Giuseppe Conte poi aggiunge: “Ho visto tanto attivismo, ma i risultati non sono all’altezza delle sue aspettative. Evidentemente non avere una linea e una visione chiara su questioni strategiche come la guerra in Ucraina e i corretti rapporti con gli alleati di governo, non porta risultati. C’è bisogno di ben altro”.

Le altre reazioni interne – Oltre a Di Nicola sono intervenuti anche altri esponenti dei 5 stelle, noti per la loro vicinanza all’ex capo politico. “Con un 2% di media nazionale alle amministrative è evidente che qualche problema ci sia stato e vada indagato. Il problema principale è che non siamo riusciti a dare risposte concrete, non siamo stati credibili e le responsabilità sono ovviamente tutte interne al Movimento: questo non vuol dire che accuso qualcuno ma è chiaro che sia necessario ragionare e confrontarsi su cosa non abbia funzionato”, dice Sergio Battelli, presidente della commissione per le Politiche dell’Ue alla Camera. “Personalmente – continua – credo che nella fase in cui siamo, creare destabilizzazione passando l’ultimo mese di campagna elettorale parlando delle armi non sia stata una grande scelta e non abbia, peraltro, prodotto il risultato sperato”. Battelli dice che qui “nessuno vuol far saltare Conte ma non esiste che non ci sia diritto di replica o voci in dissenso. In questi anni di esperienza politica ho imparato che chiudersi a riccio, circondarsi di persone che la pensano sempre e solo come te non sia mai la cosa migliore”.

Le reazioni negli altri partiti – Le parole di Di Maio hanno provocato reazioni negli altri partiti. Alcune anche ironiche come quella di Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia: “A questo punto mi aspetto che anche Luigi Di Maio entri in Forza Italia“. È divertito anche Andrea Marcucci del Pd: “Con il M5S, di cui parla il ministro Di Maio, europeista, atlantista, e solidamente ancorato al governo Draghi. farei subito un’alleanza. Fuor di battuta, apprezzo molto l’intervento dell’esponente 5 stelle”. “Le parole di Di Maio dimostrano che il cosiddetto campo largo di cui parla il Pd sta andando in frantumi. Tutto ciò rafforza la posizione del centrodestra che si candida a guidare il Paese dopo le elezioni, con Forza Italia sempre più punto di riferimento dei moderati e delle liste civiche come dimostra il caso di Verona”, dice Antonio Tajani.

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