È durato un paio d’ore il vertice tra il premier Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz a bordo del treno ucraino che li ha portati a Kiev, dove sono arrivati in mattinata. I tre leader si sono incontrati in un vagone subito dopo la partenza del convoglio la sera del 15 giugno, in vista dell’incontro di oggi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Obiettivo della visita è portare “un messaggio di unità e piena coesione dei Paesi Ue” nel condannare la Russia e aiutare l’Ucraina. I tre, insieme al presidente romeno Klaus Yohannis, sono arrivati al palazzo presidenziale di Kiev per incontrare il presidente ucraino.

“Siamo venuti per inviare un messaggio di unità europea verso tutti i cittadini ucraini. Un messaggio di sostegno perché le prossime settimane saranno molto difficili”. Così il presidente francese, Emmanuel Macron, scendendo dal treno che dalla Polonia lo ha portato a Kiev, “in un luogo di guerra dove sono stati commessi massacri”. Lo ha detto in un commento a BFMTV il presidente francese Emmanuel Macron dopo l’arrivo in treno a Kiev. Macron, che è accompagnato anche dal ministro degli Esteri francese Catherine Colonna, ha poi aggiunto: “Serve che l’Ucraina possa resistere e vincere”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è detto pronto a sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario“. Intervistato dalla Bild, Scholz ha spiegato che durante la visita a Kiev “non vogliamo solo mostrare la nostra solidarietà, vogliamo anche garantire che continuino gli aiuti che stiamo organizzando: finanziari, umanitari, ma anche riguardo alle armi”. E in merito alle sanzioni occidentali il cancelliere tedesco fa sapere che “contribuiscono alla possibilità che la Russia rinunci all’operazione e ritiri nuovamente le sue truppe. Perché questo è l’obiettivo”. Il trio ha visitato Irpin, fra le città più colpite dalle bombe russe: “Il mondo è dalla vostra parte”, ha commentato il presidente del consiglio Mario Draghi. “Qui è un luogo di distruzione ma anche di speranza. Molto di ciò che mi hanno detto riguarda il futuro e la ricostruzione. È un popolo che è stato riunito dalla guerra, che può fare cose che forse non avrebbe potuto fare prima del conflitto”. Qui i russi “hanno distrutto gli asili e i giardini di infanzia. Sarà ricostruito tutto. Hanno già iniziato. Sono già a uno stadio molto avanzato di valutazione”, ha proseguito il premier. “Tutto questo deve essere visto e conosciuto. Vi sono grato” per la testimonianza, ha detto rivolgendosi al capo dell’amministrazione militare regionale Oleksiy Kuleba. A chi gli chiedeva se ci vorrà un piano Marshall, Draghi ha risposto: “Ne parliamo dopo”.

Intanto, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato da Interfax ha detto di “sperare” che a Kiev Macron, Draghi e Scholz “non si concentreranno solo sul sostegno all’Ucraina riempiendola ulteriormente di armi”, e ha affermato che la fornitura di armi è inutile e “prolungherà la sofferenza delle persone, causerà ancora più danni a questo Paese”. Peskov ha detto di augurarsi che i politici europei a Kiev “utilizzino il contatto per incoraggiare il presidente Zelensky a guardare davvero allo stato delle cose”. Insulti arrivano invece da Medvedev, il proprio account Twitter: “I fan europei di rane, salsicce di fegato e spaghetti” amano visitare Kiev “con zero utilità”.

Il viaggio in Ucraina dei tre leader, il primo in assoluto dall’inizio della guerra, cade in una fase molto complicata. Sul terreno l’esercito russo continua a guadagnare terreno intensificando la potenza di fuoco sul Donbass, mentre gli ucraini si aspettano un sostegno più deciso dagli alleati europei. Alla vigilia della missione è stato il capo dell’Eliseo a smarcarsi più nettamente dall’intransigenza di Washington nei confronti del Cremlino: “Il presidente ucraino e i suoi funzionari dovranno negoziare con la Russia – ha sottolineato dalla Romania -, noi faremo di tutto per fermare le forze russe e aiutare gli ucraini e il loro esercito”.

Durante la visita verranno affrontate le varie dimensioni del conflitto. Si farà il punto sugli ultimi sviluppi della situazione del Donbass, ma anche un’analisi sulle forze in campo e sull’esercito ucraino in particolare. Un focus particolare sarà dedicato alla delicata questione dello sblocco delle esportazioni di grano e alla candidatura di Kiev all’ingresso nell’Ue. La Commissione si appresta a dare proprio il parere favorevole, ma da quel momento in poi la strada sarà in salita perché l’unanimità necessaria al Consiglio non c’è. Tra i più cauti ci sono proprio la Germania e la Francia, e non a caso Macron ha rilanciato la sua proposta di creare una comunità politica europea allargata per accogliere l’Ucraina, in attesa che l’iter di adesione si concluda. Draghi finora si è mostrato più determinato e aperto nel sostenere lo status di candidato per Kiev, ma anche da Roma si è sempre riconosciuto che il percorso di adesione dovrà avvenire seguendo la (lunga) tempistica dei Trattati.

In cima alle preoccupazioni c’è anche la questione del grano ucraino, con le decine di tonnellate che rischiano di marcire nei silos per il blocco russo dei porti. Per Draghi – convinto sostenitore di un ruolo attivo dell’Onu – è urgente l’apertura di corridoi sicuri per il trasporto (continuando ad esplorare tratte alternative, anche con la possibilità di un coinvolgimento di attori e infrastrutture italiani chiave) e nel frattempo occorre trovare il modo di immagazzinare i nuovi raccolti, perché una carenza genererebbe squilibri e catastrofi in tutta l’Africa. Con Zelensky i leader faranno il punto della situazione anche degli sforzi di mediazione portati avanti da partner come la Turchia.

Probabilmente a Kiev si parlerà anche di armi, in vista del vertice della Nato di Madrid. Kiev continua a sollecitare nuove forniture da parte degli europei, finora considerati troppo timidi su questo fronte. Mentre il presidente Usa Biden ha appena promesso a Zelensky un altro miliardo di dollari in aiuti, inclusa artiglieria e sistemi missilistici avanzati.

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