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Fedez risponde alle polemiche sugli audio della sua seduta dallo psicologo: “Giornalisti che mi danno del narcisista… ‘Non faccio la lotta nel fango coi maiali'”

Tra i giornalisti che non hanno apprezzato la scelta di fare di queste registrazioni un contenuto social c'è Selvaggia Lucarelli che ha scritto la sua opinione prima su Instagram ("Registrarsi e postare la propria seduta di psicoterapia non è normalizzare la psicoterapia. Bisogna smettere di utilizzare il verbo ‘normalizzare’ per camuffare le più svariate forme di narcisismo/esibizionismo/incapacità patologica di conservare una sfera privata") poi su Domani. Ora la risposta del rapper

di Claudia Rossi

Questa storia inizia con Fedez che posta su Instagram un audio di una sua seduta dallo psicologo. Una, per dire la seduta probabilmente più difficile della sua vita. Le parole del rapper sono infatti di paura e dolore: ha appena scoperto di avere una malattia al pancreas. Tra i giornalisti che non apprezzano la scelta di fare di queste registrazioni un contenuto social c’è Selvaggia Lucarelli che scrive la sua opinione prima su Instagram (“Registrarsi e postare la propria seduta di psicoterapia non è normalizzare la psicoterapia. Bisogna smettere di utilizzare il verbo ‘normalizzare’ per camuffare le più svariate forme di narcisismo/esibizionismo/incapacità patologica di conservare una sfera privata“) poi su Domani. “È solo un buco della serratura offerto a milioni di utenti (alcuni dei quali stanno attraversando la malattia). Questo Fedez lo sa molto bene, altrimenti non avrebbe premesso che siamo liberi di accusarlo di narcisismo. Di sicuro, non l’ha fatto per normalizzare la psicoterapia, perché non è questo il senso della psicoterapia. Come dicono alcuni psicologi intervenuti sul tema, il setting terapeutico va tutelato”, si legge sul quotidiano diretto da Stefano Feltri. Cosa dice Fedez nell’audio? “Non voglio morire… i miei figli non si ricorderanno neanche di me”. Lucarelli commenta: “E se quell’audio era la paura di essere dimenticato dai bambini, la pubblicazione di quell’audio e di tanta parte intima di quel che lo riguarda fa parte della stessa paura. Di morire-metaforicamente- sui media“. Lucarelli non è la sola a pensarla così e alcuni giornalisti ‘seguono’ il suo pensiero.

Non tarda, come ci si aspettava, la risposta di Federico Lucia in arte Fedez che questa mattina 16 giugno è intervenuto a Radio 105: “Le persone non fanno le cose per un solo motivo, le persone si mobilitano per una serie di motivazioni. Ovvio che in quello che ho fatto c’era anche la voglia di avere una carezza pubblica o di voler esorcizzare il male che ho provato, c’era questo ma c’era anche dell’altro. Oggi leggo i giornalisti che mi danno del narcisista come se dicessero che sono un c*****. Ecco, io cito George Bernard Shaw: ‘Non mi piace fare la lotta nel fango con i maiali, uno perché ti sporchi tutto, ma soprattutto perché ai maiali piace'”.

Ancora: “Io non avevo idea che avrebbe potuto scatenare un dibattito così grande all’interno della comunità psichiatrica o della psicoterapia. Il mio tema è semplice: innanzitutto registrare le sedute è una cosa normalissima che si fa, pubblicarla un po’ meno. Io soffro di insonnia, mi sveglio molto presto la mattina, tipo alle 5, le 6. Io non avevo mai riascoltato quell’audio, quella mattina me lo sono riascoltato e ho cominciato a piangere come un cretino”. Un gesto che Fedez descrive quindi come impulsivo: “Io sto cercando di tenere aperta la finestra della mia malattia per non dimenticare, quella finestra mi aiuta a rivalutare le priorità della mia vita, quindi riascoltando quell’audio per un attimo sono tornato indietro a quando ho scoperto di avere questo tumore e l’unica testimonianza che avevo era Google che mi diceva che sarei morto da lì a sei mesi, come capita sempre qualunque cosa di salute cerchi su Google”. Poi un riferimento alla vocazione di aiutare chi passa un momento drammatico ed è alle prese con la malattia: “Nella seduta dico ‘Io non ho paura di morire, ho paura che i miei figli non si ricordino di me‘ ed è una sensazione di dissociazione brutta, ti senti strano, dici ‘non sto vivendo bene questa cosa’ e quindi dire ‘magari anche solo una persona sta vivendo quella sensazione che anch’io ho vissuto e ne sono uscito più o meno decentemente’, forse ti fa sentire un po’ più su”. Questi i fatti. Lasciamo il dibattito altrove ma postiamo volentieri il link a una community per chi affronta la malattia, per chi l’ha superata, per familiari e amici.

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