Per i giudici della quinta sezione penale, la condanna per Giuseppe Caruso - ex presidente del consiglio comunale di Piacenza ed ex esponente di Fratelli d'Italia - è passata da 20 anni a otto anni e due mesi per alcuni reati e quattro anni per un’altra imputazione. In totale gli imputati con l'abbreviato erano 40
Regge l’associazione mafiosa alla fine del processo di appello per la ‘ndrangheta in Emilia. Il procedimento, ribattezzato Grimilde, vede alla sbarra 40 imputati che
hanno scelto il rito abbreviato. Al centro, tra l’altro, c’erano le infiltrazioni a Brescello, in provincia di Reggio Emilia, unico comune emiliano sciolto per mafia.
In particolare, per i giudici della quinta sezione penale, la condanna per Giuseppe Caruso – ex presidente del consiglio comunale di Piacenza ed ex esponente di Fratelli d’Italia – è passata da 20 anni a otto anni e due mesi per alcuni reati e quattro anni per un’altra imputazione. In totale, dunque, la pena per l’ex esponente del partito di Giorgia Meloni è stata ridotta di quasi la metà. Per Salvatore Grande Aracri, uno dei figli del boss Francesco, la condanna passa da 20 anni a 14 anni e quattro mesi. I giudici hanno poi disposto la trasmissione degli atti alla Procura per alcuni imputati, in particolare per tre in relazione al reato di associazione mafiosa, tra cui Rosita Grande Aracri, la cui pena è stata rideterminata in due anni.
La Corte di Appello, dice la procuratrice generale reggente Lucia Musti, che ha sostenuto l’accusa insieme alla pm della Dda Beatrice Ronchi, “ha ribadito l’esistenza e l’operatività della ‘Ndrangheta nel territorio emiliano, con conferma per tutti gli imputati (cui era contestato) del delitto di associazione mafiosa”. “Si registrano altresì – prosegue – talune assoluzioni per posizioni minori, anche in relazione alla esclusione dell’aggravante mafiosa, che ha comportato la dichiarazione di prescrizione dei reati. È stato inoltre riconosciuto un complesso reato di truffa con ingente danno nei confronti dello Stato, il cosiddetto Affare Oppido, corale espressione della consorteria mafiosa”. Sull’affare “riso Roncaia”, ci sono state assoluzioni che, per Musti “appaiono il frutto di una diversa lettura della Corte con riguardo alle persone offese per le quali, dalla lettura del dispositivo, parrebbe ipotizzarsi una partecipazione alla associazione mafiosa”. La Procura generale “attende rispettosamente la motivazione della Corte e prenderà atto delle future determinazioni della Direzione Distrettuale Antimafia”.
Assolti dai reati di cui erano accusati Francesco Berlingeri, Simone Bologna, Ivan Catellani, Franca Valla, Filippo Mattiolo, Nicolino Grande Aracri (che in questo processo aveva una posizione minore), Rosetta Pagliuso, Rossella Lombardo, Domenico Parrinelli, Donato Clausi e Monica Pasini (questi ultimi due difesi dall’avvocato Fausto Bruzzese).