Alla vigilia della giornata mondiale Onu per la lotta a desertificazione e siccità (17 giugno) la situazione sul territorio nazionale è preoccupante: secondo Coldiretti il 28% del territorio rischia la desertificazione. In Lombardia i produttori idroelettrici aumenteranno i rilasci dell'acqua a supporto dell'agricoltura
Alla vigilia della giornata mondiale Onu per la lotta a desertificazione e siccità (17 giugno) la situazione sul territorio nazionale è preoccupante e l’allarme siccità entra nelle stanze della politica. Quella locale come a Tradate, in provincia di Varese, dove il sindaco ha firmato una ordinanza che vieta di innaffiare orti e giardini, lavare la macchina e riempire le piscine fino al 31 agosto. E quella regionale, se proprio il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha fatto sapere che sarà necessario chiedere lo stato di emergenza di fronte all’emergenza idrica. In Toscana, del resto, tutti i comuni sono stati invitati dall’Autorità idrica della Regione ad adottare misure per la tutela delle risorse idropotabili valide per l’estate. Male anche la Puglia, dove secondo Coldiretti il 57% del territorio è a rischio desertificazione.
“Priorità all’uso umano” – La conferma arriva dal coordinatore della Commissione politiche Agricole delle Regioni Federico Caner secondo il quale, se la siccità dovesse continuare a interessare le regioni del nord, “l’alternativa è chiedere un intervento al Governo affinché sia dato ordine ai territori con laghi e montagne di far prevalere l’utilizzo di acqua per uso umano e agricolo rispetto a quello energetico”. La questione, ha precisato, non è ancora stata dibattuta e “sarà un tema da affrontare prossimamente”. Caner, che è anche assessore del Veneto, ha anche ricordato che la sua Regione ha fatto invano richiesta per lo stato di emergenza al Governo.
Lombardia, stato d’emergenza- Come intende fare, tra gli altri, Attilio Fontana: “Chiederemo sicuramente lo stato di emergenza, c’è già stata una richiesta a livello parlamentare della Lombardia. Penso sia una richiesta che andrà fatta congiuntamente – ha aggiunto il governatore – perché è una situazione drammatica per la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna ma anche il Veneto”. Secondo il presidente lombardo, per capire la gravità della situazione “basta vedere il Po“, dove “oltre al problema della mancanza per i campi, c’è anche il problema del fatto che il mare entra sempre di più nell’alveo del fiume”. Uno scenario che “preoccupa molto” l’Emilia-Romagna: “Questo fatto, per alcune città che utilizzano l’acqua del fiume per fini civili è un grave problema – ha evidenziato – si deve fare in modo che questa situazione venga bloccata”. E i cittadini “dovranno cercare di darci una mano a non sprecare acqua. Dovranno ritrovare quelle abitudini che già in passato ci sono state nel prestare attenzione allo spreco”, ha concluso Fontana sottolineando che per il momento “non sono previste interruzioni di servizio. Se la cosa peggiora ulteriormente valuteremo, ma per ora no”. Nel frattempo, all’interno del territorio lombardo i produttori idroelettrici aumenteranno i rilasci dell’acqua a supporto dell’agricoltura. La decisione è stata presa il 16 giugno nell’ambito del tavolo di coordinamento promosso e convocato da Regione Lombardia – rappresentata dall’assessore regionale a Enti locali, montagna e risorse energetiche, Massimo Sertori – a cui hanno partecipato Terna, i regolatori del lago di Iseo e del lago di Como e del lago Maggiore, Anbi Lombardia e i rappresentanti di Enel, A2A ed Edison. Sertori ha spiegato che in questo modo sarà possibile “rilasciare un totale di 4 milioni di metri cubi di acqua al giorno per il bacino dell’Adda, e quasi un milione per il bacino dell’Oglio”.
Rischi in tutta la Penisola – Secondo un’analisi di Coldiretti basata sui dati Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, più di 1/4 del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca che è sceso a -3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni, spiega l’associazione, ma preoccupa anche l’avanzare del cuneo salino per la risalita dell’acqua di mare che rende impossibile la coltivazione nelle zone del delta. Il problema coinvolge tutta la Penisola. Al Nord, per esempio, sono in sofferenza il lago Maggiore con un grado di riempimento del 22,7% e quello di Como al 30,6%. Al Centro, in Toscana, l’Arno ha flussi dimezzati rispetto alla media mensile e l’Ombrone è ridotto ad uno stato torrentizio. Lo ha evidenziato l’Anbi, l’Associazione nazionale bonifiche. Nelle Marche, il fiume Sentino tocca già il minimo storico, come Esino e Nera. In Umbria, gli invasi del lago Trasimeno e della diga Maroggia sono praticamente dimezzati rispetto agli anni scorsi e il fiume Tevere registra il livello più basso dal 1996. In Lazio, prosegue l’associazione, grave è la situazione dell’Aniene, crolla la portata del Sacco, così come in calo sono i livelli dei laghi di Nemi e Bracciano. Al Sud, Coldiretti sottolinea che in Puglia “le aree a rischio desertificazione rappresentano il 57% della superficie utilizzabile e il conto pagato dall’agricoltura soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato, pari ad oltre 70 milioni di euro”. La siccità – conclude Coldiretti- è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati quest’anno pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere.
Nel 2050 – La siccità potrebbe arrivare a colpire un’area fino al 60% della Terra entro il 2050. Lo dice il ministero della Transizione ecologica (Mite), che cita l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite. Alcuni numeri: “La siccità sta aumentando a livello globale e dal 2000 colpisce circa 55 milioni di persone ogni anno. Entro il 2050, le zone aride potrebbero coprire tra il 50 e il 60% di tutta la Terra, con circa tre quarti della popolazione mondiale che vive in queste aree in condizioni di grave scarsità d’acqua”.