“Ci siamo sostituiti allo Stato, perché sarebbe stato un compito della Regione Marche, del Governo e del Parlamento evitare che per due anni Federico Carboni fosse sottoposto, contro la sua volontà, a una sofferenza insopportabile”. Lo ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, nella conferenza stampa convocata ieri, giovedì 16 giugno, a Senigallia per parlare del primo suicidio medicalmente assistito praticato in Italia. Cappato insieme alla presidente dell’Associazione Filomena Gallo hanno ripercorso le ultime ore di Federico Carboni, conosciuto fino a ieri come ‘Mario‘, il primo pensiero di andare in Svizzera e la successiva lotta per ottenere il diritto a morire a casa sua, insieme ai suoi cari. “Nel caso di Federico Carboni – ha aggiunto Cappato – abbiamo dovuto sostituire lo Stato nella concreta attuazione di un diritto che lo Stato stesso aveva riconosciuto. Nonostante le parole e rispettose parole del ministro Speranza, nei fatti nulla è accaduto“. Cappato ha poi sottolineato come, proprio grazie alla battaglia di Carboni, la legge attualmente in discussione in Parlamento sia “inutile e controproducente“. Il testo così com’è, ha spiegato, “restringerebbe le possibilità di quello che oggi è già concretizzabile. E questo lo ha dimostrato al mondo Federico”.
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