“Niente sesso prima del matrimonio per i fidanzati”, è la sintesi brutale fatta dai media rispetto al documento curato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che rilancia le parole dell’Amoris Laetitia del Papa. Ma secondo monsignor Mensuali "è quanto meno molto superficiale ridurlo al tema della sessualità prima del matrimonio"
“Il sesso non è peccato, anzi. Ne servirebbe di più, non di meno, ma ‘di qualità'”. A dirlo è monsignor Riccardo Mensuali, che prova a spiegare il documento “Itinerari Catecumenali per la vita matrimoniale” di papa Francesco, del quale si discute da giorni (anche sui social), in particolare per il passaggio sulla castità prematrimoniale. “Niente sesso prima del matrimonio per i fidanzati”, è la sintesi brutale fatta dai media rispetto al documento curato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che rilancia le parole dell’Amoris Laetitia del Papa. Ma secondo monsignor Mensuali “è quanto meno molto superficiale ridurlo al tema della sessualità prima del matrimonio, che pare solo esigenza mediatica”. E in un’intervista a Il Giornale, l’autore di libri sul tema della natalità e della famiglia traduce con altre parole il testo e osserva come il cuore del documento sia un altro: “Dedichiamo tempo, cuore e mente a creare, col matrimonio, un progetto grande e buono per la singola famiglia e per la società intera”.
Il sesso prima del matrimonio è dunque ammesso o no? Se inteso come “serio” e non come rapporto occasionale, pare di sì. “Il sesso non è peccato, anzi. I figli, che ormai tutta la società nel suo insieme ha compreso che mancano, come si fanno? Si può sintetizzare che di sesso ce ne servirebbe di più, non di meno, ma “di qualità”, direbbe qualcuno”, sottolinea Monsignor Mensuali. Che aggiunge: “E cioè collocato al servizio del legame duraturo, del progetto fecondo e alto del matrimonio. Poi, quando una coppia è seria e ben fondata, sceglierà con coscienza e libertà la dimensione più adatta alla propria relazione. Il sesso è il piacere di realizzare un dovere, quello di essere responsabili del legame”. In tutto questo, precisa, la posizione della Chiesa non è cambiata anzi, “mantiene lucida una visione alta dell’umano e della sua natura”.
Monogamia e fedeltà rimangono valori centrali tanto che, secondo l’alto prelato “il vero progresso è un legame fedele. Fra l’altro parole come “senza” o “attesa” non sono state cancellate dall’umanità, anche se svilite dal nostro mondo nevrotico. Direi piuttosto che la chiesa è rivoluzionaria”. Il documento affronta poi il tema delle separazioni, arrivando a dire che alcune sono “moralmente necessarie”, in particolare quando si tratta di sottrarre “il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”. E, su questo, Mensuali spiega: “Nella Lettera agli Sposi Francesco afferma che vivere insieme non è una penitenza. Perché sa bene che a volte lo è. C’è, in questo, profonda comprensione di quanto sia impegnativo camminare insieme. Ma mai perdere la speranza. L’arte di stare insieme si impara, non è spontanea”.