Impieghi di fortuna per sbarcare il lunario, attività imprenditoriali di famiglia, posti nelle aziende pubbliche, artigiani e dj: da De Carolis all'ultimo dei professionisti, cosa sono costretti a fare i nostri migliori pugili per avere uno stipendio degno
Campioni italiani, pugili con titoli internazionali, addirittura con addosso la più prestigiosa delle cinture europee. Nella boxe italiana la maggior parte dei professionisti deve avere un altro lavoro per mantenersi. Svolti gli allenamenti giornalieri, alcuni pugili rimangono a lavorare in palestra, insegnando boxe agli amatori o facendo i personal trainer. Altri hanno un mestiere che un tempo si sarebbe definito “sicuro”. Altri ancora sbarcano il lunario con lavori più precari. Il pugile italiano fa eroicamente entrambe le cose, lavora e prende pugni per continuare a vivere un sogno dal quale è difficile allontanarsi perché la passione è tanta e il ring diventa negli anni una piacevole dipendenza.
Il peso medio Matteo Signani è l’unico campione europeo espresso dal nostro Paese. Classe 1979, Matteo è un sottocapo negli uffici della capitaneria del porto di Rimini. “Secondo lavoro? – dice, sorridendo al fattoquotidiano.it – in teoria quello della guardia costiera sarebbe il primo”. Il campione dell’Unione Europea Emiliano Marsili – peso leggero con un record di 42 incontri, zero sconfitte e un pareggio – fa il portuale a Civitavecchia, dove fa spesso i turni serali per potersi allenare di giorno. La Compagnia Portuale Civitavecchia è una cooperativa di cui anche lui è diventato socio. Anche il papà, venuto a mancare qualche anno fa, faceva il suo stesso lavoro: il mestiere duro del “camallo”.
Malgrado l’età, Signani e Marsili sono tra i pugili più forti in Italia. Altre stelle della boxe nostrana come Fabio Turchi, Luca Rigoldi e Giovanni De Carolis lavorano nell’ambiente delle palestre. “Ma non solo – dice Rigoldi, campione Unione Europea dei supergallo – ultimamente sto lavorando molto per enti e aziende che fanno formazione”. Il campione del mondo IBO Michael Magnesi vive di pugilato professionistico. “Ho anche una palestra – dice il super piuma laziale – ma la tengo per dare un servizio a bambini e ragazzi che vogliono praticare questo sport, non per fare business”.
Se passiamo ai campioni italiani alla voce professione troviamo tante sorprese. Mattia Occhinero (piuma) fa il corriere (così come il mitico Devis “Boom Boom” Boschiero, che negli ultimi tempi lavora per una ditta collegata ad Amazon e consegna circa cento pacchi al giorno). Carlo De Novellis (medio) lavora di notte nel portierato di un istituto di vigilanza privato. Daniele Limone (super piuma) è responsabile commerciale di una concessionaria d’auto a Torino. Il superleggero Charlemagne Matonyepkon fino a poco tempo fa faceva il verniciatore, “ma ora ho avuto la fortuna di trovare un posto in una ditta di impianti per la galvanica”. Il gallo Vincenzo Picardi ha il cosiddetto posto fisso ed è nella Polizia di Stato. Hassan Nourdine, che ha perso da poco la sua cintura, è un operaio a turni in una fabbrica. Va detto che anche quando la boxe era uno degli sport più popolari, dagli anni Sessanta e per i tre decenni successivi, non tutti riuscivano a mantenersi solo di sport. C’erano più campioni, le borse erano migliori e c’erano più sponsor ma comunque un atleta che non andava oltre il titolo italiano doveva arrangiarsi come poteva.
Il viaggio del fattoquotidiano.it alla ricerca dei pugili pro è un atlante delle professioni. Pietro Rossetti, che ha il titolo italiano nel mirino, ha esperienza da macellaio ed infatti il suo nickname è The Butcher. Il suo compagno di palestra romana Patrizio Moroni fa il cameriere in un buon ristorante della capitale. Luigi Mantegna, un mestierante (cioè quegli atleti che combattono quasi sempre senza vincere per poter far crescere i pugili esordienti) ad un passo dai cento match in carriera, fa il dj e il venditore ambulante nei mercati di paese. Il peso massimo Sergio Sinigur fa la guardia notturna, Rafael Italo Mendes il tornitore, Jurgen Mullai è elettricista in una fabbrica. Il cruiser Claudio Squeo, campione del Mediterraneo IBO, dopo aver fatto il postino stagionale, laureato in giurisprudenza, è in attesa di concorsi aperti alla sua laurea. Per fare il pugile professionista in Italia serve un coraggio doppio. Non basta quello per salire sul ring. Spesso bisogna combattere anche nei turni di notte.