Un bel tiro da fuori area che si infila nell’angolino: Zenga non ci arriva, e forse neppure ha troppa voglia di farlo essendo già abbondantemente campione d’Italia, e per il Toro arriva un gol che tiene vive le speranze salvezza. A realizzarlo, il 18 giugno 1989 è Haris Skoro, bosniaco: un po’ ala, un po’ mezza punta, arrivato l’estate prima a Torino. Un’estate con la società che punta a consolidare e perché no, magari migliorare la bellissima stagione precedente con Gigi Radice che aveva condotto la squadra al settimo posto.
Per farlo la certezza è che Massimo Crippa, centrocampista eclettico e splendido nella stagione precedente, non si vende. Si vende il centravanti austriaco Anton Polster al Siviglia, si vende il difensore Giancarlo Corradini al Napoli, ma non Crippa…a meno che lo stesso Napoli si presenti con 7 miliardi e mezzo di lire…e allora sì, si vende anche Massimo Crippa. Con quei soldi il Toro punta a creare una squadra competitiva: su tutti arrivano Luiz Muller dal San Paolo per 3 miliardi, Edu Marangon dalla Portoguesa e Haris Skoro dalla Dinamo Zagabria per 1 miliardo di lire a testa. Haris è tutt’altro che uno sconosciuto: era cresciuto nella squadra della sua Sarajevo, lo Zeljeznicar, quando era una grande squadra, capace di conquistare la semifinale di Coppa Uefa, perdendo dopo una sfida combattutissima contro gli ungheresi del Videoton, con Skoro che fa una doppietta. A quel punto si interessa a lui la Dinamo Zagabria: Haris è un tipo che mette davanti i princìpi, ha un papà molto malato, la Dinamo lo fa ricoverare a Zagabria per provare a curarlo, e sebbene dopo poco il papà muoia, Skoro non dimentica quel gesto e firma per la squadra dove gioca anche Zvone Boban.
Intanto fa il suo ingresso anche in nazionale: con la Jugoslavia gioca partite bellissime, in particolare contro la Germania, con cui segna all’esordio facendo sempre impazzire i difensori teutonici. Piace a molti: Berlusconi all’epoca presidente del Milan dopo averlo visto all’opera con la nazionale in un torneo amichevole chiede “Che bravo, ma quanto costa?”. Il dribbling facile e la capacità di tiro di destro e sinistro ne fanno un calciatore appetito ovunque, persino Galeone, all’epoca al Pescara, lo definisce tra i giocatori più intelligenti in circolazione. Perciò quando lo prende il Toro c’è giusto entusiasmo intorno ad Haris, e ce n’è attorno ad una squadra che è comunque riuscita a prendere anche Muller, brasiliano di cui si parla un gran bene, anche più di Skoro. Haris fa vedere che ci sa fare da subito: in gol in Coppa Italia contro il Foggia, in gol all’esordio in campionato contro la Sampdoria, in una partita rocambolesca finita 3 a 2 per i doriani. Di fatto il Toro di Radice in avanti è tutt’altro che male: dietro però ne combina una più di Bertoldo in ogni partita. Capita spesso infatti che i granata vadano in vantaggio e vengano poi rimontati, e qui si intuisce anche che Skoro ha sì grandissimi mezzi, ma spesso decide di non utilizzarli vagando per il campo e assentandosi. Dopo il gol all’esordio con la Samp, infatti, in campionato per ritrovarlo sul tabellino dei marcatori bisogna andare al girone di ritorno, contro la Lazio, quando in panchina Radice ha già salutato sostituito da Claudio Sala.
Il rendimento della squadra resta però altalenante e va via anche Sala, sostituito da Sergio Vatta: servirebbe un miracolo, e il Torino vince contro Como e Inter, con Skoro che segna e serve assist, ma all’ultima contro il Lecce crolla, finendo in Serie B. Il bosniaco resta: il Torino è una squadra che nulla ha a che fare con la cadetteria, tra Skoro, Marchegiani in porta, Roberto Cravero, Roberto Mussi, Dino Baggio, un giovanissimo Lentini…e vince subito il campionato. Skoro fa bene, entrando anche nel libro dei record, segnando un gol dopo soli 9 secondi contro l’Ancona: tutt’ora il gol più veloce mai segnato in Serie B. In mezzo però da buon ribelle ci mette i litigi con il mister, Eugenio Fascetti: rifiuta una panchina e non le manda a dire al tecnico “Colpa sua, mi sta danneggiando anche in chiave mondiali” non fermandosi neppure di fronte alla multa “Tanto non la pago”. I mondiali non li farà, ma con Fascetti la frattura sarà ricomposta e alla fine Skoro sarà il secondo miglior marcatore del Toro.
In panchina ci finirà spesso nella stagione successiva, quella molto positiva del ritorno in A: dopo una doppietta al Genoa e un gol al Verona lascia il Toro. Passa allo Zurigo, dove si trasferisce e risiede ancora oggi e chiude la carriera al Baden. Una carriera tra pezzi di classe e momenti di gloria, come quando in amichevole contro l’Inghilterra si beve tre difensori e fa secco Shilton con un sinistro incredibile da 25 metri, e partite opache…la battuta sarebbe “in chiaro – Skoro”…ma è pessima, e non la facciamo.