È il suono suadente e nostalgico del flamenco intonato da un violino a spezzare il silenzio profondo della notte che avvolge Plaza de España. Tutto è immobile, lo scorrere del tempo è scandito dai passi di danza dei ballerini di flamenco, mentre un coro di donne intona le antiche litanie in dialetto andaluso, lingua intima e privata con cui per secoli si sono sfogati amori e dolori. C’è l’oscurità della sera, la pietra dorata che emana il calore dei raggi del sole che l’hanno baciata durante il giorno e contrasta con le maioliche variopinte che impreziosiscono l’imponente architettura regionalista. E il rosso potente dei fiori che sbocciano a cascata. In passerella (se così la si può definire) sfilano gitane, gauchos, toreri, cavallerizze, donne-Zorro e ballerine. C’è tutta la potenza della Spagna ancestrale nell’immagine che ci consegna Maria Grazia Chiuri con questa sua straordinaria sfilata Dior Cruise 2023 da Siviglia. “Una volta arrivata in Spagna, ho subito sentito che la tradizione è ancora molto viva qui. Ho potuto riconoscermi in questo Paese, avvertendo un forte legame con la mia cultura. Con questa collezione ho cercato di dare voce a tutti gli elementi che ho incontrato nel mio viaggio di questi ultimi mesi. È stata una ricerca delle tradizioni, dei mestieri, delle storie e delle eroine di questa terra“, ha spiegato la stilista. Ed effettivamente questa collezione è la terza tappa del suo viaggio nel Mediterraneo della linea Cruise, un percorso di ricerca stilistica e riflessione creativa iniziato nel 2020 con la sfilata a Lecce, nel Salento sua terra d’origine; proseguito poi in Grecia, ad Atene, la “culla” della civiltà europea, e culminato ora in Spagna, terra di confine dalla religiosità fervente.
E proprio l’Andalusia è per eccellenza la regione ad oggi più incontaminata, lenta ed autentica, lontanissima dalla mondanità di Ibiza o dall’internazionalità della capitale Madrid: i riti della Settimana Santa a Siviglia sono ancora gli stessi di secoli fa, animati dalla medesima animosa devozione; e il flamenco mantiene ancora la sua valenza catartica senza scivolare nel mero spettacolo acchiappaturisti. Sacro e profano, Santi e Madonne portati a spalla dai penitenti e l’avvitamento sensualissimo dei ballerini gitani. In questa atmosfera intensa, la stessa immortalata nei chiaroscuri di alcuni dipinti di Goya e incastonata nelle parole di Federico García Lorca, si è incastonata questa collezione che unisce fascinazione di una terra mistica, interpretazione delle tradizioni e – soprattutto – celebrazione dell’artigianato locale. Così, la processione del Corpus Domini lascia il passo alla “processione di vestiti” di Chiuri, i suonatori lasciano i tablao e si riversano in piazza: il colpo d’occhio del gran finale con il susseguirsi dei look racchiude tutto il significato potente del lavoro della stilista. Gli abiti intessuti d’oro 24 carati sono stati realizzati dagli stessi sapienti artigiani che intessono i preziosissimi paramenti della Madonna della Macarena, simbolo di Siviglia. Le balze che fanno da fil rouge sono quelle iconiche dei vestiti della tradizione ispanica, così come la palette che caratterizza la collezione: il nero è lo stesso prediletto dalle donne devote ma anche da cantori e cavalieri andalusi; il rosso è il colore “caliente” per eccellenza, passionale e travolgente, simbolo, insieme al giallo dorato, della bandiera spagnola; e, infine, il bianco candido e il viola simbolo di lutto, penitenza e attesa. E poi ancora, l’emblematico scialle di Manila con le sue frange è rivisitato in chiave couture ma continua a raccontare le storie e i viaggi delle comunità che lo hanno creato e indossato. Alla cultura dei nomadi gitani appartiene anche la sovrabbondanza di ricami e la cintura alta a segnare il punto vita, abbinata qui a gonne ampie che segnano il trait d’union con l’heritage della Maison parigina, che in questa città vi approdò già nel 1956 con il suo fondatore Christian Dior e la sua straordinaria collezione di alta moda primavera/estate Bal à Siviglia.
E poi le donne, le “eroine”, come le definisce Chiuri, di questa terra così ancestralmente intrisa dell’eterno femminino: la stilista si è ispirata in primis a La Capitana, nome d’arte di Carmen Amaya, la prima ballerina di flamenco a esibirsi con abiti maschili. Con la sua libertà svincolò il ballo da qualsiasi forma di sottomissione, incarnando l’essenza del flamenco, unendo potenza e fragilità nella sua arte. Ma non solo. La donna-Zorro di Dior altri non è che un’omaggio alla Duchessa di Alba, personaggio leggendario passato alla storia per le sue lunghe cavalcate a cavallo con Jackie Kennedy e un look emblematico caratterizzato dalla giacca corta e avvitatissima, i pantaloni a vita alta, gli stivali da cavallerizza e un cappello a tesa larga indossato di sbieco. La collezione attinge direttamente dal passato più mitologico della Spagna per costituire un guardaroba fatto di pochi pezzi riconoscibili – le giacche Bar, le bretelle, le camicie bianche, i boleri e gli abiti gipsy – puntellati da accessori modernissimi, in primis le rivisitazioni delle borse simbolo del brand, come la Dior Book Tote e la Saddle Bag. Il risultato è una commistione unica tra la maestria sapienziale degli artigiani locali e l’eccellenza dell’haute couture che si conferma, ancora una volta, il campo di gioco vincente per Maria Graziea Chiuri che in queste creazioni può metodologicamente dare libero sfogo alla sua creatività. E non si confonda quest’esercizio di moda con una mera rappresentazione spagnoleggiante.