di Jakub Stanislaw Golebiewski, presidente associazione Padri in Movimento

Alessandro, mi piange il cuore, siamo addolorati e incazzati perché non sei riuscito a sfondare in tempo quel muro infame di pregiudizi che, crollato improvvisamente, ha schiacciato la vita di tua figlia, la piccola Elena. Colei a cui era affidata e che agiva indisturbata sotto la protezione di quel muro te l’ha portata via per sempre. Ti senti male, ci sentiamo male, impotenti dinanzi a coloro che continuano a tutelare un ideale piuttosto che mantenere un doveroso silenzio per un’anima innocente che non c’è più.

Qualcuno potrebbe dirti e scriverti che non hai fatto abbastanza per tua figlia, che non hai saputo proteggerla così come non sei riuscito ad interpretare i segnali di una donna e madre problematica e violenta. Potrebbero accusarti di essere stato incapace o superficiale nel leggere i campanelli d’allarme e sei scappato “abbandonando” tua figlia nelle mani della carnefice. Chi arriverà a dire o scrivere ciò deve essere mandato a quel paese!

Viviamo in un sistema dove, nel momento in cui si chiede aiuto per le violenze subite e riscontrate da parte dell’altro genitore, prima ti etichettano come “conflittuale” e poi ti stritolano condannando te e i tuoi stessi figli a vera e propria violenza istituzionale, in cui il carnefice viene magicamente trasformato in vittima e chi dovrebbe essere protetto continua a subire violenza con il rischio di tragico epilogo. La cronaca nera di questo paese ci restituisce giornalmente tragedie che potevano essere evitate se tutti avessero fatto il loro dovere, ad ogni livello.

Da padre preoccupato avrai certamente pensato di denunciare ma non lo hai fatto. Hai pensato che sarebbe stato inutile, nessuno crede alla violenza per mano dell’altro genitore, soprattutto se madre. Non ti sei sbagliato. Ti sono vicino, da uomo e padre, in un momento in cui i se e i ma prendono il sopravvento sulla realtà dei fatti, per mescolare e confondere i fatti, come spesso accade quando ad uccidere i figli non sono i padri.

Le parole non bastano più, la giostra della commiserazione post tragedia deve finire e da questo tragico evento abbiamo il dovere di trarre insegnamento. Bisogna agire e reagire proteggendo i figli da maltrattamenti e violenza, bisogna farlo celermente perché un maltrattamento, una violenza potrebbero essere l’anticamera di un rischio che non può assolutamente valere la vita di un bambino.

I magistrati non pagano, tu da genitore paghi il prezzo più alto, paghi con dolore eterno e per evitare quel dolore non c’è più tempo per i se o per i ma, c’è solo tempo per agire. Agire è il modo migliore per scoprire cosa funziona e cosa no, non c’è più tempo per parlare, dire per riempire il nostro ego di bla bla bla, bisogna fare con determinazione, coraggio e pazienza, accettando tutti i rischi che derivano dal coraggio di dire basta alla violenza.

Maltrattare o usare violenza contro un figlio o una figlia non può essere banalizzato e va attenzionato oltre le istituzioni, visto che le leggi a tutela dei soggetti deboli, soprattutto quando sono gli uomini a commettere violenza verso le donne, non sono efficaci. Altrettanto non sono quando si tratta di tutelare i bambini, figli minori che non hanno scelto di vivere nel dolore.
Denunciare è la parola d’ordine e bisogna farlo sempre quando vi sono le condizioni, lasciando tracce sempre, portare prove affinché qualcuno faccia qualcosa, prima che sia troppo tardi.

Non vogliamo più trovare alcun nome oltre a quelli di Gabriela Trandafir e Renata Alexandra Trandafir, uccise per mano di chi era stato denunciato per maltrattamenti in famiglia; o della piccola Elena, uccisa da chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla per sempre. Dobbiamo agire per i figli perché ogni azione fatta o non fatta nella nostra vita tocca qualche corda che vibrerà in eterno per loro e mi rivolgo a quei genitori separati che non riescono a sfondare il muro del pregiudizio: non arrendetevi, prendete coscienza e coraggio e scavalcatelo con tutte le vostre forze, perché ciò che sostiene il piedistallo d’argilla del mondo è il respiro puro dei tuoi figli.

Siate per loro ciò di cui hanno bisogno, sacrificatevi. Proteggeteli sempre dalla violenza con tutte le forze, dimostrando di essere dalla parte dei bambini. Siate per loro un porto sicuro, in cui possono approdare prima che sia troppo tardi. Siate per loro amore e rispetto. Non arrendetevi alle minacce o alla violenza istituzionale, ci sarà pure un giudice a Berlino. Siate e fate tutto per loro perché i veri giudici saranno i vostri figli. Agite per loro, mai per voi stessi, agite sempre con il cuore. Ascoltate e guardate i vostri figli, cercate di capire cosa vi chiedono e qualche volta fatevi guidare tenendovi per mano, ogni strada del mondo sarà la strada giusta. Agite in modo che ogni vostro atto sia degno di diventare un ricordo.

Caro Alessandro, siamo e saremo con te, sempre, il tuo dolore di padre è il nostro dolore, Elena è figlia di tutti noi e le tue parole sono le nostre parole e lo saranno fino a quando ai bambini verrà garantito amore e rispetto da parte di tutti, noi genitori compresi.

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